Che ci piaccia o no, tutti noi commettiamo degli errori. Per arrivare a maturare una certa esperienza nella vita, bisogna prendere delle decisioni e fare moltissime scelte, spesso non proprio le migliori. Quante volte ci siamo rimproverati perché abbiamo scelto il lavoro sbagliato, ci siamo innamorati della persona sbagliata o abbiamo fatto un investimento disastroso, trovandoci assolutamente inermi e dovendo ricominciare tutto daccapo? O, peggio, investiti dai pensieri più bui, rimuginiamo su quanto tempo abbiamo perso e come abbiamo sprecato la nostra vita, procrastinando una reazione immediata al blocco in cui siamo piombati?
Poi arrivano le varie filosofie che ci spiegano quanto ogni decisione sbagliata, ogni errore e ogni fallimento abbiano sempre un senso. Come ogni errore contribuisca a renderci le persone che eravamo destinati ad essere, come se tutto questo bagaglio fosse meno pesante per il solo fatto che ci impartisce le lezioni da tenere nel nostro futuro. Diventare più forti, ci dicono, si impara a discernere, a non farsi illusioni, ma soprattutto a correggere il tiro prima che sia troppo tardi.
A nessuno piace ammettere di aver sbagliato, soprattutto quando si tratta di un errore significativo. I perfezionisti, poi, sono completamente paralizzati dal timore di poter sbagliare qualcosa ancor prima di agire.
Una delle abitudini mentali che trovo più diffusa tra le persone che conosco è la paura dell’errore. La maggior parte di loro è cresciuta pensando che gli errori siano dannosi e che dovrebbero essere evitati a tutti i costi. A scuola, ad esempio, tendiamo a correlare gli errori con la scarsa intelligenza e il fallimento. Fondamentalmente, l’idea ricorrente è che più ne facciamo, meno siamo capaci.
Per altri, invece, tra cui ci sono io, gli errori sono opportunità per imparare qualcosa di nuovo. Invece di crogiolarci su come evitarli, si coltiva l’arte di trasformare un errore in un’opportunità per acquisire saggezza. Sebbene gli errori siano raramente esperienze piacevoli e la tentazione di trascorrere la maggior parte della vita cercando di evitarli a tutti i costi è forte, gli errori del passato possono davvero essere considerati come doni in relazione alle nostre esperienze presenti. Se sembrano essere al di fuori del nostro controllo, abbiamo l’ultima parola su come scegliamo di percepirli e quindi di viverli. Anche se l’effettivo commettere l’errore può essere involontario, ciò che facciamo in seguito non deve esserlo per forza.
La tentazione della negazione, della colpa e della giustificazione: prendere coscienza delle nostre reazioni.
All’inizio non è per nulla facile imparare dagli errori. Se ricadiamo spesso negli stessi sbagli, in fondo, dobbiamo capirne le ragioni. Possiamo provare all’infinito a non farne, cercare di tenere tutto sotto controllo, ma l’unico modo per evitare di perseverare nell’errore è imparare a conoscerci meglio. Solo dopo aver capito cosa ci spinge ad agire in un certo modo, potremo individuare il momento in cui sta per succedere di nuovo e scegliere cosa fare. Ogni errore può diventare la base su cui lavorare per migliorare se stessi. Rimuginare sugli errori per mettersi in discussione è importante, evitando però di avere un atteggiamento autodistruttivo.
Sin da bambini ci hanno insegnato la differenza fra giusto e sbagliato, demonizzando gli errori: è del tutto normale che poi odiamo commetterne! Prima di poter imparare dai nostri errori, dobbiamo diventare consapevoli di come reagiamo ad essi. La buona notizia è che tutto ciò che serve è onestà.
Avete notato come dinnanzi agli errori troviamo questi tipi di personaggi?
Il Bugiardo: “Non so come sia successo.”
Il Biasimatore: “I clienti sono troppo stupidi per acquistare il mio prodotto“.
Il Giustificatore: “Comunque, non volevo davvero avere successo.”
L’Arrendevole:“Te l’avevo detto che non avrebbe mai funzionato. È troppo complicato, mi arrendo. ”
Il Negazionista: “No. Non c’è nulla di sbagliato. Quale errore? Le cose andranno bene. ”
La vita non è una formula e nemmeno lo è la strada per il successo; quindi gli errori sono inevitabili.
