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Métissage Sangue Misto secondo Luisa Wizzy Casagrande

Cosa significa Essere Afro-Italiana? Come conservare le tradizioni, come trasmetterli ai nostri figli. L'uso delle parole. Identità Bi-Culturale.

 

TRANSCRIPT, PIU’ O MENO

Luisa, 100% Italo-Nigeriana (per inciso Veneto-Biafrana), Vivo, equilibratamente, tra l’Italia e Nigeria, e faccio parte di quella generazione che ha sperimentato sulla propria pelle la guerra del Biafra e le varie ed estenuanti dittature del Colosso Africano oltre che la turbolenta fase storica nell’Italia degli anni 70. Aver avuto il privilegio di aver visto l’evoluzione storica, politica ed economica di due Nazioni,  diametralmente e culturalmente opposte, ve lo garantisco, non ha prezzo.

 

Sono mamma di tre cuccioli e imprenditrice multidimensionale e una ricercatrice poliedrica e indipendente, dedita ad una miriade di interessi e innumerevoli passioni, esageratamente curiosa di tutto ciò che fa parte del mio mondo. Mi piace dire che appartengo alla tribù delle entusiaste e vibranti donne definite rinascimentali e, conoscendomi non posso essere altrimenti. Non sono programmata per fare una sola cosa nella vita, per questo vi trovate una persona eclettica e  multi-potenziale. Ho interessi divergenti e innumerevoli passioni e li abbraccio tutti in una volta, essendo una pensatrice creativa e fuori dagli schemi. Sono multidimensionale perché ho la mia realtà focalizzata in più dimensioni contemporaneamente, ed è così che ottengo il meglio da ogni singola opportunità nella mia vita.

 

Nella fattispecie:

 

Sono un’imprenditrice nel settore minerario;  Co-fondatrice di un’Azienda mineraria di estrazione e trasformazione di quarzo, in Nigeria. Un’attività notoriamente  considerata “da uomini“; duro, estenuante, altamente tecnico e che ha, come massimo requisito, la capacità di avere polso nella gestione dell’insieme.

Parallelamente mi occupo delle attività filantropiche (nel settore sanitario e dell’Istruzione) istituite dalla mia famiglia da decenni.

Ho un’estrazione culturale come Antropologa evoluzionistica, e, a tempo perso, collaboro come figura indipendente ed esterna, con due università Americane e una Nigeriana, alla riesumazione, studio e catalogazione di reperti ossei datati

Sono una studiosa, ricercatrice e divulgatrice della storia, filosofia, cultura, arte e tradizione della mia terra natia, con specializzazione su tutto ciò che riguarda i culti ed i riti tribali (parolina che fa accapponare la pelle a taluni, ma che io amo particolarmente per assimilazione storica, famigliare e patrimoniale, quindi evitate di farmi la paternale su questo punto J ). L’arte Africana, in particolare quella Nigeriana, è il fil rouge con cui, poi, tesso relazioni di valorizzazione e l’espressività di giovani talenti sconosciuti, in un’attività parallela legata ai miei impegni filantropici.

Sono fondatrice di una piccolissima organizzazione (in continua e sorprendente evoluzione) di Self-Empowerment e Mentoring (MBA Métissage Sangue Misto), basato sui principi di intelligenza emotiva,  acknowledgment e awareness ed ha lo scopo di consapevolizzare e valorizzare l’essere BI-MULTI-CULTURALI, dall’infanzia alla senilità; un’attività di Mentoring e supporto per chi ha difficoltà  a gestire il mondo Bi-Multi-razziale, sia come protagonista, che come persona “convivente”.

 

Come conservare le tradizioni e come trasmetterli ai nostri figli.

 

Questo è davvero un punto molto importante nell’educazione famigliare, di qualsiasi estrazione essa sia. A maggior ragione quando nella famiglia convivono due o più culture. Parlando di famiglie inter e pluriculturali..

