Siete vittime di bullismo a scuola o al lavoro?
Assistete passivamente a forme di bullismo perpetuate ai danni di qualcun altro e non sapete come fare a gestire la situazione?
Si parla di bullismo quando le persone usano deliberatamente parole o azioni ripetute contro un individuo o un gruppo per causare danni fisici, sociali e/o psicologici. Di solito vogliono far sentire la persona meno potente o indifesa.
Il bullismo può verificarsi ovunque: a scuola, al lavoro, a casa, online, tramite messaggi di testo o e-mail e può presentarsi in forme diverse. Tutte causa di disagio e dolore per la persona che lo subisce.
Al lavoro è conosciuto più come mobbing e costituisce una minaccia fisica, mentale o sociale includendo intimidazioni, minacce, esclusione, abusi verbali o fisici. Il mobbing è una forma di violenza psicologica, una forma di terrorismo psicologico che implica un atteggiamento ostile sistematico e persecutorio, da una o più persone nei confronti di un individuo il quale si trova in una condizione indifesa.
Tra le condotte riconducibili alla nozione di mobbing figurano sia comportamenti senz’altro illeciti (talora perseguibili anche sul piano penale), sia atti che isolatamente considerati risultano di per sé leciti ed anzi costituiscono spesso espressione degli ordinari poteri di direzione, controllo e disciplina spettanti al datore di lavoro. Ad unificare tali condotte, attribuendo loro natura complessivamente illecita, sono l’intento vessatorio che anima il persecutore (definito anche “mobber”) ed il carattere sistematico dell’azione, portata avanti in maniera mirata e prolungata nel tempo al fine di colpire una persona sgradita, temuta oppure non più ritenuta utile: così come le forme di aggressione, anche le motivazioni alla base del fenomeno sono evidentemente molteplici, sfaccettate e variabili da un caso all’altro.
Esempi di atteggiamenti in grado di integrare il fenomeno del mobbing possono essere le più diverse come l’isolamento all’interno dell’ambiente lavorativo, o il venir escluso da riunioni, progetti, comunicazioni aziendali, corsi di aggiornamento e altre attività; o, ancora, il mobbizzato potrebbe divenire bersaglio di battute, pettegolezzi, insulti e comportamenti ostili di vario genere, così come ritrovarsi al centro di una vera e propria campagna diffamatoria portata avanti nei suoi riguardi; potrebbe vedersi improvvisamente sottrarre mansioni sino a quel momento ricoperte oppure essere assegnato a mansioni inferiori e dequalificanti, o ancora, all’opposto, trovarsi a dover gestire da solo carichi di lavoro intollerabili; nei casi più estremi, potrebbe essere licenziato senza alcuna motivazione; talvolta, potrebbe addirittura divenire bersaglio di violenze sul piano fisico o di aggressioni alla sfera sessuale.
Il bullismo non è la stessa cosa delle molestie. Le molestie comprendono qualsiasi comportamento indesiderato che offende, umilia o intimidisce una persona. Mentre le molestie possono essere un elemento del bullismo, le molestie possono essere un conflitto unico o verificarsi tra estranei. Se questi comportamenti si verificano una sola volta, non si tratta di bullismo. Anche gli atteggiamenti che comportano un conflitto tra pari, per quanto inappropriati, non sono considerati bullismo. I comportamenti da soli non definiscono il bullismo.
Perché le persone bullizzano?
I motivi che spingono le persone a commettere atti di bullismo sono diversi, tra cui:
- desiderio di dominare gli altri e migliorare il proprio status sociale
- avere una bassa autostima e voler sentirsi meglio con sé stessi
- mancanza di rimorso o incapacità di riconoscere il proprio comportamento come un problema
- sentirsi arrabbiati, frustrati o gelosi
- avere difficoltà sociali
- essere vittima di bullismo
Il Mentoring può essere un ottimo metodo di prevenzione del bullismo. Il ruolo del mentore non sarà quello di affrontare il bullo al posto vostro.
È invece quello di consigliarvi, guidarvi nella giusta direzione e assistervi nel compiere i passi necessari per agire verso il bullo. Vi aiuta a creare fiducia, a stringere nuove relazioni e a sviluppare competenze importanti.
Il mentore può aiutare i giovani a sviluppare la consapevolezza di sé, a costruire le capacità di gestire lo stress e a imparare a riconoscere e regolare le proprie emozioni. Può anche notare cambiamenti in un bambino o in un adolescente che gli altri non vedono, individuando i primi segnali di allarme del bullismo, come la diminuzione dell’autostima, il senso di impotenza, i comportamenti autodistruttivi e le ferite inspiegabili.
Il mentore può dimostrare come avere relazioni positive e riconoscere i comportamenti negativi, e possono aiutare i giovani a trovare modi costruttivi e non violenti per interagire con i loro coetanei, affrontare lo stress e gestire i conflitti.
