Prefazione
Per lungo tempo hanno lavorato con zelo per farci credere che l’unico valore possibile fosse il denaro, e noi con lo stesso zelo ci siamo cascati. Ne è conseguita inevitabile la folle corsa all’accumulo, a superare il prossimo, per vincere alla lotteria della vita. Questo è il “loro” potere d’acquisto, quello che aumenta o diminuisce dietro le onde dell’economia, quello che ci è concesso solo se nelle nostre mani ci sono dei soldi. Il
denaro è potere sul prossimo, è una sicurezza esclusiva che nello stesso momento in cui ti da un vantaggio, crea uno svantaggio di uguale misura a qualcun altro. L’idea che il valore dell’uomo e di ogni sua attività possa essere contabilizzato in un controvalore in denaro, è un’illusione cinica e pericolosa, che ci limita a vivere come moderni servi della gleba al servizio di un progresso solo materiale, e solo per pochi. In sostanza, stiamo
vivendo il film di qualcun altro, quello di chi ha nei suoi server il grosso
della ricchezza mondiale.
L’economia, che oggi è un unico corpo con la finanza, è controllata dai grandi gruppi privati. Ma se il nostro valore dipende da qualcosa o qualcuno esterno a noi, allora significa che non è nostro. Il denaro che crediamo di possedere, non è nostro; il lavoro che speriamo di trovare, ci sembra ormai solo una concessione del sistema entro cui siamo costretti a vivere. Forse un giorno ci venderanno anche l’aria che respiriamo,
proprio come oggi fanno con l’acqua che beviamo.
Il nostro vero Potere d’Acquisto, coincide con la nostra libertà di scelta in quanto consumatori. Per quanto mi riguarda, è cominciato tutto facendo la spesa al supermercato, dove negli anni ho visto rappresentato il degradarsi dei principi etici nella nostra società. Ho visto dipanarsi definitivamente l’illusione del nostro caro “Natale consumistico”; ho capito lo squallore che si nasconde dietro la macchina della pubblicità; ho scoperto che dietro i sorrisi e la cordialità educata di chi sta dalla parte di chi ti chiede di consumare, spesso si nasconde il germe del male dei nostri tempi.
Ma anche noi siamo colpevoli della nostra condizione. E’ vero, esistono i poteri forti, le lobbies transnazionali, le banche e le istituzioni finanziarie private che gestiscono il denaro, c’è la corruzione pecuniaria, morale e ideologica radicata in tutti i poteri dello Stato e in ogni tipo di istituzione pubblica e privata. Ma ovunque per le strade ci siamo noi, che siamo la stragrande maggioranza, che accettiamo di abituarci ad ogni bruttura,
purché non tocchi il nostro portafoglio e il nostro privato benessere. Ci siamo ingannati da soli! La nostra vita è infestata di oggetti frivoli acquistati al mercato dei balocchi, e dentro di noi ci stiamo ammalando di un tedio sazio, di una soddisfazione esteriore, che ci spinge verso l’oblio di noi stessi e di ciò che nel profondo sogniamo.
Osservandoci al supermercato, ho imparato molto su noi uomini. Ho visto la stanchezza e la noia da una parte, la maleducazione ed ogni tipo di meschinità e disonestà dall’altra. Alla fine mi sono fatto una mia idea di come funziona l’intera fattoria degli uomini: il direttore furfante che assegna ai suoi consulenti l’incarico di studiare prezzi e posizioni dei prodotti allo scopo di ingannare i clienti, sta nutrendo lo stesso male che ci ha sottratto il controllo della moneta. I commessi che eseguono direttive scorrette, hanno anche loro una parte di responsabilità, se non altro per non aver nemmeno alzato un sopracciglio in segno di disapprovazione, in fondo sarebbe già qualcosa. Ma questa non vuole essere un’accusa nei confronti dei “commessi di supermercati”. Siamo tutti i commessi di un supermercato molto grande che si chiama sistema economico. Noi tutti,
quando commettiamo la nostra piccola scorrettezza quotidiana, anche se crediamo che si tratti solo di un’inezia di poco conto, stiamo di fatto assecondando il grande “Monopoly” di cui siamo le ignare pedine.