 

  • Il primo consiglio che mi sento di dare, come figlia e genitore bi-razziale, è quello di rendersi consapevoli del fatto che la nostra responsabilità di genitori e educatori, è doppia rispetto a quella degli altri genitori mono-razziali ed è nostra responsabilità insegnare ai giovani  quanto siano preziose le loro differenze e le tradizioni che accompagnano queste differenze; esse sono ciò che compongono la struttura caratteriale dei nostri bambini ed è il bagaglio da cui possono attingere senso, forza e comprensione di altri contesti. Dobbiamo trovare un modo per insegnare loro, positivamente,  questo e la propria unicità individuale.
  • Secondariamente, e sulla base delle mie esperienze, è l’importanza di circondare i nostri ragazzi con tutto ciò che è la loro tradizione anche nelle diversità. Devono avere la possibilità di vedere, sentire, toccare con mano, il mondo di cui sono circondati; realizzare che sono, sì, unici, ma che nella loro unicità vi sono tutta una serie di sfumature che si ritrovano negli altri.  Mostrare loro tutto questo nei loro libri, nel loro cibo, nel gruppo di amici che frequentano, a scuola, nei film e altro ancora. Ma, fondamentale, tutto questo non deve essere segregato solo nelle loro bi-culture; devono imparare ad essere aperti al mondo, ad essere esposti a più realtà, perché proprio in quell’ambiente si crea un clima di accettazione piuttosto che di intolleranza.
  • Insegnare loro a rifiutare tutti i messaggi negativi sull’essere dei bambini bi-multi-razziali. È facile, per i bambini, credere ai messaggi che la società trasmette, infiltrando, subdolamente, una sorta di disistima nel loro essere scuri, con i capelli crespi, dalle usanze “strane” e dall’apparente contraddizione e incoerenza. In quanto genitori, è nostro compito instillare in loro la decisa e profonda fiducia necessaria per affrontare qualsiasi attacco negativo in questo senso. Il nostro atteggiamento può fare la differenza. Smantellate l’idea che i bambini multietnici siano destinati a una vita di difficoltà identificando, per loro,  personaggi famosi mixed che ce l’hanno fatta, come gli attori Keanu Reeves e Halle Berry, gli atleti Larissa Iapichino, Colin Kaepernick, Lewis Hamilton o Tiger Woods, scrittori come Alexandre Dumas, cantanti come Bob Marley, Drake, Alicia Keys o  politici come Barack Obama.
  • Incoraggiamo i nostri figli  a condividere le proprie culture e tradizioni con gli amici. I genitori devono colmare il divario tra incoraggiare i propri figli a sentirsi a proprio agio nella propria pelle e diventare orgogliosi di ciò che li rende unici. Questo può accadere mostrando loro quanto sia divertente condividere le loro culture con i loro amici. Potete trascorrere una serata speciale in cui invitate gli amici dei vostri figli per una festa speciale che include pasti tradizionali, o invitarli a un evento divertente che mostri la vostra cultura o, ancora, a guardare un film straniero insieme alle loro famiglie o ai loro amici (la “tecnica” del “porta un amico” funziona sempre alla grande! Più diventa comune per la tua famiglia fare queste cose, più i tuoi bambini si sentiranno a proprio agio e più è probabile che vorranno mostrarlo ai loro amici.
  • Punto molto importante per coloro che interessano al background culturale del coniuge assente; dovranno essere attrezzati per insegnare ai figli tutti gli aspetti della loro origine, in caso di separazione. Quindi, molto importante è familiarizzare con le usanze, le religioni e le lingue che giocano un ruolo nel background del proprio coniuge/compagno. D’altra parte, se sei alienato dal tuo patrimonio culturale ma desideri che i tuoi figli lo riconoscano, visita i membri della famiglia più anziani, i musei e il tuo paese di origine (se possibile) per saperne di più. Questo ti consentirà di trasmettere tradizioni ai tuoi figli.
  • Quando si sceglie la scuola poi, che sia un ambiente che celebri la diversità culturale e che permetta ad ognuno di portare la propria tradizione condividendola con gli altri. Parlate agli insegnanti dei libri che tengono in classe e del programma di istruzione generale. Suggerite loro di tenere libri in classe con personaggi multietnici. Donate questi libri alla scuola se la biblioteca non li possiede. Parlate con gli insegnanti dei modi per contrastare il bullismo razzista in classe. I genitori possono anche migliorare l’esperienza scolastica dei  figli discutendo con loro i tipi di sfide che probabilmente dovranno affrontare. Ad esempio, i compagni di classe potrebbero chiedere a tuo figlio: “Cosa sei?” Parlate ai bambini del modo migliore per rispondere a queste domande. Ai bambini di razza mista viene anche chiesto comunemente se vengono adottati quando vengono visti con un genitore.
  • Prepariamo i nostri figli ad affrontare lo shock che i compagni di classe e gli insegnanti possono esprimere quando scoprono il loro background razziale. Insegniamo loro a non nascondere chi sono per adattarsi agli studenti mono-razziali. Non riuscirete ad evitare ai vostri figli l’esperienza del razzismo. Lo incontrerete ovunque, tutti i giorni, in persone meno sospettabili. Di questo ne dovete tenere conto. Ma non fossilizzarsi in questo shock. Anzi, essere preparati e fornire gli strumenti più giusti ai vostri ragazzi per riconoscere, negoziare e combattere il razzismo. Possibilmente usare la tecnica dell’educare e non del punire. Succede spessissimo che le persone, soprattutto quelle delle generazioni  più vecchie, usino termini ed espressioni che a loro vedere, sono normalissimi , perché hanno fatto parte del proprio gergo per 60/70/80 anni. Non potete pretendere di punire persone con un background di questo genere, ma potete educarli. Potete insegnare ai vostri ragazzi a non essere mai aggressivi con persone che ignorano il dolore che la parola ne*ro possa recare a chiunque conosca la propria storia ed il proprio retaggio. Questo dobbiamo trasmettere ai nostri figli.
  • La capacità di gestire conflitti in cui una parte è completamente sorda. Dobbiamo far capire che un conflitto del genere serve a chiarire dei punti inespressi ed è l’occasione per percepire e capire la realtà dal punto di vista dell’altro, non per scaricare le nostre peggiori frustrazioni. E mai e poi mai cadere nell’orribile tranello di  spostare una discussione di questo tipo di contenuti, in attacchi personali sulla persona. Per un bambino è deleterio ed è bene che capisca subito, in modo da relazionarsi nel modo più giusto, la differenza tra i contenuti della discussione e la relazione intercorrente tra chi discute. In un bambino multirazziale questo accorgimento deve essere doppio, perché potrebbe finire oggetto di attacchi verbalmente razzistici. E tra i ragazzi è molto frequente questa situazione in cui quando ci si rende conto di non poter attaccare il ragionamento, si scivola nel  brutto “vizio” di attaccare il ragionatore.

