Anche l’Italia ha una brutta malattia: la Sindrome del papavero alto.

 

“Quando un italiano vede passare una macchina di lusso il suo primo impulso non è averne una anche lui, ma tagliarle le gomme”, diceva Indro Montanelli.

 

Vi è mai capitato, quando avete raggiunto un risultato nella vostra carriera, che le persone sul posto di lavoro sminuissero il vostro successo piuttosto che festeggiarlo con voi? È probabile che siate state vittime della Sindrome del papavero alto, un termine che di recente si è diffuso soprattutto quando si parla di donne sul posto di lavoro. Ovviamente non ne faccio una questione prettamente italiana, ma, avendo vissuto e lavorato in luoghi completamente diversi in questo pianeta,  debbo amaramente constatare che, qui in Italia, questo atteggiamento ha una diffusione sorprendentemente contagiosa e, non solo, ma è anche naturalmente tollerato.

Cos’è la sindrome del papavero alto

La Sindrome del papavero alto (Tall Poppy Syndrome) non è tanto una condizione sociale quanto un fenomeno culturale. E’una piaga che mira non alla crescita individuale e poi collettiva, bensì al mantenimento dello status quo. Significa che una persona viene attaccata, sminuita e non è benvoluta a causa del suo successo o delle sue eccezionali capacità. In poche parole, la sindrome descrive l’avversione e  l’odio generato verso le persone che riescono a emergere in un determinato ambito o settore. Quest’odio non è propriamente invidia, bensì una reazione emotiva al successo altrui che evidenzia inevitabilmente i propri limiti e che consiste nella difficoltà di saper apprezzare genuinamente i successi altrui senza provare fastidio. Quel fastidio che poi si evolve, ognuno con i suoi tempi, in strategie per demolire l’avversario. Avversario che magari è anche un “amico”. I fattori scatenanti della Sindrome del papavero alto possono essere tutti i tipi di manifestazioni di successo, come la ricchezza, un titolo di lavoro, una posizione di potere in una comunità o persino il raggiungimento della fama. Può presentarsi in qualsiasi contesto e sebbene sia più comune negli ambienti di lavoro e nelle scuole, può verificarsi anche all’interno della famiglia.

Sembra che i primi riferimenti a questa sindrome risalgano ai libri di Erodoto, il quale racconta che Periandro, sovrano di Corinto, mandò un messaggero a Trasibulo, sovrano di Mileto, per chiedergli come avrebbe potuto governare meglio la sua città. Trasibulo condusse il messaggero fuori città in un campo seminato. Mentre camminava nel grano, si chiedeva perché quel messaggero fosse venuto da lui. Rimuginando la domanda, andava tagliando le spighe di grano più alte che trovava sul suo cammino, così finì per distruggere la parte migliore del raccolto. Alla fine, decise di non dire nulla e rimandò indietro il messaggero. Quando l’araldo tornò a Corinto, Periandro volle sentire quale consiglio avesse portato con sé, ma l’uomo gli disse che Trasibulo non gli aveva detto nulla. Il messaggero aggiunse che era un uomo strano, un pazzo e un distruttore dei propri beni. Disse a Periandro quello che aveva visto. Tuttavia, Periandro pensò di aver colto un consiglio implicito nel comportamento di Trasibulo: doveva uccidere tutti i sudditi che avevano influenza sugli altri o abilità eccezionali. Così fu che si trasformò nel tiranno che ricorda la storia.

Questa è una metafora molto potente perché ci porta a considerare come in gruppi o società che promuovono i principi egualitari, emergere al di sopra della media è considerato antisociale perché va contro la cultura dominante e, di conseguenza, queste persone suscitano negli altri sentimenti di ostilità che lasciano il posto ad atteggiamenti e comportamenti aggressivi con il proposito di eliminarli. Pertanto, la Sindrome del papavero alto implica il desiderio di “schiacciare” i vincitori o le persone eccezionali perché si adattino alla media.


Sono spesso stata testimone, in alcuni ambienti lavorativi Italiani, di questo atteggiamento, esasperato, forse, da una cultura che non riconosce il valore della meritocrazia bensì è ancora, visceralmente, connessa con  quella della raccomandazione. Una cultura che, sì, invita a emergere dalla massa, ma allo stesso tempo  impone limiti molto precisi, quelli, cioè di aderire a determinati parametri di successo, condivisi dall’intera organizzazione. Se, invece, qualcuno, malauguratamente, riesce ad emergere per diversi motivi considerati validi, probabilmente desterà sospetti, critiche, e verrà escluso.

Più recentemente il termine ha iniziato a comparire nella cultura popolare dopo l’uscita del libro “Tall poppies” dell’australiana Susan Mitchell nel 1984. In questo libro, l’autrice intervista nove donne australiane di successo i cui successi hanno per qualche motivo generato ostilità. L’idea alla base della metafora è che i papaveri dovrebbero crescere insieme, e se qualcuno supera gli altri in altezza, viene tagliato.

