La negazione della propria bianchitudine.

Ovvero, com'è che, metà nero più metà bianco, a volte, è uguale al nero e talvolta è uguale al bi-razziale, ma raramente, se non mai, sembra essere uguale al bianco?

 

Sia ben chiaro che lo scopo del Progetto Métissage Sangue Misto è quello di CELEBRARE il valore intrinseco di tutti gli esseri umani, di EQUIPAGGIARE le persone con le strategie e gli strumenti per smantellare ogni forma di fanatismo, di ABBRACCIARE le differenze percepite dall’umanità come aspetti da valutare, non da temere, ed, infine, di ISPIRARE le persone a rispettarsi ed  amarsi.

 

Le conversazioni sulla discriminazione, di qualsiasi natura esse siano, sono molto impegnative, ma necessarie per raggiungere uno status di uguaglianza. Quando entrambe le parti comunicano tra loro con rispetto, cura, attenzione, e praticano l’ascolto attivo, i danni interpersonali possono essere mitigati.

 

Una volta che vedi qualcuno come umano, non puoi mai smettere di vedere la sua umanità.

 

Succede, però, che, certe mattine, ti alzi con interrogativi a cui, davvero,  non sai dare risposte. Ti arrabatti inutilmente alla ricerca di un senso razionale a certi atteggiamenti ed a certe prese di posizione, e, ancora fatichi a trovare il bandolo della matassa.

 

Chiami in aiuto l’ambito delle scelte emozionali, allora, nella speranza di trovare lì una qualche sorta di lume, ma ti scontri con la fatica di accanirsi sul confronto  con persone che sanno scolpire solo momenti di sciatteria, consegnandoci  a pensieri grotteschi su come combattere le proprie battaglie.

 

Siamo sprofondati in un clima di anestetizzazione permanente del senso critico individuale a favore di un conformismo dilagante e questo consegna a certi individui, l’arroganza di decidere, per gli altri, cosa sia giusto o no, di manipolare, con ipocrisia e mezze verità, una visione del mondo in cui tutto dipende dalla propria scelta di definizione e guai a non accettare una mentalità basata sull’esasperazione dei così detti diritti, a prescindere.

 

Ma facciamo tre passi indietro.

 

South Korean painter KwangHo Shin

 

Qualche giorno fa, alcune persone bi-razziali (combinazione bianco/nero),  hanno chiesto di entrare nella Community di Métissage Sangue Misto, una Community composta da persone che ruotano intorno al mondo del metissaggio, della bi-multiculturalità e della bi-multi-razzialità. Quindi, per inciso, una piattaforma dedicata a chi è Métissage (persone miste, di diverse culture, razze e origini), a chi le educa/cresce/istruisce ed a chi condivide la propria vita intima/privata/famigliare con noi.

 

Chiaro il fatto che questo gruppo, come il Blog da cui è originato, NON ha la funzione di osannare, esasperare e proclamare l’orgoglio delle persone miste, o, peggio di creare una sorta di ghetto segregante, dove rinchiuderci e auto-flagellarci sulle nostre problematiche, facendoci cullare in quella sorta di vittimismo che, per molti, dovrebbe regalarci la salvezza dalle tenebre più oscure. Tutt’altro! La visione, la mission e lo scopo di questa Community è molto più terra-terra; talmente terra-terra che sfugge alla comprensione persino dei diretti interessati. Una finalità ben più semplice e coinvolgente e, cioè, quello di abbracciare l’intera storia delle nostre bi-multi-origini e di voler essere un punto fermo di esperienze, riflessioni, confronto e di vita vera.

 

Fatto sta che, dopo le classiche domande di rito e di presentazione agli amministratori, i suddetti vengono accettati nel gruppo, per poi uscirne, dopo nemmeno 24 ore, con una nota tanto laconica quanto insulsa. E volete sapere che giustificazione hanno dato? Testualmente, che “il gruppo non incontra la NOSTRA coerenza di lotta politica, perché ALL’INTERNO VI SONO PERSONE BIANCHE,  di conseguenza, se VUOI la nostra presenza nel gruppo, DEVI rivedere la posizione degli intrusi” (la parola “intrusi” l’ho usata io, per dare il senso al loro “persone bianche non gradite”).

