Il Fattore "C" ed il senso della sopravvivenza.

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Il mio amico Giulio, oggi, ha postato sulla sua pagina Facebook, una riflessione di Giorgio Agamben, “Chiarimenti”, in corollario ad un’altra riflessione, “Contagio per il sito della casa editrice Quodlibet. Lo riporto integralmente qui:

 

La paura è una cattiva consigliera, ma fa apparire molte cose che si fingeva di non vedere. La prima cosa che l’ondata di panico che ha paralizzato il paese mostra con evidenza è che la nostra società non crede più in nulla se non nella nuda vita. È evidente che gli italiani sono disposti a sacrificare praticamente tutto, le condizioni normali di vita, i rapporti sociali, il lavoro, perfino le amicizie, gli affetti e le convinzioni religiose e politiche al pericolo di ammalarsi. La nuda vita – e la paura di perderla – non è qualcosa che unisce gli uomini, ma li acceca e separa. Gli altri esseri umani, come nella pestilenza descritta da Manzoni, sono ora visti soltanto come possibili untori che occorre a ogni costo evitare e da cui bisogna tenersi alla distanza almeno di un metro. I morti – i nostri morti – non hanno diritto a un funerale e non è chiaro che cosa avvenga dei cadaveri delle persone che ci sono care. Il nostro prossimo è stato cancellato ed è curioso che le chiese tacciano in proposito. Che cosa diventano i rapporti umani in un paese che si abitua a vivere in questo modo non si sa per quanto tempo? E che cosa è una società che non ha altro valore che la sopravvivenza?
L’altra cosa, non meno inquietante della prima, che l’epidemia fa apparire con chiarezza è che lo stato di eccezione, a cui i governi ci hanno abituati da tempo, è veramente diventato la condizione normale. Ci sono state in passato epidemie più gravi, ma nessuno aveva mai pensato a dichiarare per questo uno stato di emergenza come quello attuale, che ci impedisce perfino di muoverci. Gli uomini si sono così abituati a vivere in condizioni di crisi perenne e di perenne emergenza che non sembrano accorgersi che la loro vita è stata ridotta a una condizione puramente biologica e ha perso ogni dimensione non solo sociale e politica, ma persino umana e affettiva. Una società che vive in un perenne stato di emergenza non può essere una società libera. Noi di fatto viviamo in una società che ha sacrificato la libertà alle cosiddette “ragioni di sicurezza” e si è condannata per questo a vivere in un perenne stato di paura e di insicurezza.
Non stupisce che per il virus si parli di guerra. I provvedimenti di emergenza ci obbligano di fatto a vivere in condizioni di coprifuoco. Ma una guerra con un nemico invisibile che può annidarsi in ciascun altro uomo è la più assurda delle guerre. È, in verità, una guerra civile. Il nemico non è fuori, è dentro di noi.
Quello che preoccupa è non tanto o non solo il presente, ma il dopo. Così come le guerre hanno lasciato in eredità alla pace una serie di tecnologie nefaste, dai fili spinati alle centrali nucleari, così è molto probabile che si cercherà di continuare anche dopo l’emergenza sanitaria gli esperimenti che i governi non erano riusciti prima a realizzare: che si chiudano le università e le scuole e si facciano lezioni solo on line, che si smetta una buona volta di riunirsi e di parlare per ragioni politiche o culturali e ci si scambino soltanto messaggi digitali, che ovunque è possibile le macchine sostituiscano ogni contatto – ogni contagio – fra gli esseri umani.

17 marzo 2020
Giorgio Agamben

 

 

La conoscete la profezia Moki (popolazione antichissima dell’America), quella che raccontava l’umanità moderna, ad un certo punto della sua storia, ad un importantissimo bivio? Ecco!

“Ci sono 2 strade, una inferiore e una superiore. Quella inferiore mantiene il legame con la natura e il rispetto della Terra. Ci sono tre ostacoli su questa strada, tre grandi ostacoli. Tre guerre. E dopo l’eternità. La linea superiore è quella della malvagità e della corruzione. E’ una strada senza uscita che porta verso l’annientamento.”

Pare che qualcosa di simile si stia avverando. Che l’umanità sia giunta a questo bivio. Ci stiamo separando irrevocabilmente. La paura domina la gran parte delle nostre giornate. L’Effetto C (Corona) viene generato, forse volutamente, forse no,  e viene, comunque, generato artificialmente. Si crea intorno ad esso una potentissima Egregora (aggregato psichico – vi consiglio di leggere una bellissima riflessione di Maurizio Blondet sul tema), così potente e demoniaca, da mettere sotto scacco l’intero pianeta. La maggioranza degli esseri umani è come ipnotizzata dalla paura. La paura di morire.

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Nessuno la nomina, ma la paura è quella di finire questa vita sulla terra. È quella di morire. E visto che non siamo preparati rispetto alla morte, siamo pronti a tutto pur di evitare questa eventualità. E, giù che accettiamo le regole funzionali (isolamento sociale, nessun contatto fisico, no ad attività che violino il limite di sicurezza di 1/3 metri…)  per l’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale fondato sullo spauracchio e sulla prevaricazione. E, intanto, si prepara il terreno ad altri eventi.  Ci sono decisioni strane, movimenti ambigui di eserciti, politici corrotti che si muovono come burattini aspettando di ricevere il prossimo ordine. La popolazione che si muove come formiche impazzite, oppure è immobile come l’animale in preda al terrore.

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Eppure…. Mai come oggi l’essere umano è artefice del suo destino. È nelle nostre mani, siamo noi che possiamo uscirne diversi, trasmutati da questa situazione molto complicata. Accettare uno stato di paura cronico è la nostra prigione. Questo sarebbe il più grave errore che aprirebbe la strada alla totale manipolazione e alla perdita della nostra essenza.

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Non sono nessuno per dirlo, ma ci si potrebbe sforzare e riflettere un pochino: cercare di risvegliare e mantenere intatta la nostra consistenza spirituale, vincendo la paura, il disagio e il pensiero della morte. Se ci riflettete bene, e torniamo al famoso bivio MOKI, non rimane altro che questo; l’altra soluzione è… sarebbe…… l’oblio totale.

 

@Wizzy,  Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder MBA Métissage Boss Academy  & @metissagesanguemisto.

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