In uno studio canadese del 2018, condotto dalla dottoressa Rumeet Billan, è emerso che l’87% degli intervistati, la maggior parte dei quali erano donne, riteneva che i propri risultati venissero sminuiti dagli altri sul lavoro. Ciò che è ancora più scioccante è che quasi la metà ha affermato che venivano sminuiti proprio dai propri amici. In una società in cui le donne sono spesso messe l’una contro l’altra e costrette a competere per avere successo in settori dominati dagli uomini, la Sindrome del papavero alto è molto reale. A subire maggiormente questa dinamica, soprattutto se sono eccellenti lavoratori/trici e si fanno notare, sono anche le persone culturalmente ed etnicamente diverse.

Lo studio della dott.ssa Billan si concentra anche sugli effetti dell’essere vittima della Sindrome del papavero alto. Parlando di come ne sono stati colpiti, gli intervistati hanno riferito di avere una minore autostima, di sminuire i propri risultati (o addirittura di scegliere di non condividerli affatto) e di parlare negativamente di sé.

La sindrome del papavero alto ha anche un costo elevato per i datori di lavoro. Quasi il 70% degli intervistati concorda sul fatto che la riduzione del personale ha influito negativamente sulla loro produttività. Tra le altre conseguenze, la mancanza di fiducia nei team, il disimpegno dal lavoro, i segni della sindrome dell’impostore e persino la ricerca di un altro lavoro.

Quali sono le cause della sindrome del papavero alto?

Perché esiste la Sindrome del papavero alto? Cosa spinge le persone a comportarsi in questo modo nei confronti di estranei, colleghi e persino dei propri amici? Secondo lo studio citato, sembrano essere tre i fattori principali che scatenano questo comportamento:

  1. l’invidia
  2. il sessismo, il pregiudizio, gli stereotipi culturali o di genere
  3. la mancanza di fiducia in se stessi.

Sembra che ricorriamo a questo comportamento quando ci sentiamo insicuri o inferiori a qualcun altro, e quindi miniamo il suo successo o sminuiamo i suoi risultati per sentirci meglio.

Sindrome del papavero alto: quando le donne e le persone culturalmente diverse troppo capaci fanno paura.

Il secondo punto è particolarmente importante da comprendere se siete donne o persone culturalmente diverse. Poiché ancora oggi le donne e le persone culturalmente diverse, devono affrontare discriminazioni e disuguaglianze nell’accesso alle opportunità in molti luoghi di lavoro, a volte tendiamo a pensare che, poiché abbiamo dovuto lavorare il doppio per raggiungere il successo, non c’è abbastanza spazio per tutti noi per fare lo stesso, e quindi dobbiamo difendere la nostra posizione. Di conseguenza, non sosteniamo le altre donne o le minoranze culturali sul posto di lavoro e prendiamo addirittura le distanze da loro. Nel primo caso, riferito alle donne, si tratta della cosiddetta sindrome dell’ape regina. Se venite insidiate da un’altra donna di successo, è molto probabile che abbiate incontrato qualcuno con questa indrome.

E’ anche vero che in alcuni gruppi sociali ottenere prestigio e potere è un gioco a somma zero: affinché qualcuno possa emergere, un altro deve cadere, perché solo allora si può mantenere l’equilibrio. Pertanto, una persona prestigiosa, di talento o di successo è vista come un ostacolo dagli altri. Di conseguenza, è probabile che il gruppo faccia tutto ciò che è in suo potere per ridurre il potere o il successo di quella persona.


Bisogna anche sottolineare quanto la Sindrome del papavero alto non si riduca solo a un fenomeno sociale, ma abbia profonde radici psicologiche. Come scrisse Elbert Hubbard, C’è qualcosa di molto più scarso, squisito e raro del talento: il talento di riconoscere il talento, ed ecco che le persone che si distinguono possono essere percepite come un pericolo per l’ego di coloro che non si sentono all’altezza. Quindi, per prevenire che l’autostima ne soffra, queste persone cercano di schiacciare l’altro in diversi modi, dal disprezzare le abilità e il duro lavoro, all’ignorare il successo acquisto, al criticare ogni singolo passo, segnalando piccoli errori o fallimenti irrilevanti, per sminuire il valore della persona. Criticare, screditare, diffamare. Queste le armi di routine di chi è affetto da questa cattiva abitudine!

In una situazione come questa è evidente che una cultura caratterizzata dalla Sindrome del papavero alto può causare una riduzione del rendimento medio del 20%, oltre che presentare inadeguatezze personali che vanno dall’insicurezza personale, alla paura di distinguersi, all’ostracismo e la riluttanza di condividere i propri risultati con gli altri e che possono poi portare al cedimento dell’equilibrio mentale di queste persone con maggiori probabilità di soffrire di depressione o ansia.

Come affrontare la sindrome del papavero alto?

 

Sicuramente virando verso un cambio di mentalità,  a livello personale e sociale, capendo che i confronti non sono necessari, se non addirittura controproducenti. Siamo tutti diversi e brilliamo di luce propria, ognuno con i propri limiti. Ognuno dovrebbe cercare il cammino verso la realizzazione personale ed il proprio equilibrio, e non verso quel tipo di successo ampiamente rincorso. Essere grati per la diversità, invece di vederla come un pericolo e permettere che ogni papavero cresca al suo ritmo e giunga alla propria destinazione con i propri mezzi.

