Con oggi, apro una serie di confronti con voi, protagonisti e protagoniste del tema del mio blog: il mondo dei Métissage. In una visione completa, a 360 gradi, cerchiamo di scambiare esperienze tra di noi, e tra chi di questo mondo conosce poco o nulla, e riflettere su cosa significhi l’opportunità e la fortuna di essere multiculturale. Se desiderate contribuire a questa esperienza, contattatemi in privato, così ne parliamo.

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Essere multiculturale non è semplicemente quello che il dizionario “Treccani” definisce, e cioè abbracciare, comprendere o mettere in relazione culture diverse. Essere multiculturale è molto di più. È una sorta di privilegio e benedizione e che non ha pari. La maggior parte della popolazione mondiale è investita da una sorta di multiculturalismo personale, che non sempre è definita dall’educazione delle culture di appartenenza, ma di fatto, porta con sé la pluralità di esperienze con cui essa sperimenta la vita. Altri, mono-culturali, fanno l’errore di considerare la propria cultura superiore alle altre, chiudendosi in una gabbia dorata fatta di ” voi e noi”.

Conoscere bene le differenze fra le diverse culture ci rende persone più forti, preparate e ci porta a vedere il mondo da un’altra prospettiva. Lo scopo del mio blog è quello di stimolare alla riflessione coloro che ancora non sanno cosa significhi, per una sola persona, appartenere ad una pluralità di culture e gestire un’educazione personale, il più delle volte, contrastante e agli antipodi.

Sappiano di essere tutti persone speciali e differenti gli uni dagli altri. Quello che parecchi di noi non sanno è che queste stesse differenze ci rendono persone uniche, e proprio per questo bisogna conoscerle ed accettarle per avere una visione che vada oltre la propria cultura di rifermento.

La mia prima ospite, che ringrazio immensamente per la disponibilità, è Bipasa Zoo, Consulente e Project Manager Free-lance, nel settore finanziario, a Dubai.

Lascio a lei la parola.

Ciao Bipa, benvenuta! Sono davvero felice di averti qui e che tu sia la mia temeraria apripista in questo mio ambizioso progetto. Ci conosciamo dall’infanzia, anche se poi ci siamo perse nel tempo., ma non posso fare a meno di farti la classica fastidiosa domanda: “What are you?”, “Cosa sei?”, così, giusto per scaldare un po’ gli animi.

Grazie di cuore per aver pensato a me, amica mia. Alla tua domanda, molto provocatoria, e tipicamente normale, se non imbarazzante (per chi la fa), devo darti una risposta chilometrica. Sono Afro-Indi-Italo-Americana. Padre Indiano/Americano, tendente al bianco, e madre Italo/Afro-Americana, anche lei molto mixed, in nuance tendenzialmente chiara. Attualmente vivo a Dubai e mi occupo di Alta Finanza.

In che tipo di ambiente sei vissuta?

Mio padre era un business man e, io e la mia famiglia, lo abbiamo sempre seguito, per i suoi affari, in giro per il mondo. Non ho mai avuto la possibilità di vivere in un “ambiente” normalmente definito, perché, appena iniziavamo ad ambientarci in un contesto, era già ora di fare i bagagli e trasferirsi in un’altra nazione. Ho sempre, comunque, frequentato un contesto multiculturale della media alta borghesia, mai prevalentemente bianca, né prevalentemente nera. Le scuole da me seguite erano scuole Internazionali, praticate da bambini e ragazzi di molteplici nazionalità.

Che tipo di educazione hai ricevuto?

Mio padre era una persona molto religiosa (musulmano), ma non ha mai preteso che noi figli seguissimo il suo credo. Mia madre era anche lei una devota cattolica, ma difficilmente ci coinvolgeva nell’andare a messa. Erano molto ligi, però, nel pretendere che imparassimo il senso del dovere e del rispetto per il prossimo. Quindi abbiamo sempre cercato la nostra strada in modo indipendente, curiosi di tutto ciò che ci circondava ed attenti a rispettare, sempre e comunque, le idee e le spirito degli altri.

Avere avuto due genitori con devozioni religiose differenti è stata una vera opportunità, per voi. Tu come lo hai vissuto? E che rapporti hai con la religione, se ne pratichi alcuna?

