Per una ragazza, il suo primo modello di comportamento, la prima migliore amica, è sua madre. E per una madre, la figlia è un riflesso. Con il tempo, la relazione può prendere pieghe diverse, ma i sentimenti tra una madre e sua figlia rimangono impareggiabili; soprattutto, c’è un costante amore incondizionato.
Sicuramente è uno dei rapporti più complessi ed è noto per essere più forte di qualsiasi altra relazione genitore-figlio. E’un legame prezioso, perché rimarrà centrale durante tutto l’arco temporale per entrambe le donne, oltre che significativo per ogni tipo di rapporto che la figlia avrà nella sua vita. E’ un vincolo unico, quindi il rapporto condiviso è diverso da uno all’altro. Alcune relazioni madre-figlia possono avere un legame contorto fin dall’inizio, mentre alcune possono prendere una strada difficile quando la figlia inizia a crescere, altre, ancora, non risentono di alcun scossone drammatico.
I rapporti sani tra madre e figlia sono definiti da confini e qualità stabiliti sia dalla madre che dalla figlia. Entrambi hanno una responsabilità reciproca e la relazione non dovrebbe essere unilaterale. Se nutrita correttamente, se si dimostra amore, anche di fronte al conflitto, e se si stabiliscono confini senza egoismi di sorta, la relazione può essere una delle migliori esistenti.
Oggi vi propongo una doppia intervista a Madre Italiana (Monica) e Figlia Italo-Siriana (Chiara). Conosco Monica da decenni, quando partorimmo i nostri primogeniti ed ebbi la brillante idea di aprire, quasi per gioco, un Forum chiamato “Supermamme”, in cui giovani mamme e papà, da tutto il mondo, si scambiavano consigli e condividevano le proprie esperienze di neo-genitori. Fu un’esperienza davvero arricchente e, sorprendentemente, di grande successo, tanto che, solo oggi, mi rendo conto di quanto avanti ero già 20 anni fa. Chiara l’ho praticamente vista nascere e crescere, con tutte le problematiche, i dolori e le difficoltà che noi genitori di bambini misti avevamo (allora) e continuiamo ad avere oggi. Ma abbiamo imparato insieme ad adeguarci al fluire della vita, a praticare una comunicazione aperta con i nostri figli, a rispettarci reciprocamente, con tanto amore e tanta pazienza ed a sviluppare uno stretto e profondo legame con loro, avendo cura delle nostre rispettive differenze e dei nostri ruoli. Quello che è uscito da questa doppia intervista, mi ha piacevolemnte sorpresa e, sicuramente, è un ottimo spunto per tutte le famiglie che hanno a che fare con figli bi-culturali e per per quei genitori single che si trovano a gestire una complessità di situazioni, oltre a quelle già note, ai rapporti famigliari.
Ciao Chiara! Mi fa un certo effetto tempestarti di domande, perché ti ricordo ancora quando eri in fasce, ma ti ringrazio per la tua apprezzattissima disponibilità. Allora, chi sei diventata?
Sono Chiara, ho 22 anni, sono nata e vivo a Roma. Sono per il 50% italiana (da parte di mamma) e 50% siriana (da parte di papà) e sono figlia unica. Nella vita sono una studentessa universitaria di Scienze dell’Educazione a Roma.
In quale ambiente hai vissuto?
Fino ai 3 anni ho vissuto in un ambiente multirazziale, di classe media, dove, oltre all’italiano, si parlavano altre lingue come il francese e l’arabo. Dopo i 3 anni però, a causa della separazione dei miei genitori, ho vissuto per lo più nell’ambiente bianco e italiano sempre di classe media.
Che tipo di istruzione e educazione hai ricevuto?
Per quanto riguarda l’istruzione, dopo le elementari e le medie ho frequentato il liceo linguistico; riguardo l’educazione sono stata educata principalmente da mia madre e dai miei nonni materni. È grazie a loro che sono la persona che sono e non smetterò mai di ringraziarli per tutto l’amore e tutte le opportunità di crescita e di riflessione che mi hanno dato e che continuano a darmi.
Qual è il tuo rapporto con la religione?
Sono stata battezzata e ho fatto la comunione quindi mi considero cattolica non praticante. Crescendo e viaggiando, però, ho compreso che ci sono molti altri tipi di religione quindi oggi posso dire che rispetto e ritengo valide tutte le religioni e credo in qualcosa di superiore ma non so esattamente chi o cosa sia.