Sebbene la parola “errore” abbia spesso un significato negativo, merita una connotazione più positiva. Gli errori sono errori, sì, ma sono anche opportunità di crescita, apprendimento e sviluppo. La vita elargisce, a piene mani, l’opportunità di correre rischi, commettere errori e creare la giusta confusione per permetterci di riallinearci e trovare la nostra centralità.
Ammettere i propri errori è uno dei primi passi che ci insegna la responsabilità.
Una componente importante di tutti i principi di una personalità (coraggio, integrità, leadership, curiosità e interesse) è la consapevolezza che ogni persona è responsabile delle proprie azioni e ogni azione ha una conseguenza (sia essa buona o cattiva). È facile accettare la responsabilità di qualcosa fatto bene, ma molto più difficile ammettere di averla fatta male. Accettare la responsabilità dei propri errori è importante tanto quanto essere orgogliosi dei propri successi. Gli errori sono inevitabili, ma dimostrare responsabilità e maturità morale è una scelta.
Reagire in modo disperato dinnanzi agli errori, a lungo andare, non ci porta assolutamente da nessuna parte. Ci mantiene, invece, in uno stato di disagio, rabbia e negatività generale. Queste reazioni spesso derivano dal non sapere come affrontare la situazione, piuttosto che dall’agire in malafede, quindi non ha davvero senso picchiare la testa contro il muro. La buona notizia è che una volta che iniziamo a riconoscere questi stati, possiamo superarli molto rapidamente, eliminando situazioni difficili, faide in corso e confusione inutile sul nascere.
Dopo il passaggio iniziale, il “passaggio dell’onestà con sé stessi“, e dopo essersi resi conto che abbiamo commesso un errore, è il momento di fare una scelta. Quello che scegliamo di fare dopo dipende interamente da noi, ma fa una differenza fondamentale nelle nostre vite e in quelle degli altri.
Possiamo sederci piangendoci addosso o credendo di avere ragione, oppure possiamo prendere il controllo del nostro pensiero e chiederci quale lezione inestimabile possiamo imparare dall’errore, per non doverlo fare di nuovo.
Una scelta consapevole per imparare e aprire nuovi mondi
Se accettiamo di riconoscere gli errori, vedendole per quello che sono veramente, e poi scegliamo di rimanere lucidi durante questi eventi, mentre imbocchiamo la strada maestra, dandoci l’opportunità di imparare qualcosa che non sapevamo prima, piuttosto che aggrapparci o evitare una brutta esperienza, i nostri orizzonti possono espandersi notevolmente.
Ti ricordi quando imparavi ad andare in bicicletta? Ti ricordi la frustrazione che provavi mentre lottavi per rimanere in sella ed invece, immancabilmente cadevi? Un errore dopo l’altro e, all’improvviso, smetti di cadere, inizi a pedalare, la bici inizia a girare e poi, come per magia, ti si apre un mondo completamente nuovo. Questa è la magia che si trova negli errori.
Più commettiamo errori e dedichiamo tempo per imparare da loro, meno li evitiamo. Meglio ancora, più magia abbiamo nelle nostre vite, evitando così l’errore più grande di tutti …
L’errore più grande di tutti
Quelli che percepiscono gli errori in modo negativo, hanno la tendenza a commetterne a iosa, ma poi non riescono a trovare la lezione celata in essi. Questo è il motivo per cui vediamo così tante persone che fanno gli stessi errori più e più volte, non riuscendo a capire cosa possono imparare da loro.
Peggio ancora, possiamo cercare di evitare di commettere errori del tutto, che è l’errore più grande di tutti. Se una persona dice “quello che ho imparato è che non lo farò mai più“, probabilmente non ha imparato molto. Troppe persone vivono in un mondo dove continuano a ripetersi ” Non lo farò mai più “, invece di dire “Sono contento che sia successo, perché ho imparato questo o quello da quell’esperienza.”
Apparentemente non abbiamo molto potere sugli eventi o sulle persone coinvolte, ma possiamo, se lo scegliamo, avere un potere assoluto sulla nostra percezione della vita, e quindi su noi stessi. Questo non significa negare il dolore o il rimpianto che potremmo provare, poiché quei sentimenti fanno parte del processo. Non significa, nemmeno, negare il coinvolgimento di altre persone nella situazione. Ciò che significa è avere l’ultima parola su come vivrai personalmente l’esperienza e come ne uscirai fuori.