Nei giovani, il bullismo è un’esperienza avversa, potenzialmente traumatica e può avere effetti negativi duraturi sullo sviluppo, sulle abilità sociali, sul rendimento scolastico e sulla salute mentale complessiva di un/una ragazzo/a. Il mentoring, in questo contesto, può aiutare a curare gli effetti del fenomeno e a invertire gli effetti negativi sullo sviluppo del cervello e sull’apprendimento causati da traumi e stress tossico.
I mentori possono creare un senso di appartenenza e aiutare i giovani a imparare a celebrare e onorare le differenze oltre che a promuovere un senso di inclusione. I giovani che vengono percepiti dai loro coetanei come diversi a causa della taglia, dell’altezza, della razza, dell’etnia, della religione, della disabilità, della salute mentale o dell’identificazione o percezione come LGBTQ sono a maggior rischio di bullismo.
I giovani che stanno attraversando una fase di transizione, come un continuo trasloco, possono avere difficoltà a sviluppare amicizie strette. Il mentore può aiutare questi ragazzi e ragazze a capire che non sono soli e a trovare un luogo in cui sentirsi benvenuti e al sicuro.
I mentori possono creare ambienti fisicamente ed emotivamente sicuri per i giovani insegnando e modellando la gentilezza, l’empatia e le relazioni positive. Una cosa semplice come l’ascolto può aiutare una persona colpita dal bullismo.
Il Teen & Tweens Mentoring, per esempio, in un’area di interesse comune, come l’arte o lo sport, offre l’opportunità di costruire relazioni positive tra il giovane e il Mentore, promuovendo un’atmosfera di squadra paritaria che si concentra sulla responsabilità, l’inclusione, il lavoro di squadra e la sportività.
E gli spettatori? Sono tutti quelli che, pur non essendo coinvolti direttamente nelle azioni di bullismo, ne sono a conoscenza. Non sono da confondere con i gregari, gli amici stretti del bullo che insieme a lui formano il branco. Non sono nemmeno da confondere con gli spettatori neutrali, coloro, cioè, che partecipano alle prevarizìcazioni, anche se in modo passivo.
Da alcune stime risulta che più del 80% degli episodi di bullismo avviene in presenza di altri pari. I sostenitori non partecipano direttamente alle prevaricazioni, ma danno sostegno morale al bullo: incitano, applaudono, fanno il tifo, prendono in giro e denigrano la vittima.
La loro presenza durante gli episodi di bullismo risulta essere determinante perché con il loro atteggiamento incoraggiano il bullo alla violenza e ai comportamenti negativi. Un vero e proprio sostegno morale, e il bullo si sente come un pugile che tira pugni tra le incitazioni del suo pubblico.
Il lavoro per contrastarli è molto difficile e complicato, perchè bisogna lavorare soprattutto sull’educazione morale, evitando di allargare la maglia dei colpevoli in modo così vasto da coinvolgerli nelle punizioni. Il gruppo è quindi una risorsa fondamentale nel processo di lotta a questo fenomeno, perché può aiutare la vittima ad uscire dall’omertà ed essere utile a far cessare gli atti di bullismo. Inoltre, assistere continuamente a episodi di violenza può avere delle ricadute negative a lungo termine, e gli effetti sugli spettatori sono molto simili a quelli alla vittima che subisce direttamente la violenza. Il ruolo del contesto e del gruppo appaiono avere un peso consistente, se non determinante, nell’insorgenza e nel mantenimento del fenomeno.
Métissage Dynamics© si occupa sia di cultura aziendale e di come evitare pregiudizi nella selezione e nell’assunzione del personale, sia di cultura scolastica e giovanile, attuando programmi di prevenzione e risposta al bullismo e ai pregiudizi tra bambini/e e ragazzi/e.
Particolare attenzione abbiamo dato al bullismo pregiudiziale e il bullismo discriminatorio, quello cioè, che si basa sul pregiudizio verso le persone a causa di un particolare aspetto della loro identità, ad esempio l’orientamento sessuale, l’identità di genere, la disabilità, la razza, la religione o le convinzioni personali. È, forse, la forma più cruenta perché questa forma può sfociare in crimini d’odio.
Siete vittime di bullismo a scuola o al lavoro? Assistete passivamente a forme di bullismo perpetuate ai danni di qualcun altro e non sapete come fare a gestire la situazione? Possiamo aiutarvi?
Metissagedynamics@gmail.com
Disclaimer: il mentore non è uno specialista della salute mentale. Non si occupa di diagnosi né di traumi, patologie e disordini mentali. Semplicemente è una guida “saggia e fidata” che, attraverso la propria esperienza e le competenze acquiste con anni di studio, è in grado di sostenere giovani risorse nell’affrontare le sfide che incontrano nel loro percorso. È un esempio di competenza nel proprio campo e agisce come un facilitatore, condividendo la propria conoscenza attraverso una modalità direttiva.
Il mentore previene. Lo specialista di igiene mentale cura.
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