Il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela:
quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disobbedienza.
(Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, 1975)
“L’importante è essere sé stessi“. Una frase pigra, piatta, insignificante, banale e convenzionale. Racchiude in sé tutte le frasi fatte con significanza retorica e locuzioni dall’apparente finalità di giustificare il lungo ( o corto, dipende dai punti di vista!) peregrinare in questa vita.
Dovrei bastare a me stessa, farmi bastare ciò che gli altri pensano che io sia e ciò che io ritengo essere me stessa. Ci hanno sempre insegnato a farci bastare quello che abbiamo, ad amarci per quello che siamo, ad accontentarci. “Chi si accontenta, gode“, dicevano i nostri vecchi. E poteva anche bastare così, finché la vera finalità della giornata era alzarsi alla mattina e cercare un tozzo di pane da mettere sotto i denti. Ma ora? Ora che abbiamo il superfluo che ci lascia il tempo di abbracciare la consapevolezza di poter essere ciò che vogliamo, quando vogliamo e come vogliamo, perché chiuderci dentro una cornice? “Essere te stesso”, nel mio umile modo di pensare, significa precluderti la possibilità di vedere prospettive nuove, di guardare verso l’orizzonte, libero da regole e obblighi imposti sin dalla culla. Prova per una volta, a disobbedire a te stesso, a quello che conosci di te, delle tue abitudini, alla tua rassegnazione ed ai tuoi limiti.
Poi torna qui (su www.metissagesanguemisto.wordpress.com) a trovarmi e dimmi com’è andata. Io non ho nemmeno più parole, visto la miriade di meraviglie che ho trovato al di là di quell’orizzonte! Non posso che invitarti a varcare quella soglia e disfarti di tutto quello che è un “sé stessi” camuffato da obbligo/dovere/bisogno.
Se, invece, hai paura, l’unica alternativa che ti rimane è affidarti al concetto “sii te stesso” in termini universali, cioè attraverso il silenzio. Allora sì, se lo trovi più adattabile al tuo modo di essere, che riesci a toccare con mano autentica, la profonda natura della tua vita.
Tocchi la vera saggezza costruita, nel tempo, dalle tue illusioni, dalla tua sofferenza e dal tuo dolore. In quella saggezza trovi anche la compassione, che altro non è che vedere la vita umana in prospettiva. Non la costruisci consapevolmente la compassione, ma si forma dallo spessore della tua esperienza, accumulata per un lungo periodo di tempo. E’ qualcosa che ti accade e basta. Nella stessa saggezza trovi anche l’accettazione per quello che sei, per ciò che è proprio così com’è.
Tutto questo avviene attraverso il silenzio, che è la semplice manifestazione della nostra intera personalità individuale. E quel silenzio lo dovete usare ora, nel presente, al di là del prima e del dopo, perché è nel momento presente che rinascete costantemente, osservandovi in azione in questo lasso di tempo, senza aggrapparvi a nulla, perché a nulla potete aggrapparvi se non al costante movimento del vostro momento in cui nascete, scomparite e nascete di nuovo.
Ora, io non sono una specialista di alcuna scienza psicologica, né filosofica, né teologica; qui sto liberamente esprimendo i miei pensieri e quello che sono le mie esperienze di crescita personale come individuo, in primo luogo, e poi come entità mista, inserita in una società che continua a dare stimoli, ora in un senso, ora in un altro. Come persone bi-multiculturali, questo processo di costante movimento, viene doppiamente (o molteplicemente) vissuto, perché siamo costretti a disfarci di tutti quei costrutti dati dal nostro attaccamento emotivo alle aspettative che abbiamo riposto nel mondo che ci dovrebbe accettare, rischiando così di perdere il controllo di noi stessi. Siamo coinvolti in uno stile di vita troppo soggiogato al giudizio degli altri e, psicologicamente e emotivamente, troppo attaccati e dipendenti dalle lune dell’ambiente in cui viviamo.
E’ la solita litania:
“Non sembri nera abbastanza per rivendicare qualsiasi cosa”.
“Non capisci perché non sei completamente bianca“
“Devi fare questo per appartenere davvero a noi.”
Ci sarà sempre qualcuno che ci vuole dirci chi siamo. Che si tratti di qualcuno che conosciamo, di un post su Instagram o di un’intervista, ci saranno coloro che affermano che per stare al loro fianco dobbiamo conformarci alla loro personale idea di standard. Questi non sono diktat a cui dare peso, ovviamente. Sono insicurezze espresse verbalmente, ma che provengono da un luogo di rabbia e la rabbia deriva dalla paura di una mancanza di controllo. Ciò può essere la mancanza di autocontrollo o la mancanza di controllo del nostro ambiente. Il modo migliore per superare quella paura e rabbia è potenziare noi stessi. Molti, invece, scelgono di non seguire questa strada, a favore del percorso più semplice che accarezza l’ego, tentando di controllare qualcun altro.
