Schieson Trevisan e Bepo Gobo da Casier! L’infallibile astronomo!

L’ Almanacco Lunario, col Pronòstego de Bepo Gobo da Casier, più antico. 305 anni e non sentirli!

La prima copia dello “Schieson Trevisan” che ho visto in vita mia, era appoggiato sul tavolo della cucina di mia nonna Carolina, la tipica cucina che sapeva di pane, amore e fantasia, con le travi del soffitto anneriti dal fumo del focolare e con le collanine di aglio appese sul muro.

 

Era la sua “bibbia”, il suo lunario personale, quando non si fidava abbastanza della sua conoscenza sui cicli della luna e sui tempi della semina, del taglio dei capelli e del “periodo buono per…“. Aveva il su piccolo orticello, oltre ad un mini vigneto di uva americana, e lo “Schieson” rappresentava lo strumento per conoscere il momento giusto per approntare le semine, per   la vinificazione, gli innesti, e le raccolte, insomma tutte quelle attività utili per programmare l’annata agricola, non per ultimo, la cura della propria persona con decotti ed erbe particolare (anche queste da raccogliere e lavorare in un particolare momento della fase lunare).

 

Io, invece, trovavo in quel lunario un vero e proprio almanacco dove trovare tutte le informazioni necessarie sugli eventi della mia zona (sagre in primis!! io adoravo, e adoro tutt’ora,  andare per sagre!!), ma, soprattutto, trovavo un po’ di profumo e similitudine con l’altra mia terra (la Nigeria), dove le divinazioni, l’astrologia e le previsioni, erano (sono) la guida principale di chiunque si affidi al soprannaturale.

 

Sì, perché lo “Schieson Trevisan”, l’almanacco più antico d’Italia (e, pare, pure d’Europa), classe 1716, è un “pronostego” che raramente si è sbagliato nelle sue previsioni ( in 305 anni è riuscito ad annunciare la fine della Serenissima nel 1797 e la caduta del muro di Berlino del 1989) e questo mi ha sempre incuriosita in modo particolare. Posso anche dire che è proprio grazie a questo foglio (oltre ovviamente alla vicinanza dei miei famigliari Trevigiani) che ho iniziato a leggere ed imparare il dialetto. Se poi aggiungiamo il fatto che il calendario “profetico” è ricercatissimo tra gli immigrati veneti in Sudamerica e negli Stati Uniti, oltre che nella Marca Trevigiana, e che è persino andato sullo spazio, caricato nello Space Shuttle, assieme ai semi del radicchio, durante la missione STS-95 del 1998, nell’ambito del progetto Sem della Nasa, mirato alla sperimentazione degli effetti della microgravità sui semi e sulle piante  …… beh….. non posso che dedicargli un piccolo, meritato, spazio nel mio WebMag.

 

Il nome di questo calendario deriva da quello dialettale di un albero, “s-cieson”, detto anche “pisolera, s-cesson, bessoler”,  in italiano bagarolo o schiacciasassi ed è stato l’ispiratore della prima copia, “Schieson de Casacorba” , dove nasce il Sile, scritto già dal 1717 da un prete e si ispirava a questa grande pianta ombrosa che si alzava davanti la chiesa del paese e sotto alla quale la gente si fermava a chiacchierare e discutere. Il calendario funzionava come una specie di amplificatore delle chiacchiere e delle critiche della gente comune e , siccome i rami flessibili del bagolaro servivano a far fruste, si proponeva anche di bacchettare o fustigare i vizi più comuni.

 

Dal 1744 il calendario cambiò nome in “Schieson Trevisan” e fu edito da Giovanni Pozzobon, poeta trevigiano che, da garzone di stamperia si dedicò, in età adulta, alla poesia scrivendo versi nel nativo dialetto e componendo almanacchi, che pubblicò per 42 anni dal 1744 al 1786. Tra questi il “Pronostego“, pronostico o poesia sull’anno, ricca di ironia e battute di spirito.