 

Boooooom! Una trentina di parole, estrapolate da una serie di discorsi integraliste, tipiche di un regime antidemocratico, in cui la realtà viene completamente sfalsata e negata nella sua tangibilità, ma che, all’occorrenza, la si tira fuori, senza alcuna voglia di avere un confronto. Praticamente, così è stato deciso e così dovrà essere, ed io non ho diritto di replica!

 

Bene! Il diritto di replica ce l’ho, che piaccia o no.  Ed eccola qui! Replica pubblica, convinta e per nulla intimidatoria.

 

Sono nata e cresciuta in un regime dittatoriale, come sono cresciuta, altrettanto con grande consapevolezza, in un regime democratico, dove la libertà ha il sapore dell’opportunità, del rispetto e del valore più assoluto per ogni essere umano. Alias, NON HO PAURA DI ALCUNO e tanto meno di certe intimidazioni da asilo nido. Non saranno certo una trentina di parole buttate là “alla picchio” a tapparmi la bocca e, magari, come si vorrebbe, sottomettermi a ciò che, ingiustamente, è giusto per un gruppetto di facinorosi senza arte né parte. Ho pure una certa età, che potrà anche non voler dire nulla per i pivellini, ma l’esperienza che accompagna quell’età è inimmaginabile nella testa di chiunque non abbia condiviso la mia stessa vita! Detto questo, e sottolineato il fatto che per me, le idee di tutti vanno rispettate e considerate, rimane altrettanto un punto fermo, e, cioè, che ho la possibilità, il diritto e l’autorità (come ogni singolo essere umano su questo pianeta) di esprimere(NON GIUDICARE!!!) le mie più intime opinioni, dissentendo, se aggrada, secondo la propria moralità, etica e capacità riflessiva.

 

Ora, ciò che per me pare tanto assurdo, per altri significherà l’apoteosi di tutte le giustizie mai applicate. Lo scopo del mio Blog è talmente palese da non fugare alcun dubbio né incomprensione di sorta. Non mi si può dire che non è chiara la mission. Mi si potrà obiettare, semmai di non averla compresa, perché effettivamente, richiede una capacità di empatia e di superamento di certi blocchi mentali a cui, tanti (troppi) sono ancora aggrappati. Ma, allora, il problema sta da un’altra parte, non certo dalla chiarezza o meno dell’intento del mio Magazine.

 

Denis Sarazhin – Pantomime No. 9 (2017)

 

Nonostante questo, l’accusa che mi si fa è che una Comunità per misti non DEVE avere persone bianche al suo interno. Nere sì, ma non bianche. Quindi, ne deduco, una sorta di segregazione e di ghettizzazione inserito in un contesto mondiale molto più ampio, ove sono stata invitata ad adeguarmi ad un multiculturalismo inteso come ideologia aggressiva a tutela delle lobby che rappresentano le minoranze; dove mi è richiesto di unirmi alla cultura del piagnisteo, che attribuisce ogni frustrazione delle persone a presunti traumi inflitti dalla società; una cultura che collega ogni insuccesso del singolo alle discriminazioni subite storicamente in quanto membro di una minoranza. Dove qualunque confronto e qualunque dibattito, sulla base delle idee, è etichettato come forma di micro-aggressione da cui le minoranze vanno tutelate tramite l’iper-regolamentazione linguistica e comportamentale. E, se, malauguratamente, osi esprimere la tua opinione contraria, se sei indisponibile al permissivismo e alla prodigalità all’ingrosso e al buonismo, eccoti nell’occhio del ciclone, esposta alla disapprovazione di tutti e, non potendoti tacciare di razzismo, per ovvie ragioni cromatiche, apriti cielo! Diventi lo zio Tom della situazione, o peggio, e questa davvero non l’ho mai capita, “il negro da cortile” tanto decantato da Malcom X. E qui scatta il ricatto morale.

 

No! Questo non è il genere di inclusione che intendo e che applico quotidianamente, nonostante sia perennemente oggetto di discriminazioni, micro-aggressioni e vessazioni di ogni sorta per il colore della mia pelle.

