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Razzismo: è davvero una non-opinione? Il caso di "Suzanne Crazy Eyes"

See on Scoop.itTHE ONE DROP RULE – LA REGOLA DELLA GOCCIA UNICA

Luisa Casagrande‘s insight:

 

 

Inizia l’era del grido: "Razzista" per ogni singola azione e/o pensiero espresso.

 

L’antefatto: la ballerina americana Julian Hough viene massacrata da insulti e polemiche per il suo costume di Halloween.

 

Va ad una festa al Tequila Halloween Party Casamigos a Los Angeles. Si veste come il personaggio Suzanne "Crazy Eyes" Warren della serie televisiva statunitense americana "Orange Is the New Black".

 

La serie è ispirata alle memorie di Piper Kerman, "Orange Is the New Black: My Year in a Women’s Prison".

Piper Chapman è una donna proveniente dal Connecticut, residente a New York, che viene condannata a scontare quindici mesi al Litchfield, un carcere federale femminile, per aver trasportato una valigia piena di soldi della droga per Alex Vause, una trafficante di droga internazionale e un tempo sua amante.

 

In questo carcere girano vari personaggi che si intrecciano in vicissitudini ed esperienze tipiche di questo luogo.

Tra questi, appunto, vi è Suzanne, detta "Crazy Eyes" (Occhi pazzi). Il suo desiderio è quello di avere (e lo propone pure) una relazione con la protagonista Piper, anzi le chiede di diventare sua moglie "di prigione", ma quest’ultima declina, gentilmente, l’invito.

 

"Crazy Eyes" è’ una donna attenta e premurosa, adora Shakespeare e scrivere poesie per Piper. E’ facilmente irritabile tanto che sbatte spesso la testa sul muro chiamandosi "stupida".

 

Viene tenuta sotto sedativi per scaricare le sue ansie passa le notti a pulire i bagni. Nonostante sia tendenzialmente una donna dedita agli altri, non tollera le scortesie e le prevaricazioni.

 

Fin qui tutto bene. Che c’è allora da provocare tutte queste polemiche?

 

Semplicemente questo: Suzanne "Crazy Eyes" Warren, interpretata dalla bravissima americana di origine Nigeriana, Uzo Aduba, (e lo dico con particolare orgoglio!), è "Nera". Già. Che clamore!

 

La povera ballerina Julianne ha avuto la brillante idea di voler essere originale, cavalcando l’onda del successo della serie e scegliendo uno dei personaggi più eclettici del momento televisivo statunitense.

Ovviamente essendo bianca, ha peccato nel dipingersi il volto di nero per assomigliare alla bellissima "Crazy Eyes", creando un effetto ancora più simpatico, dato i suoi occhi chiarissimi.

 

L’avesse mai fatto! Il putiferio. Estimate di "razzista" le sono piovute addosso come un macigno obbligandola a revocare e a twittare parole di scuse e cercando di far capire che non aveva intenzione di offendere nessuno, tantomeno, essere irrispettosa o, peggio, umiliare alcuno.

 

 

Ora, la riflessione si fa doverosa. E’ mai possibile che in un’era come questa, di grandi evoluzioni culturali, ci sei debba arrancare su un costume che uno indossa per una festa di travestimento? E’ mai possibile che io, di qualsiasi ceppo sia, non abbia la libertà di essere quello che voglio essere in un’occasione di travestimento? Perché tutto deve essere tradotto in cospirazione e inutile moralità?

 

Un nero non può dipingersi la faccia di bianco per carnevale senza che qualcuno si senta offeso ed umiliato? Qualcun’altra non può vestirsi da mandarino? E’ così abominevole? Ed il costume della principessa araba Jasmine deve sentirsi per forza una vittima della società bianca?

 

Una cosa è parlare seriamente di razzismo. Da combattere, già sul nascere, nelle ideologie, negli atteggiamenti platealmente rilevabili, ma anche in quelli che serpeggiano giornalmente nelle nostre vite.

Non ci sono "se" e "ma" che tengano. Il "dis-rispetto", la "in-tolleranza", la malignità e la cattiveria nel rapportarsi con il "diverso"… queste sono tutte cose da estirpare. Ma sono da estirpare anche nel rapportarsi con il "non-diverso". Sono atteggiamenti che NON devono essere tollerati IN NESSUN caso.

 

Razzismo è una parola seria, grave e terribile. Chi lo usa così a sproposito, crea egli stesso, voluttamente o meno,  una situazione di intolleranza e di incomprensione,  che non si esaurisce mai in una sola discussione, ma che porta a strascichi difficilmente sanabili.

 

Qui stiamo parlando di una festa dedicata al travestimento, il che significa che, per uno, due, tre….. (quanti ne durano la festa),

giorni, scelgo di diventare qualcuno e/o qualcosa di diverso. Sta alla mia fantasia scegliere il mio stereotipo (uso provocatoriamente questo termine perchè di sterotipo qui si tratta: occupandomi  di un comportamento e linguaggio nell’uso comune, uso una parola  che, riferito al Devoto Oli, significa anche clichè, modello consuetudinario e non l’accezione psicologica di "idea preconcetta").

 

Il travestimento lo scelgo in base a quello che sento o che voglio rappresentare. La mia intenzione è quella di uscire agghindata a mio

piacimento. Di sicuro non esco con l’intenzionalità di offendere o umiliare qualcuno. Se poi capita che mi vesta da "Bingo Bongo", con la gonnellina di paglia e le banane all’orecchio, non è certo per offendere chissà chi, ma semplicemente per un travestimento che nel mio "imo" rappresenta la massima espressione in quel momento. Così come se mi piazzo l’elmetto da vichingo con le tracce arancioni e l’ascia da guerra! Se poi offendo la sensibilità di qualcuno, avverto già che anche la mia viene offesa dalla sua incomprensione e intolleranza al mio essere ( e ci risiamo con il gatto che si mangia la coda!)

 

E che non mi si venga a dire che non ho vissuto il razzismo sulla mia pelle o che, peggio, come qualcuno ha già insinuato in precedenti miei posts, che sono stata talmente "traumatizzata" dal razzismo dei bianchi che me ne sono fatta una ragione ed "ingoio facilmente il rospo". Niente di più stupido. A dirla tutta, mi sono pure pappata una grande bella raccolta di razzismo dai neri – ma qui è tutta un’altra faccenda.

 

L’esperienza insegna a persone come me, che la cattiveria è universale. Si tramuta in tanti nomi, razzismo, ignoranza,

demenza, intolleranza, bigottismo, antipatia, avversione, ripugnanza, fastidio, contrarietà, aborrimento, ribrezzo, contraggenio, incompatibilità, odio, orrore, ostilità… ne mettiamo altri?

 

E Tutto questo cosa c’entra con l’argomento in questione? Non è che stiamo un po’ tutti esagerando? Sia da una parte che dall’altra? Ci piace esasperare a tal punto una situazione che in realtà ha ben

poco a che fare con il
problema reale. Saliamo tutti sul carro del "dito puntato", o di qua o di là. Il "mezzo", il "centro"……- qualcuno ci ha mai pensato? – esiste.

 

E sono pure FERMAMENTE d’accordo che il razzismo non è un opinione. Ma appunto parliamo di razzismo. Non di carnevale!

 

©Luisa Casagrande

 

 Storia dell’episodio che ha ispirato questo post:

 

http://www.dailymail.co.uk/tvshowbiz/article-2477446/Julianne-Hough-apologises-controversial-Orange-Is-The-New-Black-Halloween-costume.html#ixzz2ituzNCLs

 

 

 

 

 

 

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