 

Come scrisse Bartolomeo Gamba, il “popolare libretto” era pieno di “buoni morali insegnamenti, giammai contraddetti da verunespressione sfuggitagli in offesa della Religione o della decenza“. Fortunatissimo divenne il lunario del Pozzobon, tanto che venne tradotto anche anche in spagnolo, francese e tedesco e stampato in circa 40.000 copie; e quando l’edizione fu meglio ordinata e garantita da un privilegio concesso dal Veneto magistrato dei Riformatori, lo spaccio arrivò fino alle 80.000 copie.

 

 

Il Pozzobon modificò la pubblicazione, nel senso che il suo non fu solo un semplice calendario-lunario in folio da appendere limitato alle notizie metereologiche. Lo rese più piacevole con la curiosità naturale che derivava dalla poesia sull’anno, che divenne la parte più ghiotta per l’ironia e le battute di spirito.

 

 

Nelle campagne di Godega di S. Urbano veniva venduto o regalato ad ambulanti che vendevano filati, aghi, casa per casa con il nome di lunario di “Bepo Gobo da Casier”. Nel giorno della sagra e di mercato che ricorreva ogni anno la prima domenica di marzo e durava tre giorni, veniva spesso regalato a chi comprava piante o sementi. Il lunario comperato veniva esposto in cucina e quello regalato veniva appeso sulla porta della stalla insieme all’icona di S. Antonio Abate (festività del 17 gennaio), noto con il nome di “Santantoni del porzel“. Era infatti il giorno in cui si macellava un maiale nutrito dalla generosità di tutto il paese, perché veniva comperato dal parroco il giorno di S. Pietro e Paolo (29 giugno) e poi lasciato libero di vagare di casa in casa. Dopo essere stato nutrito dalle famiglie e dalle borgate veniva macellato il 17 gennaio, e la “porzelaria” veniva distribuita ai poveri del paese. La Fiera di Godega di S.Urbano e tutt’ora la prima fiera importante del bestiame, di piante e sementi dopo l’inverno. C’era allora un proverbio che così recitava: “Chi vol a morosa d’istà ghe compra i fighi al primo marcà ”.. questo perché le bancarelle dei dolciumi vendevano delle corone di fichi secchi, tenuti insieme da uno spago e chiamate in dialetto “morona de fighi” che lo spasimante regalava alla sua bella come segno di preferenza.

 

Vari editori si succedettero nella stampa del  “Schieson Trevisan”, ed il passare degli anni non solo non l’ha scalfito, ma lo ha reso un simbolo importante della cultura, del mondo agricolo e dell’identità locale. Era il calendario dei nostri avi; quindi rappresenta, ancora oggi, un modo per non dimenticare le origini e sentirsi a casa, anche oltreoceano, conservando gelosamente la propria cultura fatta di storia, usanze, tradizioni locali. Pertanto lo “Schieson” rappresenta un capitale di cultura e tradizione che ancora oggi fa parlare di sé con gli oltre 600.000 lettori. Oggetto di collezione per appassionati e clienti affezionati, gli è stata dedicata anche una mostra, nel 2007, intitolata “ 3 secoli di editoria in dialetto” con esemplari unici dal 1700 ai giorni nostri.

 

Qualcuno ha pensato di rendere interattivo questo almanacco per preservare le usanze, convinti che portare avanti la tradizione locale sia un modo per creare un legame forte con il proprio territorio, un modo piacevole per arricchire la conoscenza della propria cultura locale e delle proprie tradizioni venete ma allo stesso tempo anche uno stimolo per dare vita ad iniziative ed opportunità nuove legate alla propria identità, ai valori del passato che è giusto non trascurare. Dicono, infatti:

Ritenuto importante rendere lo “Schieson” interattivo, accessibile a tutti in ogni momento, abbiamo creato un sito ad hoc, dove ogni giorno tutti potranno partecipare attivamente, visitando il sito e dando consigli, suggerimenti, raccontando aneddoti, curiosità, proponendo iniziative, eventi … e chi più ne ha più ne metta!! Partendo dal passato e passando per il presente, vogliamo creare il futuro dello “Schieson Trevisan”, un futuro fatto di interattività, di novità, di iniziative culturali, enogastronomiche, legate alle tradizioni locali, al nostro territorio ma arricchite insieme a tutti coloro, che accomunati dalla stessa grande passione per “Bepo Gobo” e il suo lunario, lo aiuteranno, giorno dopo giorno a crescere e a diventare un simbolo anche per i nostri giovani di oggi, che saranno nient’altro che la storia del futuro“.