 

Due sono i punti che vorrei chiarire, a fronte di questa sentenza emanata dalla suprema corte di queste persone (bi-razziali), a loro dire, paladini delle ingiustizie e delle discriminazioni verso i Black Italians. Riconsideriamo la frase: “il gruppo (Métissage Sangue Misto) non incontra la NOSTRA coerenza di lotta politica, perché all’interno vi sono persone bianche, di conseguenza, se VUOI la nostra presenza nel gruppo, DEVI rivedere la posizione degli intrusi

 

1) La domanda mi nasce spontanea: che c’entra il mio Blog con la lotta politica? Siamo sicuri di aver dato la giusta attenzione a ciò che cerco di realizzare, da più di otto anni? O siamo alle solite, dove la superficialità domina ogni tentativo di comprensione dell’altro e dove la parola “confusione” diventa la giustificazione più ovvia per concetti e pensieri che non sono in grado di concepire né capire? Dobbiamo, per forza,  negare la teoria secondo cui il pregiudizio è una faccenda molto complicata che si nutre di fattore politici, culturali e religiosi, e che quindi, vi siano persone, come la sottoscritta, che rifugge a gambe levate qualsiasi provocazione e/o tentativo di trascinarmi in discussioni estenuanti che, per me, non hanno logica né utilità individuale?

 

 

Vorrei chiarire una volta per tutte che questo è un luogo pacifico e aperto, di confronto e di condivisione, su tutti gli argomenti che possono intersecare con l’essere persone miste ed ovviamente rivolto a persone che con il mondo dei Métissage ha a che fare ogni santo giorno. E queste persone possono essere di qualsiasi “ceppo razziale“, bianche, nere, gialle e blu. Non si prefigge alcun obiettivo politico e, tantomeno, non è disposto a farsi strumentalizzare da alcuno (quel “SE VUOI, DEVI” sa tanto di ricatto da bassa lega!) né per nessuna ragione al mondo. Non facciamo propaganda (anche se, in realtà, simpatizziamo ed appoggiamo qualsiasi realtà lotti CONTRO ogni tipo di discriminazione, con convinzione e con piccole grandi azioni quotidiane, senza ricorrere a chimere dialettiche e pensieri balzani campati in aria!). Il senso di “cambiare il mondo” (io preferisco essere un tantino più realista e mirerei a cambiare l’attuale stato delle cose, nel mio piccolo) non passa attraverso la censura, la segregazione e la ghettizzazione, né tanto meno attraverso la strumentalizzazione della cultura, intesa non più come pura conoscenza, ma come strumento per intorpidire le coscienze e renderci corresponsabili delle società in cui viviamo.

 

Si può parlare (e agire di conseguenza)  di razzismo e di ingiustizie senza  erigersi a giudici supremi di qualsiasi idea contraria e senza pretendere, arrogantemente, di avere ed essere l’unica voce in capitolo.

 

David Theron

 

Viviamo su un pianeta basato sulla nozione di razza e questo, intascatevelo, non cambierà mai, se non tra qualche millennio (forse!), quando avremo altri strumenti di catalogazione, al momento inconcepibili. Le razze, di per sé, esistono, come concetto classificatorio, non discriminatorio. Chi vi vede discrimine (nella parola in sé) deve interrogarsi sul suo concetto profondo e sulle sue emozioni nei confronti del diverso, non pretendere di cancellare il concetto di razza dai vocabolari solo perché nel mondo c’è stato e c’è il razzismo, che è giudizio con significato diverso da quello di razza. Ricordiamoci sempre che chi immagina il diavolo, è perché lo concepisce. Una civiltà che nega le evidenze è una sotto-civiltà in stato profondo di nevrosi. Io le diverse razze le vedo, colgo le sfumature, le diversità. Ed è bello vederle, anziché distruggere la loro bellezza e la loro ricchezza in nome della negazione della diversità. Altra cosa è discriminare IN NOME delle razze.

 

 

2) Devo fare, obbligatoriamente ( e finalmente ne ho l’occasione!!) una considerazione sul significato di essere Métissage, Misto, Bi-Multi-razziale. Essere Bi-razziale significa essere “geneticamente” composto da due razze diverse, nella stessa identità percentuale.  Pertanto è “biologicamente” impossibile per le persone Bi-razziali essere esclusivamente nere, bianche, asiatiche o chissà che altro. E classificando le persone Bi-razziali esclusivamente come nere, bianche o asiatiche, si discrimina l’altra razza che ha ugualmente contribuito, con la propria quota, a renderci quello che siamo.