Qual è (e quando) stato il tuo ricordo consapevole sulla tua bi-culturalità?
Credo che la mia consapevolezza sulle diverse culture in cui mi trovavo a vivere sia nata verso i 2-3 anni quando ho capito che spesso gli altri bambini e adulti non capivano quando mio papà mi parlava in arabo mentre io riuscivo a capirlo.
Come ti definisci precisamente?
Questa è una domanda molto complessa a cui ancora oggi non so rispondere pienamente. Sono nata in Italia e sono bianca quindi a rigor di logica potreste pensare che mi senta pienamente italiana ma non è così. Non mi sento pienamente italiana perché in me c’è anche la cultura araba: sono una ballerina della danza del ventre che è una danza tipica araba, adoro la cucina e la musica araba a volte molto più di quella italiana e sono affascinata da tutto ciò che riguarda, per così dire, la mia seconda cultura di appartenenza. Dall’altra parte però sono cresciuta in Italia, per la maggior parte della mia vita ho frequentato persone italiane e da dopo le elementari non ho più frequentato molto l’ambiente siriano. Purtroppo una cosa che ancora mi fa soffrire è il pensiero che oggi sarei potuta essere bilingue, ma non è così, poiché non ho mai imparato bene la lingua araba quindi molto spesso a causa di ciò quando mi ritrovo con dei parenti siriani, mi sento un po’ al di fuori del loro mondo.
Sei pienamente accettato nel gruppo con cui ti identifichi?
Si sono accettata da tutti i miei amici e in tutti gli ambienti in cui mi trovo. Ora dirò però una cosa che potrebbe sembrare non completamente coerente: sono consapevole di avere dei privilegi perché dall’esterno vengo percepita come una ragazza bianca e italiana ma a volte vorrei che il mio aspetto potesse far trasparire molto di più le mie origini. Questo perché sono veramente fiera di essere siriana per metà e vorrei che le persone potessero vederlo anche se sono consapevole che a causa di ciò potrei purtroppo essere soggetta a discriminazioni.
Sai che meravigliosa questa cosa che hai detto? Ed è una degli obiettivi che mi pongo con Métissage Sangue Misto, quello ciò di far abbracciare (anche se le condizioni sembrano impossibili), con orgoglio e fierezza, tutte le culture di cui siamo frazionati nella nostra interezza. Ci sono circostanze nelle quali cambi il modo in cui ti identifichi?
Nella maggior parte del tempo no, ma, ad esempio, quando sono a lezione di danza del ventre mi identifico e vengo identificata maggiormente come ragazza siriana che conosce la cultura e che può aiutare le altre ballerine a capirla meglio. Questo mi fa molto piacere perché nella vita quotidiana le persone mi identificano automaticamente come italiana “pura” (se posso utilizzare questo termine) e a volte questa etichetta mi sta troppo stretta.
Quali erano gli atteggiamenti dei tuoi genitori nei confronti del tuo essere mista durante la tua crescita?
Entrambi sono stati fantastici riguardo a questo aspetto. Mi ricordo che ogni sera mi addormentavo con le musiche arabe invece che con le favole come molti altri bambini e durante i compleanni mi cantavano la canzone “tanti auguri” in italiano, in arabo e in inglese. Mi ricordo anche che fino ai 3 anni capivo e parlavo entrambe le lingue. Le due culture sono sempre state fianco a fianco nella mia prima infanzia e nessuno ha mai cercato di impormi una cultura sull’altra.
Quando non sei accettata, che tipo di emozioni provi? Accettazione? Rabbia? Rifiuto? Confusione? … Che cosa?
Fortunatamente mi capita molto raramente di non essere accettata. Solitamente capita che le persone siano più sorprese quando dico loro che sono siriana per il 50%. Nelle rare occasioni in cui però qualcuno fa commenti fuori luogo o discriminanti provo rabbia e confusione.
Hai mai sperimentato la prevalenza di una parte culturale sull’altra?
Sì purtroppo sperimento quotidianamente la prevalenza della cultura italiana. Dico purtroppo perché, come ho detto precedentemente, vorrei che la mia cultura araba possa essere più visibile.
Ti capita mai che le persone sbaglino a classificare la tua provenienza? Se è così, come ti classificano di solito?