 

Il pronostico di un anno fa non annunciava la pandemia, ma certamente quel ritorno alla campagna, l’attenzione a ritmi di vita e lavoro sostenibili, il recupero di abitudini e tradizioni che, d’amore o per forza, abbiamo riscoperto. E allora ‘anca stavolta ‘andrà tutto bene’” pronostica per il nuovo anno Bepo Gobo da Casier dallo Schieson, forte della memoria di altre pandemia, come la febbre spagnola di un secolo fa e ‘anca el Coronavirus sparirà siben che ghe vorà raquanti ani per rimediarghe a tuti quei malani che el gà dessemenà senza ritegno‘. E nello Schieson arriva l’inglese, ovviamente con il lockdown, ‘che non ghe sarà parchè sino el saria un Knokdown”. E nelle rime finali ‘sfantà la pandemia podarà ripartir l’economia’ con ‘ospedali vodi e stadi pieni e nel ciel splendenti arcobaleni’.

 

Pronòstego

Siben che a massa zente no ghe inporte un patatrac mondial xe za a le porte co un clima estremo tuto stravoltà, le stagion che se ga roversà, morìa austral le balene spiagiàe e morti per le foreste brusàe, invernàe co toni e co saete e parfin invasion de cavalete, dopo el flagelo de la pandemia che vite a mileri ga portà via, zóvani, veci, òmeni e cei, siori e poareti, bruti e bei ‘fa ‘na macabra dansa medioeval che fa gòdar un tristo carneval co màscare sul viso e man coi guanti gnanca fússimo tuti dei briganti, el mondo intiero xe andà in recession e in fumo le strussie de generassion.

 

Ma anca stavolta “andrà tutto bene”: le nostre cità tornarà serene e la zente podarà respirar a casa o in vacansa ai monti e al mar chè, come co la “spagnola” del passà anca el coronavirus sparirà siben che ghe vorà raquanti ani par rimediarghe a tuti quei malani che el ga dessemenà sensa ritegno, ma forse mai ne darà sostegno l’Europa che a la fin ga visto ciaro che semo tuti sora el stesso caro e parché no finissa mal la corsa stavolta la ne slargarà la borsa co Recovery Fund e Mes salvastati che ne farà dormir sogni beati scongiurando ‘na nova recession; no ghe sarà aque alte disastrose parchè entrarà in funsion alfin el Mose chè dopo tuto quel che i ga magnà le paratie da bon se ga alsà; no ghe sarà un novo lock down parché sinò el saria un Knockdown, cussí dopo sfantà la pandemia podarà ripartir l’economia, co ospeali vodi e stadi pieni e nel ciel splendenti arcobaleni.

 

Proprio l’attenzione al dialetto – dichiara il titolare della Zoppelli, Daniele Grillo – dà nuova vitalità a questo lunario, una volta presente in tutte le case della campagna trevigiana. La sua storia secolare ne fanno un capitale di cultura e tradizionale tuttora apprezzata con oltre 600mila lettori. Lo Schieson Trevisan, il calendario dei nostri avi, rappresenta quindi un modo per non dimenticare le proprie origini, quelle dei nostri emigrati, per sentirsi a casa anche Oltreoceano, conservando gelosamente la propria cultura fatta di storia, usanze, tradizioni locali.

 

 

Nessuna traccia di sarcasmo né ricerca della facile risata, la lettura del calendario porta a sorridere delle debolezze umane con ironia, trovando anche utili consigli: dai rimedi per i malanni di salute, ai prodotti agricoli di stagione da mangiare mese dopo mese.

 

 

L’almanacco è consultabile anche on line sul portale della regione del Veneto – mondo agricolo veneto (www.regione.veneto.it).

 

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