 

Assoggettarsi alla One Drop Rule, ovvero la regola secondo la quale basta una sola goccia di sangue nero a renderti nero, è un atto oppressivo, rasente la schiavitù mentale. Permettere alla supremazia bianca di definire e determinare la “nerezza“, ha causato un’estrema confusione nella popolazione nera, al punto che molti neri non sanno nemmeno più la differenza tra le loro sfumature. Dobbiamo, quindi, dedurre, secondo questa bislacca logica, che chiunque abbia una percentuale minima di discendenza nero-africano, significa che possono essere tranquillamente sostituiti, socialmente, da quasi chiunque si identifichi semplicemente come “nero”, nonostante non sembri nemmeno nero.

 

Negare (o essere costretti a negare per far sentire a proprio agio le persone ignoranti) l’origine di uno dei due genitori significa discriminare quella parte di sé, che inevitabilmente non puoi cancellare. E’ un dato di fatto: le persone bi-razziali saranno sempre bi-razziali, che si identifichino come tali o no! Perché non puoi cambiare il tuo DNA e la tua immagine che vedi riflessa nello specchio, semplicemente definendoti qualcosa che non sei.

 

La One Drop Rule, creata dai suprematisti  bianchi è estremamente RAZZISTA e, direi, senza remore, contiene un elemento diabolico, che sfugge ai più. Era formalmente noto come regola ipodiscendente, il che significava che vi erano società in cui alcune razze o gruppi etnici venivano considerate dominanti o , superiori ad altri “subordinati” o inferiori. L’ipodiscendenza  si riferisce all’assegnazione automatica, da parte della cultura dominante, dei bambini di un’unione “mista”, o di relazioni sessuali tra membri di diversi gruppi socioeconomici o etnici, al gruppo subordinato. Pertanto, qualsiasi persona che sostiene la One Drop Rule,  sta perorando l’errore secondo cui le persone “nere” sono inferiori a tutti i gruppi razziali, il che, ovviamente,  non è vero. E stanno anche inconsciamente sostenendo la supremazia bianca poiché è da lì che ha avuto origine.

 

Chiamare nere le persone birazziali/multirazziali provoca discriminazioni declinabili sotto  i concetti di color-ismo, shade-ismo (dall’inglese shade che significa tinta, sfumatura e ism- “ismo” che consegue un attaccamento morboso alla tonalità della carnagione), featur-ismo e confusione all’interno della comunità nera. I neri hanno già abbastanza di cui preoccuparsi senza dover condividere la scena con persone dalla pelle chiara, “razzialmente ambigua”, dall’aspetto “MISTO”,  che non sono e non sembrano affatto nere.

 

Come ha detto l’iconico Bob Marley, è tempo di emanciparci dalla schiavitù mentale: nessuno tranne noi stessi può liberare le nostre menti. Tanto vi dovevo per correttezza e per chiarezza.

 

Meme from @derrickgradenigo

Ora, vi è una tendenza curiosa, in cui le persone Bi-razziali (in particolare le donne) affermano di essere nere, quando è palese che, tecnicamente, sono persone miste. E non stiamo parlando di COME SI IDENTIFICANO. Stiamo parlando di quello che “biologicamente” sono. La mia domanda è innocentemente  semplice: com’è che una persona bi-razziale, che nega la propria bianchitudine, per abbracciare una sola parte di ciò che compone il suo essere (la parte nera), accusi un Blog bi-multirazziale, di destare confusione nei propri followers, quando vi sono incluse persone bianche? Com’è che la parola “confusione” viene traslata al di fuori dal proprio mondo (come se non appartenesse loro) e appiccicata addosso a chi, invece, della chiarezza ne fa la propria porta bandiera?

 

 

