I nuovi africani: creare un ponte tra le culture

 

Se c’è una cosa che non amo particolarmente “festeggiare” sono le blasonate giornate mondiali declinate in tutti i temi possibili ed immaginabili.

 

Eppure, oggi, mi sento molto vicina, come spirito di Métissage Sangue Misto, allo Shaka day, oggi conosciuta come la giornata del Patrimonio Sud Africano nato per celebrare tutte le diversità culturali, di costume, tradizioni, storie e lingue e per ricordare a tutti noi l’importanza di riconoscere e onorare le nostre radici, le nostre lingue e le tradizioni tramandate di generazione in generazione. Esattamente l’obiettivo perseguito da Métissage che vede nelle persone come me, nate, cresciute e vissute in contesti differenti, quel ponte in grado di estendere oltre i confini nazionali e che spesso fungono da collegamento tra frontiere, lingue e culture diverse.

 

 

La mia riflessione oggi si spinge verso la nuova generazione di africani, di cui ne faccio orgogliosamente parte, e che possiedono una capacità intrinseca di empatizzare e comprendere prospettive diverse, essendo cresciuti in contesti culturali multipli.

 

 

Come donna nata in Nigeria da padre italiano e madre nigeriana e avendo vissuto, per studio o per lavoro, in diversi contesti (dall’UK agli States, dall’Irlanda all’Italia fino a una serie chilometrica di nazioni africane) la mia eredità è profondamente africana e allo stesso tempo riccamente globale. Parlo fluentemente cinque lingue e ho viaggiato in più di 50 Paesi: eppure, ogni viaggio ha contribuito al modo in cui vedo il mondo e, soprattutto, al modo in cui mi relaziono con esso. L’evoluzione dell’identità di africani come me e di tanti altri che incarnano molteplici influenze culturali ci posiziona come mediatori e facilitatori ideali per aziende, governi e organizzazioni che cercano di navigare nelle complessità della globalizzazione.

 

 

Facciamo parte di una generazione che si trova a cavallo tra mondi diversi: radicati nel nostro patrimonio africano, ma dotati di conoscenze, esperienze e reti derivanti dalle nostre esperienze globali. Questa combinazione unica ci pone in una posizione incredibile per costruire ponti attraverso le culture e le geografie.

 

 

Il patrimonio non riguarda solo le nostre origini, ma anche chi stiamo diventando. La globalizzazione, infatti, ha rimodellato profondamente le identità dei giovani africani, in particolare degli immigrati di seconda e terza generazione che portano con sé molteplici nazionalità, passaporti e affiliazioni culturali. Questi “nuovi” africani sono spesso in bilico tra due mondi: portano con sé la ricchezza della loro eredità africana e al tempo stesso sono completamente immersi nelle culture globali. La loro capacità di navigare tra questi mondi offre immense opportunità, non solo per loro personalmente, ma anche per le società con cui si confrontano. Le loro identità multiculturali li pongono come naturali costruttori di ponti tra le culture. I ragazzi hanno una visione unica delle differenze e dei punti in comune tra le società – che siano cresciuti a Parigi, New York, Londra o Johannesburg – e questa prospettiva è uno strumento potente nel mondo interconnesso di oggi.

 

 

Si stima che circa 30 milioni di persone di origine africana vivano attualmente al di fuori del continente, una parte significativa delle quali possiede una doppia o più nazionalità. Mantengono forti legami culturali ed economici con la loro eredità africana, pur essendo cittadini di Paesi del Nord America, dell’Europa e di altre regioni.

 

 

 

 

Ben venga, allora, che il mondo riconosca il valore unico che gli africani con mentalità globale apportano. L’Africa stessa potrebbe sfruttare le conoscenze, l’esperienza e le risorse di questi giovani africani per far progredire il continente. Ben venga venga riconosciuto loro la capacità intrinseca di empatizzare e comprendere prospettive diverse, essendo cresciuti in contesti culturali multipli. Ben venga che ci venga riconosciuto il fatto che affrontiamo le sfide con una serie di strumenti diversi, attingendo alle lezioni della nostra eredità africana e alle conoscenze acquisite da esperienze globali. Questo mix di influenze culturali spesso porta a soluzioni e prospettive innovative sulle sfide globali.