C’è qualcuno che da sempre gioca con noi, e noi glielo permettiamo, perché siamo assopiti e storditi, e crediamo che le nostre più profonde paure possano essere scacciate dalla distrazione del benessere materiale, o da altri tipi di oppio. Ci siamo scordati che il buon senso umano che abbiamo dentro è la forza più grande che possediamo, è la forza più temuta. Il potere che in questi anni ci sta schiacciando, arrivando materialmente a depredarci, ha un assoluto bisogno del nostro consenso.
Ce lo chiede il telegiornale della sera, scritto dai marionettisti del potere politico ed economico; ce lo chiede la pubblicità, che ci imbriglia la volontà con lo scopo di svuotare i nostri conti correnti; ce lo chiedono i partiti politici, vere e proprie agenzie di marketing al servizio dei poteri forti. In Italia, questi ultimi anni sono stati caratterizzati dalle tasse, dal rialzo dei prezzi, e da un’accanita speculazione su tutto. E ancora sembra che non si vogliano fermare. Abbiamo scoperto una brutta Italia, che non credevamo esistesse. Abbiamo assaggiato la severità del sistema statale, che all’occorrenza, per rimpinguare le casse dell’erario, non esita a legiferare contro l’intero popolo, anche contro i meno abbienti. Abbiamo compreso quante e quanto grandi possano essere le falle del diritto – che per lo meno in astratto credevamo sacro – tanto che sembra ormai di
vivere in un regime più che in un sistema democratico, nonostante si voti ancora.
In questi anni siamo stati umiliati, e non solo dall’Europa o dai governi nazionali. Le amministrazioni locali hanno raccolto immediatamente l’invito dei governi centrali ad alzare le tasse, senza altro scopo che quello di soddisfare la voracità delle clientele e dei gruppi privati, che nel complesso rappresentano la gran parte dell’intera spesa pubblica. La privatizzazione di ogni aspetto della spesa pubblica nazionale e locale, è una strada
maestra che viene percorsa in modo dogmatico, quasi in religioso silenzio. Ci stiamo svendendo ad un sistema capitalistico privato, che finirà per ultimare una forma di controllo di tipo neo-feudale, dove le multinazionali saranno i feudi, e noi consumatori i moderni “servi della gleba”.
Eppure il nostro Potere d’Acquisto, se solo decidessimo di usarlo, sarebbe grande! Non sarà forse l’arma per vincere ogni male, ma il consumismo selvaggio che ci sta minacciando, quello sì. Rinunciamo ai beni dell’industria del futile, evitiamo di indebitarci per acquistare una macchina costosa, non acquistiamo merce scadente o cibo che viene da lontano. Il mostro che ci sta rovinando, sta avanzando con il nostro permesso, e fino a qualche anno fa perfino con il nostro entusiasmo. Per capire che il “Potere d’Acquisto” esiste veramente, immaginiamo che cosa potremmo fare noi consumatori di un marchio aziendale multinazionale, se solo decidessimo in massa di rinunciare, per quanto possibile, ai suoi prodotti. Noi siamo la vera forza che da sempre temono, solo che non lo sappiamo ancora, e soprattutto non riusciamo a metterci d’accordo, perché siamo divisi.
Forse il tempo della rivoluzione pacifica che stiamo aspettando, non è ancora questo. Non sappiamo se si tratti di aspettare anni o decenni. Ma il risultato del cambiamento lo vediamo già molto nitido nei nostri sogni. Siamo già in tanti a sognare un mondo migliore, non dobbiamo avere paura di dirlo, così, con parole semplici. I social networks sono pieni di visionari come noi, che condividono freneticamente immagini meravigliose, massime di saggezza, fotografie di denuncia delle brutture del mondo. Solo
una decina di anni fa, non avremmo mai immaginato che tanta gente potesse avere tali “slanci di speranza” verso una società più giusta. Non è però facile tradurre nella pratica i propositi astratti dell’anima, che deve lottare contro la paura, il bisogno, l’egoismo. Nella dura realtà della società di oggi, sembra ancora che i vincitori siano sempre loro: i
disonesti e i criminali di ogni rango, dentro e fuori le istituzioni. Speriamo tuttavia che sia solo il parossismo della malattia che per tanti anni abbiamo incubato: il consumismo, un’allucinazione che divora il nostro valore materiale e i nostri pensieri. Speriamo che il nostro sogno possa un giorno attraversare la barriera che ancora esiste tra il dentro e il fuori dell’uomo, così che possa materializzarsi concretamente nella nostra società.
Grazie a tutti, Mauro Vanzini.
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