Essere nero non è una condizione o uno stato mentale. E non è nemmeno una cultura o un comportamento. È una realtà biologica, genetica e fenotipica. Essere nero significa essere nero/africano e devi avere due genitori neri/africani completamente neri. Essere Pro-Black, Bi, Multi o Mono razziali siano, non significa essere neri. Significa sposare sì una causa che fa parte di noi, ma nel farlo dobbiamo stare attenti a collocarci al nostro posto, perché voglia o no, godiamo di determinati privilegi ed esperienze che un nero non ha e non possiamo fingere che non sia vero. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che  traiamo vantaggio in modo schiacciante, nel nostro essere più chiari; ci vengono offerte più opportunità di carriera, più “seconde possibilità”, più attenzione da parte degli insegnanti  a scuola. Siamo trattati con meno ostilità, siamo sessualizzati in modo meno aggressivo ed abbiamo più mobilità sociale rispetto alle donne dalla pelle più scura. E lo sappiamo benissimo. Negarlo vuol dire affondare tutto il nostro essere nell’ipocrisia più becera. Siamo perennemente in bilico sulla trave dell’ambiguità percepita dagli altri e vissuta da noi, in prima persona. È scomodo metterci in gioco, questo è normale, perché richiede una grande vulnerabilità  (che molti di noi non sono pronti ad affrontare) e comporta la possibilità di venire rifiutati. Ma la ricompensa è che sarai attorniata da persone che non ti chiederanno di fingere di essere qualcos’altro o qualcuno che in realtà non sei.

 

Chiamare “neri” le persone bi-razziali, significa tagliare metà della loro razza; non racconta l’intera storia/immagine, le loro vere origini, cosa li determina come persone e cosa costruisce la loro etnia.

 

Steam by John Larriva

 

In una ricerca in cui contribuii qualche tempo fa per la  Pew Research Center, saltarono fuori dei dati che reputo molto interessanti:

 

– lo studio ha rivelato che le persone che si identificano come multirazziali, affermano di subire discriminazioni basate sulla parte della loro origine che non è bianca.

 

–  gli altri fattori che normalmente aiutano a plasmare il modo in cui le persone si etichettano, sono i seguenti: come appaiono o pensano di apparire, chi li ha cresciuti e con quale razza si identificano (che è senza dubbio modellato in parte dal loro aspetto, dalla loro educazione e dalla discriminazione di cui sopra).

 

– alla domanda sul motivo per cui non si identificano come multirazziali, circa la metà (47%) afferma che è perché assomigliano più a una razza che all’altra. Una percentuale identica afferma che sono stati allevati come quel tipo di razza, mentre circa quattro su dieci (39%) affermano di identificarsi strettamente con una singola razza. E circa un terzo (34%) afferma di non aver mai conosciuto il membro della famiglia o l’antenato che fosse di razza diversa. (Gli individui erano autorizzati a selezionare più motivi.)

 

 

Ora, che sia positivo o negativo che le persone si sentano obbligate a categorizzarsi, è l’argomento di un dibattito in corso. Ma ciò che è chiaro – e ciò che questo nuovo studio illumina ulteriormente – è che mentre l’identità razziale è formata da molte cose, le equazioni matematiche che suddividono il patrimonio in proporzioni uguali, separate dal loro contesto sociale, non sono neanche lontanamente in cima alla lista.

 

Troverai persone che sono legittimamente confuse sul motivo per cui, metà nero più metà bianco, a volte, è uguale al nero e talvolta è uguale al bi-razziale, ma raramente, se non mai, sembra essere uguale al bianco.

 

Questo è il motivo per cui le persone multirazziali normalmente non si identificano come bianche.

E sono le stesse persone che  ritengono che le persone bi-razziali che si identificano come tali, lo fanno perché si  vergognano, in qualche modo, della loro nerezza. Siamo ipersensibili al problema perché pensiamo che stiano negando la loro nerezza  o stiano cercando di passare per bianche. Identificarsi come bi-razziale non significa evitare la propria nerezza, anzi! Significa liberarsi completamente dalla fabbrica di pregiudizi seriali dispensate in dosi liofilizzate, guardarsi allo specchio ed accettarsi per quello che “biologicamente” vediamo. Dopo di che, si è liberissimi di IDENTIFICARSI come meglio si crede, anche come un unicorno!

 

Ai miei amici rancorosi di cui sopra ci tengo, quindi, a dire (ed a sottolineare con un evidenziatore verde neon!), che devono (dobbiamo) trovare il loro (nostro) spazio in una società multiculturale, e non negare quello degli altri per affermare il proprio.

 

La vostra/nostra affermazione passa attraverso l’accettazione vostra/nostra dell’accettazione degli altri.

 

Quindi rilassatevi tutti e godetevi il panorama di questa dimensione sulla quale non sappiamo, realmente, quanto tempo ci è concesso. Certe pippe mentali lasciateli fuori dalla porta!

 

Identità

 

@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy ,  MBA Metissage & Métissage SangueMisto. 

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