Sì molto spesso le persone, quando notano il mio cognome, pensano che io sia altoatesina o di origine tedesca…quando dico loro che sono siriana da parte di padre si stupiscono molto.
Ti senti parte di una minoranza etnica?
Anche a questa domanda devo rispondere dicendo: purtroppo no. So che questa affermazione potrebbe risultare strana: dico purtroppo perché vengo identificata come una ragazza bianca italiana e finché non lo dico apertamente nessuno pensa che io abbia un’origine straniera cosa di cui invece io vado molto fiera.
Hai lottato per capire a quale gruppo culturale appartieni? Puoi spiegare perché?
Sì molto spesso. E lotto tutt’ora perché, in generale, quando sei bi-culturale, non è facile avere un’identità unitaria soprattutto se i due mondi culturali ad un certo punto si separano, come nel mio caso. È come se avessi due identità che lottano tra loro per palesarsi. Anche se può sembrare che la mia cultura predominante sia quella italiana, perché è la cultura in cui sono maggiormente cresciuta, quella siriana è sempre lì che vuole uscire. Proprio per questo ho deciso di farmi un tatuaggio che consiste in una scritta in arabo e sto imparando pian piano la lingua araba.
Sei mai in conflitto con la tua identità culturale?
Lo sono ogni giorno per le ragioni che ho scritto precedentemente: il non sapere la lingua araba mi preclude molto la comprensione di quel mondo. Inoltre, il fatto di non avere nessuna caratteristica che possa far comprendere le mie origini mi mette un po’ a disagio perché non sento di poter essere identificata come ragazza italiana ma neanche come ragazza siriana.
Come vieni trattato dai membri della tua famiglia? Sia italiana che Siriana?
Fortunatamente vengo trattata molto bene e rispettata da entrambe le parti della mia famiglia. Ad esempio, anche se non conosco molto bene la lingua araba, la parte siriana della famiglia non mi ha mai colpevolizzata per questo, anche perché mio padre, dopo la separazione, non ha continuato ad insegnarmela. Se qualcuno non sa bene l’italiano, parliamo infatti in inglese o in francese.
La parte italiana della famiglia, allo stesso modo, non mi ha mai imposto la lingua italiana come lingua primaria da parlare in casa: mi ricordo infatti che quando ero piccola mia madre mi parlava usando a volte delle parole in arabo che si ricordava.
Pensi di essere discriminata perché sei bi-culturale? Perché?
No, fortunatamente non mi sono mai sentita discriminata e anche quando dico alle persone delle mie origini la maggior parte reagisce bene anche se rimane molto stupita.
Pensi di avere il privilegio perché sei bi-culturale? Perché?
So che molto spesso le persone bi-culturali non si sentono privilegiate, ma nel mio caso posso facilmente dire che sì, penso di essere privilegiata. Questo perché credo che avere una famiglia formata da persone di culture differenti ti possa donare una ricchezza inestimabile: non parlo solo della ricchezza costituita dal bilinguismo, che può esserci o meno (come nel mio caso), ma anche, e soprattutto, della ricchezza di una mente aperta, curiosa, che vede lo “straniero” come una possibilità per conoscere di più e non come qualcuno che possa “rubare” qualcosa della cultura del paese in cui si vive. Fin da piccola, infatti, sono sempre stata affascinata dalle persone che parlano lingue differenti o che indossano vestiti differenti da quella che è considerata la “normalità”.
Pensi che la tua categoria etnica definisca “cosa” sei?
Credo che nella società di oggi le mie origini e il mio cognome non mi definiscano anche perché sto notando con piacevole sorpresa che essa sta diventando sempre più multiculturale e, anche se c’è ancora molta strada da fare, la situazione pian piano sta migliorando. Per quanto riguarda la mia identità personale, invece, credo che la mia categoria etnica la influenzi molto e in modo positivo.
Sei mai stata vittima del pregiudizio, per le tue origini non completamente italiane?
Si.
Puoi raccontarci la tua esperienza? Come hai reagito?
