Abram Petrovič Gannibal, è stato un generale del Genio militare russo, vissuto tra il 1696 e il 1781, oggi più conosciuto come bisnonno di Aleksandr Puškin, che ha scritto su di lui un romanzo incompiuto, “Il negro di Pietro il Grande“.
Le sue origini sono incerte. Alcuni pensano sia nato presso un villaggio chiamato Lagon, situato sull’estrema riva nord-est del fiume Mareb, in Africa Orientale tra l’attuale l’Eritrea e l’attuale Sudan; altri che sia nato nei pressi del Lago Ciad, in Camerun, altri ancora tra l’Eritrea e l’Etiopia. Era figlio di un principe africano, vassallo del sultano turco.
All’età di sette anni, venne portato alla corte del Sultano Ottomano di Costantinopoli, dove rimase per circa un anno, per poi essere riscattato e portato in Russia come schiavo, dove Pietro il Grande lo adottò e lo crebbe assieme ai suoi figli.
Venne portato in Francia per poter continuare i propri studi in campo artistico, scientifico e militare; parlava correntemente diverse lingue e conosceva la matematica e la geometria. Combatté con l’esercito di Luigi XV di Francia, raggiungendo il grado di capitano. È stato durante questa sua permanenza in Francia che adottò il cognome Gannibal, in onore del celebre generale cartaginese Annibale (Gannibal è, infatti, la tradizionale traslitterazione del nome in russo). A Parigi, Gannibal ebbe modo di conoscere famose personalità dell’Illuminismo, quali Denis Diderot, il barone di Montesquieu e Voltaire (che lo definì “stella oscura dell’Illuminismo”), con i quali strinse rapporti d’amicizia.
Finito gli studi, tornò in San Pietroburgo.Dopo la morte di Pietro, Gannibal fu esiliato in Siberia e poi spedito al confine cinese, con il compito di misurare la Grande Muraglia.. Venne poi graziato per le sue abilità in campo militare. Quando la figlia di Pietro, Elisabetta, salì al trono, egli divenne un personaggio molto importante della sua corte, raggiungendo il grado di maggior generale e diventando soprintendente di Reval (oggi Tallinn, in Estonia), carica che ricoprì dal 1742 al 1752. L’imperatrice Elisabetta gli aveva assegnato una tenuta , con centinaia di servi. Qui egli si ritirò nel 1762.
Gannibal si sposò due volte. La sua prima moglie fu Evdokija Dioper, una nobildonna di origine greca. La coppia si sposò nel 1731 ed ebbe una figlia. Purtroppo Evdokija disprezzava suo marito, che era stata costretta a sposare; quando Gannibal scoprì che lei gli era stata infedele, la fece arrestare e gettare in prigione, dove trascorse undici anni in condizioni terribili. Gannibal cominciò dunque a convivere con un’altra donna, Christina Regina Siöberg (1705–1781), la sposò a Reval, nel 1736, un anno dopo la nascita del loro primo figlio, mentre lui era ancora legalmente sposato con la prima moglie. Il suo divorzio da Evdokija non divenne definitivo fino al 1753, per cui a Gannibal, in quanto bigamo, vennero inflitte un’ammenda ed una penitenza, mentre Evdokija fu mandata in un convento per il resto della vita. Il secondo matrimonio di Gannibal venne comunque ritenuto legale dopo il divorzio.
Abram Gannibal e Christina Regina Siöberg ebbero dieci figli, tra cui un maschio, Osip, che, a sua volta, ebbe una figlia, Nadežda, madre del poeta Aleksandr Puškin. Il figlio più vecchio di Gannibal, Ivan, divenne ufficiale di marina e raggiunse il grado di generale in capo, il secondo più alto grado militare della Russia imperiale.
Dopo essersi ritirato in una tenuta del governatorato di Pskov, Abram Petrovič Gannibal morì, ottantacinquenne, il 14 maggio 1781. Le sue spoglie furono seppellite nel piccolo cimitero di Sujda, fuori San Pietroburgo, ma il suo feretro negli anni è andato purtroppo perduto. Tra le imprese da ricordare dell’ultima fase di vita di Abram Gannibal anche quella della diffusione della patata in Russia. Fu lui a portare, tra gli anni sessanta e settanta del Settecento, per la prima volta sulle tavole russe il tubero, prima di allora utilizzato soltanto come pianta medicinale.
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