La mia religione è non avere religione, ma una profonda spiritualità. Nonostante i miei fossero tendenzialmente molto osservanti e praticanti, ci hanno educati ad una visione laica della vita, senza imporci, né educarci a regole fondamentaliste e ferree e a precetti di chiesa. Siamo stati lasciati liberi di scegliere, nel tempo, la nostra strada spirituale e di avvicinarci al credo religioso che ritenevamo più consono a noi. Al di là dei dogmi e delle cerimonie, ci hanno trasmesso una visione aperta delle varie fedi, soprattutto dal punto di vista culturale. Ci hanno dato la possibilità di frequentare, indistintamente, le moschee e le parrocchie, dandoci la possibilità di conoscere a fondo il contesto religioso e sociale in cui, periodicamente, vivevamo.

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Spunta la TUA casella più corretta: °Afro-Italiana, °Afro-Europea, °Afro-Americana, °Afro-Latina, °Italo-(paese di origine), °Bianca, °Nera, °Mista, °Mulatta, °Half-Caste, °Half-Breeded, °Bi-razziale, °Multirazziale, °Altro…..(cosa?). Quale tra queste categorie usi per per definirti?

Tra tutte le tue definizioni qui, non ce n’è una che senta particolarmente mio. Anche quando compilo vari questionari, ho sempre una qualche difficoltà ad inserirmi in una casella. Le convenzioni linguistiche non sempre riescono a esprimere la complessità delle mie identità. Ed a maggior ragione evito di definirmi a tutti i costi, perché mi ci vorrebbe molto tempo e non sempre i miei interlocutori hanno la pazienza per ascoltare, e, a dirla tutta, nemmeno io ho molta voglia di intavolare una questione sulle mie identità con persone che difficilmente comprenderebbero. Posso, comunque, riassumere, il mio essere come multiculturale, nel senso che racchiude una pluralità di tradizioni e usanze molto differenti tra di loro.

Che ne pensi delle tante definizioni, molto discusse, come “Mulatta” o “Half-Caste”?

Come dici spesso tu, sono dei non-problemi. Sono parole che hanno sì un bagaglio storico e culturale, a volte spregiativo, a volte teneramente “esotico” (apriamo un’altra discussione anche su questo??), ma, fondamentalmente dipendono dal significato che viene a loro attribuito da chi le pronuncia. E come se mi dicessi che il nomignolo “Ciccia” sia terribilmente offensivo. Se ti chiamassi così, so benissimo che ci rideresti su. Magari se chiamassi Lizzo così… mi tirerebbe un bel rovescio!

Quindi non ti identifichi in nessuna categoria razziale. E come vieni accettata nei vari gruppi (“razze”, parolina insignificante, ma tecnicamente necessaria per capire di che parliamo!!)? E se non vieni accettata, che tipo di emozioni provi?

Sinceramente non ho mai avuto questi tipi di problemi. Le persone che ho frequentato e/o che hanno fatto parte della mia vita, non hanno mai avuto bisogno di identificarmi in qualche cosa per poi accettarmi. Fortunatamente hanno sempre giudicato la persona e non la pelle che indossa.

Sperimenti mai la prevalenza di una razza sull’altra?

Assolutamente no! Sono decisamente in sintonia con tutto ciò che fa parte di me.

E ti capita mai che le persone sbaglino a classificare la tua provenienza/razza?

Oh! Certo che sì! E come si fa? Nemmeno una persona con tutte le capacità di questo mondo potrebbe mai indovinare di che miscuglio sono. E trovo che la cosa sia molto divertente, perché, spesso, provoco dei grandi mal di testa e curiosità.

Sei mai in conflitto con la tua identità culturale e razziale?

Sinceramente no. Ed il motivo è quello che prima spiegavo. Sono cresciuta in un ambiente che mi ha fatto vivere la mia diversità in modo molto naturale. Quindi l’intercambiabilità è cosa decisamente normale e priva di incidenti di sorta.

Come vieni trattata dai membri della tua famiglia? Sia quella bianca che quella nera?

Molto bene, senza grossi conflitti, se non quelli normali in tutte le famiglie. Ma i conflitti non sono certo dati dal colore della mia pelle o dalla mia appartenenza razziale.

Pensi di essere discriminata perché bi-razziale? Perché? Pensi di essere privilegiata perché bi-razziale? Perché?