Una cosa che noto sempre e che mi crea molta confusione, è quando le persone (professori, impiegati della posta ecc.), prima mi chiedono che origini ho e che il mio cognome è molto bello e, una volta detto che sono siriana da parte di mio padre, mi rispondono “ah ok bello…ma tua madre è italiana?” come se si volessero assicurare che almeno uno dei miei genitori fosse italiano. Oppure una volta mi è successo un episodio all’università con la professoressa di pedagogia interculturale: vedendo il mio cognome mi ha chiesto che origini avessi. Una volta averle risposto, afferma: “molto bene! Allora questa tematica per te dovrebbe essere molto importante perché avresti potuto essere una di quelle persone che vengono coi barconi”. Questa affermazione mi ha scosso molto per varie motivazioni: perché ancora si ha l’idea che essere siriana o africana vuol dire automaticamente arrivare in Italia attraverso i barconi e perché una persona non può arrogarsi il diritto di chiedere ciò che vuole riguardo la vita privata e personale di un’altra persona. Un ultimo esempio consiste nel fatto che quando dico che sono siriana per la prima volta, le persone mi chiedono perché non indosso il velo. In questi casi, proprio perché so che la domanda deriva da pregiudizi molto radicati, cerco di spiegare con tranquillità e il più chiaro possibile che mio padre è cattolico e non musulmano e che comunque non tutte le donne musulmane portano il velo.
Ti è mai stato chiesto di scegliere una sola parte culturale perché non puoi essere entrambe le cose? Cosa hai risposto?
No, fortunatamente non mi è mai stato chiesto. Se mai succedesse risponderei che non potrei mai scegliere una sola cultura perché la mia identità è formata da due.
Come reagisci alla microaggressione in generale?
Generalmente non reagisco mai anche se dentro di me provo una grande rabbia e confusione perché non capisco come a volte le persone possano essere così ignoranti.
Quali sono i vantaggi di essere bi-culturale?
Il vantaggio che io credo sia molto importante è la possibilità di crescere con una mentalità molto aperta all’altro; che ti fa vedere lo “straniero” non come un invasore ma come una persona che potrebbe arricchire la società con qualcosa di nuovo.
Quali sono le sfide per essere bi-culturale?
Per quanto riguarda la mia esperienza personale, la sfida è cercare di far capire alle persone che devono rispettare l’identità culturale altrui senza fare domande personali indesiderate ma nello stesso tempo comprendendo che nella società odierna anche persone che “sembrano italiane” possono non esserlo pienamente. In altre parole la sfida è quella di far capire alle persone di “non giudicare un libro dalla sua copertina”.
Bisogna ricordare sempre che spesso una persona bianca può avere origini straniere e che una persona africana o di carnagione scura non deve essere automaticamente identificata come qualcuno venuto in Italia clandestinamente.
Tutti, indipendentemente dalla loro cultura di appartenenza, devono essere trattati con rispetto.
Quale messaggio vorresti dare alle nuove generazioni miste?
Alle nuove generazioni miste l’unico consiglio che posso dare è: siate sempre voi stessi e non vergognatevi mai di ciò che siete e delle culture che rappresentate perché l’essere bi-culturale vuol dire avere una marcia in più rispetto agli altri.
Grazie davvero di cuore, Chiara. Devo dire la verità! Sei stata una bellissima sorpresa, perché ho trovato una giovane ragazza molto matura e con un grande e profondo senso di appartenenza, cosa molto rara tra noi mixed. La consapevolezza che traspare dalle tue parole mi dà un enorme speranza in un futuro dove saremo in grado di intersecare le nostre differenze con naturalezza, senza scornarci gli uni con gli altri, pervasi da un senso di paura (del diverso) e frustrazione (per non saper come interagire con realtà diverse dalle proprie). E’ stato davvero un vero piacere chiacchierare con te.
Grazie a te, invece, che mi hai dato la possibilità di condividere la mia esperienza nella speranza di essere utile anche agli altri.
Monica, ci siamo conosciute in un periodo in cui crescevi una bambina completamente da sola, con le sfide e le problematiche che sono comuni a tante madri single. Ti va di ripercorrere un po’ quel periodo?
Cara Luisa, quanto tempo è passato e quanti ricordi mi fai venire in mente.
Intanto mi presento, sono Monica, ho 49 anni, sono nata e vivo a Roma.