 

Quindi, facciamoci vangelo il fatto che il compito principale, nella vita di ognuno, è dare alla luce se stesso. Non insegniamo ai nostri figli l’autostima, ma trasmettiamola, con il nostro esempio, fungendo da base sicura, da cui partire per esplorare il mondo, ed essere un modello di amore e rispetto per sé e per gli altri. Un bambino deve essere innanzitutto amato, e poi riconosciuto e valorizzato nelle sue caratteristiche, peculiarità e origini. Un bimbo visto come “problematico, o di cui ci si accorge solo quando si comporta male, o semplicemente perché ritenuto “diverso“, si vivrà come “cattivo, dunque si comporterà come tale, ricevendo sempre più feedback sulla sua inadeguatezza, non solo a casa, ma anche a scuola e tra i coetanei. Si stabilisce così un circolo vizioso di attribuzioni negative, comportamenti inadeguati, rimproveri e punizioni, che non fa che abbattere ulteriormente la sua autostima. Ecco quindi dove noi genitori/educatori dobbiamo battere il chiodo e perseverare.

 

 

 

Che cosa vuol dire per te essere afroitaliana, che cosa c’è in questa duplice dimensione? Parlami dell’accoglienza e del tipo di relazioni con la società di un’afroitaliana – la tua esperienza – in Italia e viceversa in Nigeria. Che tipo di difficoltà o anche che tipo di “vantaggi” si incontrano.