Ma c’è qualcosa da tenere a mente:
Le persone creano aspettative nei confronti degli altri per non affrontare le proprie. È più facile dire a qualcuno che sta facendo qualcosa di sbagliato. È più facile demolire qualcuno piuttosto che aiutarlo a crescere.
Dovremmo, invece, concentrarci su noi stessi; cercare di capire cosa siamo; di capire la natura della nostra mente con le sue potenzialità, e lavorare per svilupparle al massimo, in modo da progredire ulteriormente anziché stare abbarbicati su blocchi mentali e sulla convinzione che non siamo abbastanza di niente per inserirci in un determinato contesto sociale, bianco, nero, verde, giallo che sia! Le emozioni che ci disturbano sono la vera causa di tanti disagi psicologici e, se non prestiamo loro la dovuta attenzione, si radicheranno sempre più nella nostra mente. Siamo ossessionati dal farci accettare, a qualsiasi costo, ora da un gruppo etnico, ora dall’altro, accecati dall’attaccamento al mondo sensoriale e sotto l’influenza della causa fondamentale di tutti i nostri problemi e, cioè, di non conoscerci a sufficienza, di non essere noi stessi a sufficienza, di non conoscere ala natura della nostra mente, a sufficienza. Siamo in balia degli eventi; un lieve mutare delle condizioni esteriori, qualcosa di insignificante che non va per il verso giusto, sono in grado di farci perdere completamente l’equilibrio, facendo sentire “fuori posto”. E queste emozioni negative, insieme al senso di disagio e di frustrazione hanno una valenza importantissima nella nostra vita. Possono infatti stimolare la nostra riflessione, per comprendere cosa effettivamente ci manca, in cosa abbiamo bisogno di migliorare, cosa vorremmo si realizzasse nella tua vita.
E allora! Fermiamoci! Ed ascoltiamoci! Per essere sé stessi bisogna prima imparare a parlare con sé stessi. Bisogna capire davvero cosa ci dà motivazione, cosa ci genera energia, cosa invece ci spegne, ci delude, ci amareggia.
Ecco perché diventa fondamentale scendere nel silenzio dell’introspezione per esaminare profondamente la nostra mente, sviluppando conoscenza e saggezza, al fine di percepire cosa essa contenga. Ecco perché nasce questo blog, che vuole essere sì, un piccolo mezzo per parlare di noi, delle nostre emozioni, delle nostre difficoltà e delle esperienze della nostra vita, ma vuole essere anche uno stimolo a riflettere ed a analizzare ciò che non potremmo mai comprendere realmente, e, cioè, che la nostra fondamentale emozione è l’egocentrismo.
Un egocentrismo che ci rende irrequieti, privi di pace mentale, sempre alla ricerca di conferme e accettazione sociale. Un’inquietudine generato dal fatto che ci aggrappiamo a tutto ciò che ci sta attorno (ed alla voglia di “essere un qualcuno qualsiasi, ma qualcuno“) con l’attaccamento. Ego e attaccamento inquinano la nostra mente, che, inevitabilmente, diventa agitata, annebbiata, ignorante e prevengono lo sviluppo della saggezza. Ecco perché dobbiamo affidarci al silenzio, a quel “non-stato mentale” che ci permetta di indagare in modo attento e consapevole.
E questo vale per tutti. Anche per chi sta dall’altra parte della barricata, convinto di avere tutte le protezioni più efficaci contro l’indolenza “dell’essere sé stessi” o, a maggior ragione, per coloro che amano danneggiare quelli che hanno vicino, mancando loro di rispetto, andando in collera inconsapevolmente e non essendo coscienti del proprio comportamento, di quanto esso faccia perdere la propria umanità. La mancanza di un intensa consapevolezza e di una profonda conoscenza di noi stessi, può essere riempita dalla comprensione.
Ma attenzione da dove arriva questa capacità di acquisire la comprensione. Non credete che basti comperare la soluzione dei problemi che dovete affrontare; non credete che basti andare in farmacia ed acquistare la pillolina che funga da panacea di tutti i vostri mali o andare da quelli che vi confondono per poi vendervi il LORO prodotto “tagliato su misura per voi e per risolvere magicamente i vostri guai“, o, ancora, da quelli che, con dolcissimi i giri di parole, ve la cantano e ve la suonano, dandovi consigli pratici e superficiali a questioni che sono molto più profondi delle loro stesse parole. Rendendovi, poi, solo più pigri e più ottusi.