Ripercorrendo il periodo in cui ci siamo conosciute, per me è stato meraviglioso e difficile nello stesso tempo. Sono diventata mamma di una splendida bambina tanto desiderata, ma non programmata, e quindi travolta contemporaneamente da una gioia immensa, ma anche da tante situazioni da risolvere e gestire. Al tempo della gravidanza non ero sposata e non convivevo nemmeno. Abbiamo preferito sposarci, con il papà di Chiara, prima della sua nascita e quindi, matrimonio, casa da trovare insieme ecc ecc. il tutto anche complicato dal fatto che il mio ex marito non aveva la cittadinanza italiana e quindi le difficoltà burocratiche non erano poche.
Tutto è andato per il meglio nonostante il barcamenarmi tra lavoro, casa e bimba. Son sempre stata affascinata dalla cultura siriana e da tutte le culture differenti dalla mia in genere, per cui per me crescere Chiara in un ambiente multiculturale era bellissimo e di grande arricchimento per lei e per me. Ci piaceva ascoltare insieme le canzoni arabe, visitare i tanti amici siriani, imparare (con grande difficoltà da parte mia) la lingua araba.
Purtroppo la presenza del mio ex marito non era molto assidua, le differenze caratteriali sempre più marcate, finché, purtroppo, le incomprensioni sono diventate insormontabili. Dopo tre anni di matrimonio e quindi ai 3 anni di Chiara, la separazione è stata inevitabile. Una separazione purtroppo molto complicata e sofferta, di cui ha pagato le spese anche Chiara che non ha potuto continuare a vivere in quell’ambiente che avevo tanto desiderato. Da lì ovviamente è stato tutto molto complicato, economicamente, moralmente, fisicamente ma fortunatamente ho sempre avuto l’appoggio dei miei genitori. Così anno su anno, battaglia su battaglia, fatica su fatica la mia bimba è arrivata a 22 anni!!!!
Me lo ricordo bene tutti i tuoi (vostri) trambusti! Sei stata la mia primissima compagna di viaggio in quel famosissimo Forum di 22 anni fa, chiamato “Supermamme” e dedicato a tutti i neo genitori alle prese con il catapultamento in un nuovo mondo, fatto di sfide e di piccole grandi paure. All’epoca, se non ricordo male, eravamo le uniche con figli misti ed è stata una bella prova confrontarsi con gli altri e condividere le nostre “diversità”. Che ricordo hai di quella bellissima esperienza?
È vero, proprio in quel periodo cominciavano i problemi con il mio ex, le mie ansie per Chiara e i miei sensi di colpa. Nel forum di Supermamme ho trovato l’appoggio di vere amiche che mi hanno sempre ascoltata tanto, tantissimo e supportata.
Ai tempi effettivamente essere sposata con un siriano non era proprio come dire che sei sposata con uno svedese, per dire! Insomma le reazioni erano spesso: “ma come? ma che ti mancava per sposarti uno così?” Come se fosse stato un ripiego e non una scelta. E poi uno così come?
Siriano = musulmano = obbligo di velo, in tempi più recenti siriano = musulmano = ISIS o anche siriano = immigrato clandestino = barconi. Poche persone si sono prese la briga di ascoltare qualcosa in più…insomma alla fine ti sentivi sempre un po’inferiore….ma non in Supermamme….
In particolare, mi hai colpito tu perché con te intraprendemmo anche il discorso del bilinguismo dei figli nelle coppie miste. Era un argomento che mi stava particolarmente a cuore visto che l’arabo non è proprio una lingua che si studia tutti i giorni e che risulta di così facile insegnamento/apprendimento. Volevo sapere quale potesse essere l’approccio migliore con i bimbi piccoli e tu, in particolare, essendo una Supermamma perfettamente bilingue (e oltre!) mi sembravi un esempio eccezionale da seguire. Avrei voluto essere io quella che nella coppia poteva insegnare una lingua diversa dall’italiano!!! Poi sono sopraggiunti tutti gli altri problemi ma noi Supermamme non ci siamo mai perse, in particolare con alcune….e con te!
Ci siamo, senza dubbio, sostenute a vicenda. Tante di noi vivevano anche situazioni piuttosto drammatiche, ma abbiamo sempre saputo dare il massimo, nonostante le distanze chilometriche ed anche di continente, per alcuni. Come lo vedi il rapporto con tua figlia, nell’arco di tutto questo tempo?