Paradossalmente, vengo discriminata perché donna, non perché bi razziale. Vivo in una realtà (Dubai n.d.r) in cui il maschilismo la fa da padrona ed è indubbio che vivere da donna non sia proprio così facile. E’ anche vero che nelle altre parti del mondo, la sottile discriminazione perché sei donna, continua comunque a perseguitarti. Posso anche dire che sono molto privilegiata, perché la varietà del mio essere mi permette di navigare, con molta facilità nella società e nel mondo professionale. Sviluppi una capacità di comprensione, una sensibilità particolare e una capacità di interazione e socializzazione unica, che i mono razziali non potranno mai avere. E questo è, indubbiamente, un grande, enorme, spropositato privilegio.

Sei mai stata vittima del colorismo inter-razziale o intra-razziale?

Su quello inter-razziale no, come spiegato sopra. Invece mi è capitato, sporadicamente, di venire osteggiata ed ostacolata in un contesto di colorismo intra-razziale. I pregiudizi arrivano soprattutto dai misti (e neri) che hanno una sfumatura un po’ più scura della mia, probabilmente infastiditi dal privilegio che deriva dall’avere una nuance un po’ più “passabile”. Mi è successo, per esempio, in un volo Washington-Phoenix, che una hostess di terra, nera, mi abbia ostacolato terribilmente, durante l’imbarco, perché “noi mulatte (testuali parole) pensiamo di averla più d’oro delle altre”. Questo semplicemente perché qualcuno (nero) aveva fatto un errore sedendosi nel mio posto, ma non ha voluto cambiare perché, a suo dire, l’errore era della hostess di terra. Cercando di accomodare la discussione, ne è uscita una bagarre e l’hostess in questione si rivolse a me, con piglio arrogante, pronunciando quelle parole. Rimasi allucinata per tutto il viaggio.

E tu come hai reagito?

Ovviamente non ho risposto alla provocazione per non creare ulteriore tensione, ma ho fatto chiamare il Capitano del volo e mi sono fatta assegnare un altro posto, oltre che a denunciare (solo alla linea aerea) il comportamento poco professionale della dipendente. A volte, una certa calma e soprassedere alla stupidità della gente produce più frutti di quello che pensi.

Come reagisci alle micro-aggressioni in genere? A domande o uscite tipo “posso toccarti i capelli?”, “sembri così esotica”, “non sei come gli altri misti”, “ma parli benissimo l’italiano”…..

Sinceramente non rispondo perché chi fa questo, volontariamente o meno, non merita il mio rispetto e nemmeno la mia attenzione.

Beh, ma potrebbe non sapere di fare una cosa sbagliata.

No. Sa di aprire la bocca, o muovere le mani senza connettere il cervello. E chi riesce a fare questo, significa che non si prende del tempo per riflettere e nemmeno non si prende del tempo per rispettare l’altro. E persone cose non fanno parte della mia vita. Li cancello a priori.

Ma come sei severa!! 

Non è questione di essere severa o meno. E’ questione che chi non conosce la parola rispetto non può far parte del mio cerchio. Sono molto esigente con le mie amicizie, perché io stessa, per prima, mi impegno a mantenerle vive. Domande come “Posso?”, “Come ti senti?”, “Scusa” SONO UN MUST. Non posso tollerare che si prendano determinate confidenze quando non sono io a darle!

Che messaggio ti piacerebbe dare alle nuove generazioni miste?

Lo stesso messaggio che darei a tutti i giovani, non solo miste. Che coltivino sempre le loro passioni e la curiosità verso il mondo. E che sposino profondamente le loro radici, qualsiasi esse siano. E se non hanno l’occasione di farlo da giovani, che non smettano mai di approfondire, capire e viverle. Che mai facciano l’errore di rinnegare una parte delle loro origine per il solo fatto che quel genitore non ha dato loro nulla. Invece ha dato loro una grande opportunità, quella di confrontarsi con altro che non sia il proprio recinto di casa.

Bipasa, ti ringrazio di vero cuore. Aver condiviso, con me ed il mio pubblico, la tua esperienza come persona multiculturale, è un onore di cui ti sono tanto grata. Questo mio blog è nato proprio con l’intento di essere un punto di riferimento a chi, come noi, non si sente molto rappresentato nell’ambiente in cui vive.

Ringrazio io te per l’occasione a data. Sono molto contenta di aver dedicato un mio contributo a questo blog che vuole essere un aiuto e un supporto a chi ha difficoltà di relazionarsi con la propria identità. Stai facendo un ottimo lavoro, soprattutto in posti come l’Italia, dove la parola “multiculturale” fa ancora tremare le menti. Buona vita, amica mia.

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@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder MBA Métissage Boss Academy .

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