 

 

Per il mondo, riconoscere e sfruttare le prospettive di questi africani offre l’opportunità di arricchire il pool di talenti globale. Le nostre intuizioni sono preziose, soprattutto perché le industrie cercano sempre più di espandersi in nuovi mercati e di coinvolgere un pubblico culturalmente diverso.

 

 

L’Africa si trova sull’orlo di una crescita e di una trasformazione incredibili, e questi africani dalla mentalità globale hanno un ruolo cruciale da svolgere nel plasmare questo futuro. Il continente può trarre vantaggio dalle ricche risorse di conoscenze, esperienze e reti che questi individui portano con sé, attingendo alle reti globali e al trasferimento di competenze dopo aver sviluppato competenze preziose in settori quali la tecnologia, la finanza e le arti creative. L’Africa ha l’opportunità di sfruttare questi talenti per il proprio sviluppo, sia incoraggiando i rimpatriati a investire nel continente sia consentendo loro di collaborare con le industrie locali da lontano.

 

 

Oltre al talento, questi nuovi africani sono spesso in grado di effettuare investimenti finanziari significativi nel continente. Attraverso il capitale di rischio, l’imprenditoria o la filantropia, sono ben attrezzati per avviare iniziative che affrontino le sfide più urgenti dell’Africa, che si tratti di sanità, energia rinnovabile o istruzione. Diversi imprenditori africani della diaspora hanno già fatto scuola, creando imprese che non solo generano profitti, ma forniscono anche posti di lavoro e servizi necessari in tutto il continente. Per esempio, Iyinoluwa Aboyeji, cofondatore nigeriano di Flutterwave e Andela, sta sfruttando la sua rete globale e le sue conoscenze per creare aziende che risolvono problemi critici negli ecosistemi tecnologici e dei pagamenti in Africa. Il suo successo nel collegare i mercati africani all’economia digitale globale è una testimonianza del potenziale di trasformazione dei giovani africani connessi a livello globale.

 

 

 

Insomma, questi “nuovi” africani portano con sé un bagaglio di esperienze culturali che possono arricchire in modo significativo le società africane. La loro esposizione a idee, tendenze e sistemi globali può creare opportunità di scambio culturale che ispirano la creatività nelle arti, nei media e negli affari. Incorporando elementi delle loro identità globali, contribuiscono a dare forma a una narrazione moderna dell’Africa che abbraccia sia la tradizione che l’innovazione.

 

 

Questo scambio culturale può anche sfidare stereotipi obsoleti sull’Africa, sia all’interno del continente che all’estero. Gli africani che sono radicati nel nostro patrimonio e allo stesso tempo connessi a livello globale stanno contribuendo a riscrivere la narrativa di ciò che significa essere africani nel XXI secolo.

 

 

Questa capacità di creare ponti tra culture e geografie c’è la racconta molto bene Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice nigeriana, diventata una voce riconosciuta a livello mondiale su femminismo, cultura e identità. Avendo vissuto e studiato sia in Nigeria che negli Stati Uniti, Adichie attinge alla sua duplice esperienza per colmare il divario tra le prospettive africane e occidentali nelle sue opere. I suoi romanzi, come Americanah, ritraggono la complessa realtà di giovani africani a cavallo tra più identità, offrendo al mondo una visione arricchita di ciò che significa appartenere a più culture.

 

 

Gli africani globali possono aiutare il continente a colmare i divari tra culture, settori e aree geografiche, facendo avanzare la posizione dell’Africa nel mondo e promuovendo una comunità globale basata su valori e obiettivi condivisi.

 

 

Siamo più che semplici cittadini africani, siamo cittadini globali con il potere di guidare un cambiamento significativo al di là delle frontiere.

 

 

 

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Autrice di “𝗘𝗱𝘂𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 – 𝗨𝗻𝗮 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶”

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