Lasciando sempre ai posteri l’ardua sentenza, posso dire che è un bellissimo rapporto. Sicuramente è stato anche molto simbiotico fino ad una certa età di Chiara, avendo vissuto noi due da sole finché lei ha avuto 9 anni. Anche la sua adolescenza non è stata poi così ribelle, Chiara ha sempre avuto un carattere molto aperto, gioviale, ha sempre parlato tantissimo con me di tutto per cui non ho mai avuto problemi di comunicazione con lei. Man mano sta determinando sempre di più il suo posto nel mondo, ha una consapevolezza di sé molto più complessa, anche se purtroppo le sono rimaste delle insicurezze.
Come hai vissuto TU l’educazione ed il crescere una bimba multiculturale?
Come ho accennato purtroppo l’ho vissuta in maniera conflittuale, poiché non ho potuto realizzare un ambiente familiare multiculturale, multirazziale e bilingue come desideravo…
Come hai cercato di compensare la parte mancante, culturalmente parlando, in Chiara?
Ecco anche qui mi fai riflettere molto. Purtroppo la conflittualità che si è portata dietro la separazione non mi ha lasciato molta lucidità e molto spazio per compensare quanto Chiara stava perdendo. Ho tentato comunque di non confondere mai le radici del padre con quanto ci era successo. Il fatto di non andare d’accordo con lui è sempre stato chiaro fosse un problema di volere cose diverse dalla vita, cosa che può succedere con un siriano, un italiano o con chiunque altro.
Ho sempre continuato ad ascoltare musica araba, a parlarle comunque delle sue radici e dei suoi parenti (ovviamente scomparsi dopo la separazione come succede il più delle volte). Purtroppo non siamo mai potute andare in Siria. Prima, quando eravamo ancora sposati, per dei problemi che aveva il mio ex a rimpatriare, poi la separazione, poi la guerra….
Devo dire però che a 40 anni finalmente ho realizzato un sogno che avevo dai tempi del fidanzamento, ho iniziato a prendere lezioni di danze orientali! Una meraviglia! e Chiara…..subito al seguito!
Insomma dai ballare insieme danze orientali con lo studio della cultura araba al seguito, tutto sommato, è un bel traguardo no!
La cosa che vado predicando da decenni! Quello di cercare di coinvolgere i propri bambini anche in quella parte di cultura di cui non si conosce nulla. Eppure, in questi tempi, ci si può documentare, trovare occasioni di condivisione con famiglie o realtà appartenenti all’altra parte di cultura del proprio cucciolo/a. Non è facile, lo sappiamo tutti. Ma è una responsabilità che ci si deve prendere, per riempire quel gap che, inevitabilmente si formerà e di cui, prima o poi, vi si chiederà conto.
Quali sono state le difficoltà più spinose nel crescere tua figlia? E come le hai gestite?
È stata la gestione dei rapporti con il padre. Sono stati sempre molto deficitarii, purtroppo lui si porta dietro delle problematiche che avrebbe dovuto risolvere, ma che non ha mai voluto farlo. Credo che questo deficit lo stia scontando in maniera molto pesante Chiara. Purtroppo non credo di essere stata in grado di evitarle tanta sofferenza….
A tutte le madri capita, durante il periodo adolescenziale, dei momenti di sconforto, assistendo agli atti di ribellione (a volte molto forti e aggressivi) dei propri figli. E’ vero che è un momento di esplorazione e di autodeterminazione per loro, ma per noi madri diventa una vera palestra di allenamento, un tirare e mollare autorità e permissivismo. Con Chiara, com’è andata?
Dunque, come ho accennato prima Chiara non ha avuto un’adolescenza ribelle, anzi tutt’altro. La ribellione sta avvenendo più ora che ha 22 anni e mi rendo conto che è molto difficile da gestire, pensavo di averla scampata! Per cercare di uscirne e di calmare le mie ansie mi ripeto in continuazione che è giusto così, il rapporto simbiotico non va bene. Deve trovare il suo posto nel mondo. Lei sa che io ci sono sempre per lei, qualsiasi scelta faccia. Ovvio che da madre ho il diritto/dovere di dirle dove sbaglia e dove potrebbe migliorare ma fatto quello, stop….deve andare avanti da sola…
Questo è in teoria quello che provo a fare….probabilmente se fate la stessa domanda a lei alzerà gli occhi al cielo dicendo che rompo in continuazione!!!!
Secondo te, essere multiculturale è un limite o un’opportunità alla vita?