Essere arrabbiato o nutrire rancore nei confronti di un’altra persona [o situazione] è come essere arrabbiato con la bicicletta perché sei caduto una o due volte mentre cercavi di imparare qualcosa di nuovo.
Naturalmente, anche noi possiamo beneficiare, in modo significativo, di ciò che gli altri hanno già imparato dai loro errori. In effetti, questo è un modo sicuro per evitarne una quantità considerevole, a patto che rimaniamo aperti alla nostra esperienza di vita, non cerchiamo rifugio interamente in quella degli altri e accettiamo il fatto che è giusto farne anche noi. Il punto non è cercare un errore per il gusto di farlo, ma piuttosto sviluppare la capacità di conviverci – se e quando si verifica – e quindi rimanere aperti alla vita. Ci sono delle dinamiche che ci permettono di espandere i nostri orizzonti fisici o di diminuirli. Invece di avere paura di fallire, comprendo che commettere errori è il modo in cui siamo stati progettati per imparare. Se non riusciamo a commettere errori, o li facciamo e non impariamo da essi, la magia svanisce dalla vita. La vita regredisce e diventa più piccola, invece di essere più espansiva e piena di magia. Non solo il potenziale che caratterizza il modo in cui scegliamo di relazionarci a un errore apre nuovi mondi, ma alla fine ci rende più felici.
Accettare il fatto di fare errori, alla fine, ci rende più sereni
Pare paradossale, ma ogni volta che commetto un errore, invece di deprimermi, cerco di essere più determinata e più saggia, perché so che ho acquisito ulteriore esperienza, che ho imparato qualcosa di nuovo su me stessa e, spesso, incontro nuove persone che altrimenti non avrei mai incontrato. Alla fine della giornata, dovremo fare i conti con gli errori, ma sarà la nostra scelta su come li viviamo, a determinare il loro valore. Se ci ricordiamo di riconoscere il colpevole, il negazionista, il giustificatore, il perdente e/o il bugiardo, e cogliamo l’occasione per vederli per quello che sono, possiamo rivendicare la nostra responsabilità e influenza sulla situazione. Possiamo imparare e sperimentare effettivamente una maggiore serenità.
Gli errori ci mostrano cosa apprezziamo.
Le conseguenze dei tuoi errori aiutano a chiarire ciò che apprezziamo. Sulla scia di un errore, potresti essere sorpreso nel ritrovarti ad essere preoccupato per qualcosa, più di quanto avresti mai pensato; in questo caso l’errore ti ha concesso chiarezza sulle cose che contano veramente per te.
Ad esempio, potresti trovarti di fronte a una scelta in cui entrambe le opzioni ti sono sconosciute (ad esempio “Dovrei andare all’Università subito dopo il diploma o dovrei prendere un anno sabbatico per viaggiare all’estero?“). Sebbene tu abbia ampiamente valutato i pro e i contro di entrambi, non hai avuto abbastanza esperienza con nessuno dei due per prendere una decisione consapevole ed informato su ciò che sarà giusto per te. Se scegli di entrare all’università e ti ritrovi a desiderare di aver viaggiato, saprai che apprezzi l’avventura. Se scegli di viaggiare e ti accorgi di avere nostalgia di casa e di desiderare una direzione chiara, saprai che apprezzi la stabilità. Anche se potresti sentirti come se avessi “fatto un errore“, esci dall’esperienza con una comprensione arricchita di chi sei, cosa vuoi e cosa apprezzi, che può informare il tuo processo decisionale la prossima volta.
Gli errori possono portare a risultati fortuiti.
Sebbene concentrarsi su un obiettivo sia importante, è importante avere ampi orizzonti e una mente aperta mentre si lavora. Alcune delle invenzioni e scoperte più importanti del nostro tempo sono state fatte perché sono stati commessi degli errori e gli inventori hanno colto quell’errore come un’opportunità. Ecco alcuni esempi famosi di come l’errore è diventato eccellenza:
– Sir Alexander Fleming lavorava su colture di batteri, cercando di sviluppare un antibiotico naturale. Nel suo laboratorio teneva con premura i suoi batteri, li curava come animaletti domestici, in attesa di trovare il modo più efficace per ucciderli. Ma non ci riusciva, e nel 1928 si prese qualche giorno di vacanza con la moglie, lasciando nel laboratorio le sue colture. Al suo ritorno, notò che uno dei vetrini su cui proliferavano i batteri era diverso dagli altri: al centro era sporco, gli era cresciuta sopra un po’ di muffa, e intorno a quella muffa i batteri non riuscivano a crescere. Eccola lì, la penicillina, il più importante antibiotico che la scienza medica abbia isolato durante il secolo scorso.