Tutto questo meraviglioso pippone per ricollegarmi al perché, nel mio discorso iniziale, ho esordito sulla insignificanza e sulla non sussistenza della capacità di “essere sé stessi”, perché in realtà, vuol dire tutto e vuol dire niente. Esiste solo la differenza tra ciò che sei realmente e ciò che vorresti essere; il senso di oppressione, frustrazione, costrizione nasce quindi dal bisogno o dal desiderio di agire diversamente da come agisci o di essere diverso rispetto a come invece sei. E la mania di convincersi che siano i fattori esterni a limitare la tua libertà o a determinare la tua frustrazione, è alquanto malsana; è lo strumento che il tuo ego usa per narrarsi la realtà che più gli fa comodo, per trovare giustificazioni esterne all’impossibilità di esprimerti come desideri, per frenare la tua naturale propensione a migliorarti e costruirti una vita con la miglior evoluzione.
E se osservate le persone davvero libere e serene, quelle totalmente equilibrate, grate per la propria vita e per ciò che essa rappresenta, non si lamentano mai di “non essere se stesse”. Sono molto self-confident, senza arroganza. Sono disciplinate, senza estremismi. Sono stabili, appassionate, positive ed assertive.
Quindi, probabilmente, il vero segreto sta nell’esprimere, liberamente, l’esistenziale ricerca di diventare sé stessi, il profondo desiderio di essere diversi da come si è, e, nel farlo, amare totalmente quello che si percepisce essere il proprio io, in ogni momento e in ogni condizione. E per fare ciò, bisogna combattere contro le forze che possono mettere a repentaglio l’amore profondo per sé stessi, come, per esempio:
- alcune regole ferree o convinzioni limitantiche ti sono state imposte come “leggi invalicabili”;
- le ferite emotive ricevute nel passato, come l’abbandono o l’umiliazione: la costante sensazione di “non essere degno” o di “non contare nulla”;
- le paure ed abitudini che hai sviluppato nel tempo, come il timore di non essere accettato, di rimanere solo, di perdere le sicurezze che oggi hai, o l’abitudine a non mettere in discussione il tuo percorso professionale, a sottostare a qualcuno che ti opprime e via dicendo ….
Liberati da tutto questo, riconoscendo nel dettaglio quali regole ti soffocano, quali convinzioni ti limitano, quali ferite ti annullano, quali paure e quali abitudini frenano la tua massima espressione. E da qui, puoi iniziare a trovare il sentiero migliore per trovare la tua profonda essenza, ciò che desideri essere, al di là delle etichette, dei cunicoli in cui la società stessa vuole prepotentemente inserirti. L’unico vero rimedio alla tua insoddisfazione è sederti a tavolino con te stesso e riordinare i tuoi valori, le tue priorità, i tuoi desideri. Hai bisogno di capire in modo chiaro e preciso che cosa è più importante per te, che cosa non puoi fare a meno di realizzare, cosa vuoi ottenere da te e dagli altri.
Io, per esempio, ho un diario personale, in cui annoto, momento per momento, tutte le mie riflessioni e le soluzioni che mi paiono più giuste, per poi rileggerle, rivisitarle, rielaborarle, ridiscuterle, trovare quali temi tornano e quali desideri si ripetono. Mi aiutano a delineare una lista di valori importanti per me e delle caratteristiche che sento di dover sviluppare per esprimere al meglio quello che sono. Questo lavorio introspettivo, fatto con determinazione e resilienza, è sempre in evoluzione e mi porta a superare gli ostacoli, proiettandomi verso il passo successivo.
Razza, cultura e società sono parti tangibili della nostra comunità. Sono cose a cui ci sentiamo connessi a livello emotivo e psicologico e che sono in continua evoluzione. Non possiamo spiegare i nostri sentimenti di connessione con loro. Ma sappiamo che le nostre connessioni sono davvero forti.
Negare questi sentimenti non fa che indebolire la nostra capacità di essere noi stessi. E dobbiamo essere i nostri veri “sé” in modo da poter aiutare gli altri a fare lo stesso. Ecco come si inizia a creare il cambiamento. Ecco perché, in questo caso, “essere me stessa” è l’investimento più importante che abbia fatto su di me. E, ricorda alle persone che cercano di impedirti questa evoluzione – rivoluzione, che stanno limitando il loro potenziale.
@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy , MBA Metissage & Métissage SangueMisto.