 

 

 Quando sei tu oggetto della Sindrome del papavero alto.

Comprensibilmente, la posizione più difficile in cui trovarsi è quando tu stesso sei vittima della Sindrome del papavero alto e vieni massacrato dagli altri. Sebbene sia importante tenere presente che niente di tutto questo è colpa tua e che non meriti in alcun modo di essere punito per il successo ottenuto, ecco alcune cose che puoi fare per semplificarti le cose:

  • Renditi conto da dove provengono gli attacchi. Non cercare scuse per chi sta minando i tuoi risultati, ma puoi provare a capire da dove viene il suo comportamento.
  • Tieni vicini i tuoi sostenitori. Questa è esattamente la situazione in cui dovresti contattare la tua rete di supporto, che si tratti di colleghi, amici, familiari o donne della tua comunità professionale in modo che ti possano coprire le spalle. Condividi apertamente con loro ciò che ti sta accadendo e spiega che hai bisogno del loro sostegno.
  • Farti valere. Ciò che può iniziare con un commento qua e là può alla fine degenerare in un vero e proprio bullismo sul posto di lavoro, se non affrontato. Ovviamente la responsabilità di risolvere il problema non ricade sulle tue spalle, tuttavia non fa mai male difendersi e proteggere il proprio benessere. Fai sapere al collega in questione che i suoi commenti ti stanno ferendo e, se ciò non aiuta, o se semplicemente non è possibile, non esitare a farlo sapere al tuo manager o al tuo dipartimento delle risorse umane. Potresti non essere l’unica vittima della Sindrome del papavero alto nella tua azienda e conoscere il problema è il primo passo per risolverlo.

Quando sei tu a far sentire gli altri inadeguati.

 

Ti sei sorpreso a fare commenti o ad avere pensieri in cui stai riducendo i risultati di un collega di successo? Ecco alcune cose che puoi fare per ridurre al minimo il danno e impedire che accada di nuovo.

  • Rifletti sul motivo per cui lo stai facendo. Prova a scavare un po’ più a fondo. Che emozione hai provato poco prima che quel commento uscisse dalla tua bocca? Cerca di andare fino in fondo in modo da poter capire meglio cosa sta succedendo la prossima volta.
  • Chiedi scusa a coloro che hai attaccato. Questo è un gioco da ragazzi: soprattutto tra donne che dovrebbero sostenersi a vicenda. Se le tue parole hanno ferito qualcuno, chiedigli scusa sinceramente. Se hai una relazione abbastanza stretta, potresti persino usare le tue conoscenze del passaggio precedente per spiegare cosa ti ha spinto a dire quello che hai detto. Potresti scoprire che questo crea un maggiore senso di comprensione tra di voi, e potresti persino sostenervi a vicenda piuttosto che competere costantemente.
  •  Lavora sulla tua autostima. Per superare la Sindrome del papavero alto, è importante che i tuoi risultati siano sufficienti a darti soddisfazione, non a denigrare gli altri. La radice del problema risiede probabilmente nella tua autostima. Potresti anche sperimentare la sindrome dell’impostore. Concentrarti sul tuo benessere o lavorare con un Mentor o un Coach per scoprire di cosa hai bisogno per aumentare la tua sicurezza potrebbe essere un’ottima soluzione per te.

 

Quando si è un datore di lavoro

 Abbiamo visto come, secondo le ricerche, quasi il 70% degli intervistati concorda sul fatto che essere aggrediti dagli altri influisca negativamente sulla loro produttività al lavoro. In qualità di datore di lavoro, dovreste verificare se ciò ha a che fare con la cultura e l’atmosfera della vostra Azienda. Per esempio, se vedete che le vostre dipendenti parlano spesso in modo negativo l’una dell’altra e cercano di minare il successo altrui, è possibile che sentano che le donne nella vostra azienda non hanno le stesse opportunità di successo delle loro controparti maschili. Pertanto, il comportamento della Sindrome del papavero alto è il risultato della sensazione che non ci sia abbastanza spazio per loro ai vertici. La risposta a questo problema è la promozione di una leadership inclusiva.

 Un modo per costruire una cultura dell’inclusione e sostenere la crescita professionale di un gruppo eterogeneo di dipendenti è la creazione di un programma di mentoring sul posto di lavoro. Potete scegliere di farlo internamente, come vostra iniziativa, o di rivolgervi a un’azienda esterna specializzata in mentoring per i dipendenti. Se fate lavorare i singoli dipendenti con il loro Mentore personale, vi assicurate che affrontino le loro esigenze e sfide specifiche e che si preparino al successo nel modo più adatto a ciascuno di loro.

 

 

Come disse Benjamin Franklin Fairless, il presidente della United States Steel Corporation: Non si può rafforzare uno indebolendo un altro; e non si può aumentare l’altezza di un nano tagliando le gambe ad un gigante”.

 

 

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