– Il chimico e farmacista inglese John Walker scoprì il fiammifero a strofinamento per puro caso nel 1826. Mentre stava agitando una miscela di sostanze chimiche a base di solfuro di antimonio, clorato di potassio, gomma e amido, si accorse che una piccola goccia del composto si era seccata su un bastoncino di legno: quando cercò di raschiarla via si sprigionò una scintilla! Walker battezzò la sua invenzione casuale “luci di attrito”.
– Wilson Greatbatch commise l’errore di installare il resistore sbagliato su un dispositivo utilizzato per registrare i suoni cardiaci. Questo errore ha portato all’invenzione del pacemaker.
– E che dire dell’errore più clamoroso in tutta la storia della scienza, quello in cui cadde Cristoforo Colombo, il quale scoprì un nuovo continente senza rendersene conto? O di John Pemberton che aggiunse un ingrediente sbagliato a una bevanda che doveva togliere il mal di testa e ne uscì la Coca-Cola? O, ancora, il chimico Ascanio Sobrero, che perse il suo laboratorio – saltato in aria durante un esperimento – ma scoprì i poteri esplosivi della nitroglicerina? O del medico, John Harvey Kellogg, che si dilettava a sperimentare ricette vegane, nella convinzione che solo con una dieta povera di grassi animali i suoi pazienti potessero rimettersi in salute ed invece ne uscirono i famosi corn flakes? E tra le tante scoperte casuali, trovo la storia di George Crum, un cuoco americano di origini indiane, esilarante. Si narra infatti che, un giorno, un cliente troppo esigente nel ristorante dove lavorava, mandò indietro, per ben tre volte, un piatto di patatine fritte perché, a suo dire, erano immangiabili. Crum, per vendicarsi, tagliò le patate a fettine sottilissime in modo che una volta fritte fossero cosi dure da non poter essere infilzate con la forchetta, e le servì all’uomo aggiungendovi tanto sale. Ma, a sorpresa, il cliente, invece di mandarle indietro per la quarta volta, le apprezzò molto e le divorò. Cosi il cuoco provò a riproporle, questa volta non per scherzo, ad altri clienti e in breve il ristorante divenne famoso. Nacquero così le Chips.
Gli errori non sembrano sempre opportunità di crescita o portatori di un’importante lezione di vita. Il più delle volte, si vivono come … errori, appunto. Tuttavia, una persona che riconosce gli errori come possibilità di sviluppo è una persona che trasforma un errore in maturazione ed evoluzione. Bisogna riconoscere che si è commesso un errore, assumersene la responsabilità, usare audacia e sincerità, per correggerlo e, poi, procedere con la nuova esperienza di vita. Gli errori sono una componente vitale del processo di apprendimento, quindi non bisogna abbattersi!
Gli errori ci ricordano la nostra natura umana.
Uno dei motivi per cui la parola “errore” ha una connotazione così negativa ad essa collegata è perché le persone la associano ad altre parole che durano molto più a lungo di un errore – parole come “imperfetto” e “debole“. Ma commettere un errore e affrontare le conseguenze è un’esperienza umiliante e umanizzante. Tutti, in un modo o nell’altro, temono il fallimento – e assolutamente tutti sperimentano il fallimento. È una parte dell’esperienza umana, naturale come i capelli che crescono sulla tua testa. Quando sei molto sotto pressione, è piuttosto facile voler mirare alla perfezione a tutti i costi. Gli atleti vogliono fare prestazioni perfette. I musicisti vogliono suonare in modo perfetto. Gli accademici vogliono ottenere il 100%. Ma tu, né nessuno prima di te, è un supereroe. Non dovresti agitarti per essere l’impossibile; piuttosto, mettiti a tuo agio con il fatto che non puoi essere perfetto e poniti in modo che gli errori possano essere utilizzati al meglio per la tua crescita.