Opportunità in assoluto!!!! Certo non è facile, è un bel bagaglio da gestire, comprendere, fare i conti con due culture il più delle volte agli antipodi ma io non ho mai tollerato chi ha la verità in tasca e si sente realizzato così com’è senza farsi mai una domanda…
I tuoi genitori come hanno vissuto la crescita di Chiara? E quelli del papà (se nel frattempo si sono fatti vivi?)?
I miei genitori sono i secondi genitori di Chiara. Si può dire che, avendo io sempre lavorato, hanno vissuto più di me con lei. Loro ogni tanto cadono nel fare raffronti e confronti tra la cultura italiana e siriana, con ovvie preferenze ma comunque sono stati sempre di vedute molto aperte. Al di là delle ansie che hanno per noi, hanno sempre rispettato le nostre scelte….. tra l’altro ai tempi sono andati in Siria a trovare i consuoceri, raccontandoci di cose meravigliose che noi ormai non vedremo più….
I nonni paterni si sono stabiliti definitivamente in Italia solo dopo la separazione e purtroppo, come ho accennato, sono stati assenti per molto tempo nonostante fossero vicini, hanno perso molto della crescita di Chiara. Ora ogni tanto si vedono, sono molto anziani, non credo si crei una grande comunicazione con loro…. mi dispiace che le cose siano andate così, del resto ognuno fa le sue scelte….
Davvero ti ringrazio per il tuo preziosissimo contributo. Un punto di partenza per molte madri per riflettere profondamente sul fatto che hanno una doppia responsabilità nella vita dei loro figli che va molto al di là di provvedere il vitto e l’alloggio. Se poi hanno la fortuna di avere figli culturalmente misti, la responsabilità si fa doppia, perché si è “invitati” a provvedere anche alla parte culturale mancante. Una fatica indiscutibilmente enorme, ma che non vuole alcuna giustificazione, nemmeno quello di nascondersi dietro al “non so nulla dell’altra cultura, quindi non sono obbligata ad educarlo in nome di essa”. Non sai nulla, ma sei, invece sì, “obbligata”, per responsabilità acquisita, a provvedere anche a quello. Sono discorsi che fanno tanto male, ne sono ben consapevole, ma è giunto il momento di affrontare anche questo. In un modo o nell’altro. E tu sei stata un bellissimo esempio di sforzo, già in tempi in cui il meticciato non era ancora così, quantitativamente, “normale”. Che messaggio ti piacerebbe dare alla nuova generazione di Mixed?
Luisa, devo essere sincera, quello che dici mi mette con le spalle al muro. Col senno di poi mi rendo conto di non aver fatto abbastanza nell’obbligo di provvedere alla parte culturale mancante dell’identità di Chiara. Certo la responsabilità non era solo mia, c’era una separazione di mezzo, tanti conflitti, Chiara era piccolissima ma, come dici tu, io ero obbligata a pretendere di più per lei e dove ho mancato Chiara ha delle grosse lacune ed incertezze.
Quello che posso dire alle nuove generazioni Mixed e non, è di non rinunciare mai a conoscere l’altro, l’altro che c’è oltre noi, ma anche quello dentro di noi. Ognuno di noi è unico e ha il diritto di essere quello che si sente, cercare quello che vuole essere nel mondo.
Nessuno ha il diritto di imporci una cultura, una lingua, un colore,un orientamento, nessuno…..per tutti i giovani Mixed andate avanti per la vostra strada e fate vedere a tutti di quanti colori può essere il mondo….
Io invece, so, ho visto ed ho vissuto, l’energia e la forza che ci hai messo nel non voler far perdere a Chiara la sua cultura Siriana. Ce l’hai messa tutta, pur non conoscendo nulla di quel mondo. Hai capito l’importanza di fare la differenza nella vita di tua figlia e le hai fornito tutti gli strumenti di cui eri in grado, senza rifugiarti in quel dannoso “non ne so niente, si arrangerà da grande”! Grazie Monica. E grazie a Chiara per aver compreso il grande impegno di mamma, senza condannarla né giudicarla. Questa è stata una delle interviste che più mi hanno coinvolta emotivamente. Semplicemente perché ho vissuto le vostre vite, insieme, sin dal principio.
@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy , MBA Metissage & Métissage SangueMisto.
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