Sembra che a Belfast esista un corso che introduce alla filosofia Jedi, cioè un corso al pensiero aperto e al dominio della forza. E’ un percorso universitario organizzato da tal Allen Baird , dal titolo “Senti la forza: come insegnare la maniera Jedi” . Per la filosofia Jedi, il Lato Chiaro della Forza è sviluppato dalla bontà, benevolenza e salute. Un seguace della luce, un Jedi, cerca di vivere in armonia con il mondo attorno a sé, usando saggezza e logica invece di rabbia e giudizi affrettati. Per raggiungere armonia con il Lato Chiaro della Forza i suoi praticanti spesso meditano per rischiarare la mente dalle emozioni. Le emozioni particolarmente negative come violenza, rabbia e odio, se non vengono respinte e combattute portano verso il Lato Oscuro, che viene seguito dai Sith. Costoro disprezzano i Jedi che considerano dei codardi perché, come afferma sarcasticamente Yuthura Ban “Corruzione è una parola che i patetici usano per descrivere il naturale desiderio di potere che essi stessi negano.” Nella frase del saggio Yoda, “Illuminati noi siamo…con questa materia grezza” come in tante altre simili, echeggiano le teorie di filosofie orientali e di fonti sapienziali di tutto il mondo, da cui Lucas ha ampiamente attinto. Per questo i due avvertimenti di Yoda: “Paura, odio, ansia e vendetta sono tutti sentimenti che portano al Lato Oscuro, Luke.” e “La paura porta alla rabbia, la rabbia porta all’odio, l’odio porta alla sofferenza” vanno pienamente sottoscritte. Che il corso sia un pretesto per approfondire i temi della spiritualità, dei poteri chiari, oscuri e neutrali, del destino e della forza come energia pura… è chiarissimo. Nell’universo Jedi la forza nasce da dentro, grazie a organismi che vivono al loro interno. È un’energia pura. La forza va ascoltata e bisogna stare attenti al lato oscuro. Che il film di Lucas si basi su abile pout-pourri di filosofie orientali, è fuori discussione.
Il Lato Oscuro della Forza si nutre di paura, perché la paura è il peggior nemico dell’uomo, ed è anche il peggior nemico dell’evoluzione spirituale dell’uomo. La nostra cultura incoraggia profondamente il sentimento di paura dandogli la maschera del giudizio e della competizione. Nel primo mettiamo in atto un paragone tra due persone, infatti giudicando non si fa altro che esprimere un giudizio di valore dell’altro, cioè se vale più o meno di noi e il giudizio si erge quando abbiamo paura che l’altro ci oltrepassi in un gara al più meritevole e più bravo. Altro elemento dell’inadeguatezza è la paura di non essere approvati, il timore non riscuotere il consenso degli altri, per creare dipendenza e assoggettamento.
Ma in generale il sentimento di paura è diffuso in tre aspetti che costituiscono dei vissuti universali: la paura di essere abbandonati (paura di separazione), la paura di non essere all’altezza della situazione (paura di non valere) e la paura di essere vinti (paura di non avere la forza e il coraggio di affrontare le emergenze). Anche il giudizio affrettato di condanna con cui siamo soliti liquidare le cose che non comprendiamo, si nutre delle nostre paure dell’ignoto. La paura esiste anche quando non vogliamo vedere le cose per come sono, cioè quando facciamo lo struzzo, infatti sopraggiunge la negazione della loro esistenza e giustezza: non è vero quindi non esiste, quindi non devo averne paura.
L’ironia è proprio nel fatto che si finisce sempre per attrarre proprio l’oggetto delle nostre paure. Questo avviene perché le paure sono fomentate dai nostri pensieri, dalle nostre parole e dai nostri sentimenti. Essi funzionano come una vera e propria calamita per quei contenuti e per quei concetti aldilà del loro essere di polarità positiva o negativa. La polarità dei contenuti del pensiero, è irrilevante rispetto al forte potere magnetico che è posseduto dal pensiero stesso. La forza del pensiero agisce in modalità evocativa per l’esperienza temuta o desiderata, la catalizza, ed essa puntualmente si presenta. Tante filosofie e forme sapienziali avvertono sulla purezza del cuore e del pensiero per il motivo che ho detto. Essere sempre vigili, essere sempre padroni del nostro pensiero, protegge ed esorcizza dall’attualizzazione dei nostri fantasmi mentali, per questo tanta attenzione si dedica alla meditazione giornaliera e al dominio della mente, per affrontare senza rischi il percorso spirituale. Per questo nella nostra mente va custodito solo il pensiero di ciò che vogliamo realizzare e non si devono sprecare energie a pensare a ciò che ci fa paura. Le paure sono frutto delle nostre resistenze interiori, sono frutto delle barriere che la nostra mente costruisce, sono il prodotto della nostra volontà di prendere una direzione, sia essa positiva o negativa. Il pensiero di potere essere felice, la fiducia di potere superare gli ostacoli, la consapevolezza del nostro valore e del nostro essere degni di felicità, spiana la strada alla realizzazione personale e alla tranquillità dell’animo, poiché investe le energie in realizzazioni positive, piuttosto che disperderle in preoccupazioni ed ansie dannose.
L’abitudine a pensare con i vecchi schemi di pensiero ci condanna a rivivere perennemente le stesse storie e gli stessi insuccessi, anche se le persone cambiano perché il copione che impersoniamo viene scleroticamente ripetuto con situazioni simili che scegliamo perché ben conosciute, sia pure dannose ma rassicuranti. Tendiamo a ripetere sempre gli stessi errori, dandone la colpa alla sfortuna o alle circostanze fortuite. In realtà non vi è nulla di fortuito, soprattutto negli incontri, essi sono sempre frutto di quell’enorme magnete che abbiamo costruito con il nostro pensiero e con la nostra convinzione, sia pure negativa o infelice. Ma perché? Secondo alcuni autori spirituali questi incontri servono da enorme specchio, da potente stimolazione, che ci deve aiutare a prendere consapevolezza e guarire dai meccanismi ossessivi e limitatanti che ci soffocano la vita. La nostra realtà interiore emana un certo tipo di energia, che viene captata e recepita da coloro che ne hanno una simile, perciò giunge nella nostra vita solo lo specchio della nostra emanazione. L’arrivo di queste persone o esperienze, serve per farci accettare gli aspetti oscuri o distruttivi di noi stessi, serve per farci compiere un grosso salto evolutivo proprio in virtù del superamento degli schemi sbagliati dell’esistenza. Nel risanare le parti malate di noi possiamo godere di benefici insospettabili e tornare veramente ad una nuova vita.
Tagliare con le parti oscure, richiede un Io compassionevole, non rancoroso e rabbioso, richiede il grosso equilibrio di riuscire a ringraziare coloro che si assumono il karma negativo di farci del male per farci evolvere, come afferma il buddismo, e di benedirli perché dovranno pagare duramente per il male che ci fanno. Questo ci renderà immuni e non vittime della potenza diabolica del male. Questo mi sembra il compito più impegnativo nel dominio del Lato Oscuro della Forza.