Un errore può ricordarti che va bene fare uno sbaglio o un errore di calcolo di tanto in tanto, e che, anche se ne fai molti, sei comunque degno di essere amato, di sentirti sicuro e di fare bene le cose a cui aspiri fare bene. Fare errori fa tutto parte della curva di apprendimento che porta al successo e all’eccellenza. Tutti i professionisti, questo, lo hanno capito.
Nel riflettere su quanto hai appena letto, prova a ragionare sulla tua vera relazione con gli errori: sono sicura che scoprirai sfumature della tua personalità che non avevi ancora considerato. Prova a chiederti:
– quale, tra le varie personalità sopraelencate (Il bugiardo, Il biasimatore, Il giustificatore, l’arrendevole, Il negazionista) ha la tendenza a riaffiorare più spesso nella tua testa?
– quando consideri un errore del passato, cosa c’è di buono in quella situazione che potresti non vedere?
– se sei arrabbiato con qualcuno o con te stesso, quale lezione puoi imparare ed esserne grato?
– quali sono i tuoi atteggiamenti nei confronti del rischio, degli errori e dell’apprendimento?
– quali sono gli atteggiamenti delle persone intorno a te riguardo al rischio, agli errori e all’apprendimento?
Dunque, chi fa, sbaglia, è naturale, ma per quanto ne siamo consapevoli, dopo un errore ci rimane una sorta di riverbero emotivo che interferisce negativamente sulle nostre azioni fino, purtroppo, a bloccarle.
Come lavorare su questa frustrazione?
- Fermati prima di reagire. Quando noti che ti stai arrabbiando, prenditi un momento di consapevolezza – o una pausa più lunga per “raffreddarti” – questo può darti lo spazio che ti serve per calmarti prima di rispondere. E uno stato di maggior calma ti rende più chiaro, così da essere anche più ragionevole. Una miglior consapevolezza di sé ti dà maggiore autocontrollo emotivo.
- Assumi una visione più ampia, oltre questo particolare momento. Ricordati che ognuno ha il potenziale per imparare. Se non ti dai la possibilità di capire, a causa di un errore, stai distruggendo la sua possibilità di imparare e crescere.
- Se sono gli altri ad aver commesso un errore nei tuoi riguardi, entra in empatia. Prova a vedere la situazione dal loro punto di vista. Potresti vedere le ragioni per le quali hanno agito in quel modo – cose che non potresti notare se avessi solo una reazione istintiva. Ciò ti permette di comprendere il loro punto di vista, mantenendo comunque la tua posizione.
In conclusione, “sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico”, frase spesso abusata, che si rifà sostanzialmente, anche se non in modo letterale, a un’espressione, quanto mai vera, di Sant’Agostino, con la quale si cerca di attenuare una colpa, un errore, purché sporadico e non ripetuto. Il significato vero si basa sul fatto che l’errare è parte della natura umana, ma non può essere inteso come attenuante di responsabilità per una reiterazione dello sbaglio, quanto piuttosto un mezzo per imparare dall’esperienza. Visto che l’errore è intrinseco nell’essere umano e prima o poi viene commesso, il rimedio è, non cercare le colpe, ma dichiarare la propria responsabilità e pensare alla soluzione possibile, anche quando richiede dei sacrifici.
Assumersi le proprie responsabilità non vuol dire però solo trovare una soluzione per risolvere l’errore commesso. Ma significa anche imparare dai propri errori. Imparare dai propri errori è il migliore degli insegnamenti possibili. Perché hai acquisito una conoscenza facendone esperienza diretta. Sul campo, come si dice. Inoltre, se perseveri, se rifai lo stesso errore significa che non stai progredendo e noi, invece, vogliamo evolverci continuamente. È la natura stessa che te lo chiede. Pensate, anche gli animali hanno imparato che il fuoco brucia e se ne tengono ben distanti.
Imparare dai propri errori significa anche fare un passo ulteriore verso il proprio successo. Nel mondo moderno il successo, in qualsiasi ambito della vita e, quindi, anche in quello lavorativo, si ottiene solo uscendo dalla propria comfort zone. Perché? Proprio perché quando si esce dalla propria zona di comfort, è lì che si trovano le soluzioni ai problemi. Assumersi le proprie responsabilità, risolvere il problema e imparare dal proprio errore ti porta al di fuori da ciò che era tua abitudine in precedenza.
@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy , MBA Metissage & Métissage Sangue Misto. Mi trovi anche sul Canale Telegram, e su ClubHouse come @wizzylu.