 

Due premesse vorrei fare prima di iniziare

 

1) ATTENZIONE: userò spesso la parola “razza” ed i suoi derivati più per una questione di comprensione storica, antropologica  e sociologica, non certo perché ne confermo la sussistenza o l’esistenza

 

 

2) Tendenzialmente non sono una persona che si aggrappa alle parole perché ritengo assumano sfumature che seguono il tempo e non sono mai radicati nella sostanza delle cose a cui sono abituata a dare più rilevanza. Ma il termine Afro-Italiano mi piace poco; lo trovo spersonalizzante perché generalizza una parte delle mie origini e identità. Sono Italo-Nigeriana, e, per inciso (e questo ci tengo molto a sottolinearlo!!) sono Veneto-Biafrana di nascita e Veneto-Biafrana- Yoruba per adozione. Per di più questo termine è usato nella prassi, per definire chi è nato in Italia da genitori immigrati dai paesi del’Africa (esclusi  arabi e Berberi abitanti il Maghreb) o, più in generale, da Italiani con discendenza africane. Io sono Nigeriana con discendenza Italiana e Italiana con discendenza Nigeriana.

 

Detto questo, avere una duplice dimensione è senza dubbio una bella ed interessante sfida. Piccolo inciso, tutto ciò che dirò ed  esprimerò in questa nostra chiacchierata sarà relativo al mio pensiero personale ed a come vivo io la mia Bi-Multi-tutto. Sarà qualcosa di mio personale e non incorporabile in nessuna corrente, riflessione generalizzato né corrente ideologica di alcun tipo. Quindi sarebbe magnifico se chi mi ascolta si ponesse in modalità ascolto, glabro di qualsiasi pregiudizio o preconcetto, sintonizzato su un’apertura mentale capace di comprendere un’esperienza umana diversa dalla propria, ma simile a miriadi di altre. Porsi come si fosse una carta bianca su cui sto raccontando ciò che significa PER ME PERSONALMENTE il mio essere culturalmente e razzialmente  equipaggiata di sfumature diverse dalla statistica).

 

Nella mia duplice dimensione c’è la mia essenza più semplice (per me) è più complicata (per chi la vive dall”esterno). È uno stato che porta con sé aspetti positivi e aspetti negativi. Questa essenza è la ricchezza di opportunità che una doppia identità ti porge sul cammino, tant’è che apprezzo e onoro la ricca tradizione della mia parte nigeriana, della sua arte, cultura e resilienza di un popolo che ha dimostrato la bellezza dello spirito umano. Alla stessa stregua onoro e apprezzo la cultura, le tradizioni e il patrimonio storico dei miei antenati  bianchi che hanno combattuto l’oppressione e lottato per la democrazia e la liberazione. Essere marroni in un mondo in bianco e nero, per me, è normalissimo. Anzi, se devo dirla tutta , mi piace giocare su quale delle mie  culture mi giova in particolar modo in un particolare momento. Quindi accettazione totale del mio essere bianca e del mio essere nera.

 

Tra gli aspetti negativi dell’essere Veneto Biafrana (È comunque Mixed bianco/nero) sta il fatto che,  spesso, nelle persone razzialmente miste, entra in gioco ciò che è conosciuto come “sindrome dell’impostore razziale” e cioè quando una persona non si sente autentica ed ha difficoltà a rivendicare la razza a cui appartiene. Capita soprattutto quando, in un contesto societario, i bianchi mettono in dubbio la tua bianchezza quando ti definisci mista o quando le persone tirano ad indovinare la tua etnia trasformandolo in un gioco divertente mentre ascolti con relativo disagio; oppure ancora, quando le persone ti feticizzano, o sperimenti il colorismo,  cioè ti mettono sul un piedistallo più alto per essere di “pelle chiara” ma non abbastanza chiaro per essere bianco. Altri aspetti negativi stanno anche negli appellativi (mutt, bastarda) e nel fatto di venire derisi per che ibridi, né carne né per pesce, o ritenere che siamo soggetti a turbe psichiche (crisi di identità o disturbi dissociativi dell’identità) perché non abbiamo radici. Se sei donna, magari avvenente,  il connubio spogliarellista abbordabile la fa da padrona. Se sei uomo, sei ebete, confusionario, capace solo di giocare a basket e fare palestra di un certo livello. Insomma , come vedi , significa essere oggetto di stereotipi e pregiudizi particolarmente fastidiosi.

In realtà essere Veneto Biafrana (birazziale)  significa essere doppiamente e culturalmente ricca. Quello che gli altri considerano ambiguità,  in realtà è il mio punto di forza, perché mi permette di mimetizzarmi quasi ovunque, posso scegliere chi voglio essere senza il bisogno di legarmi ad un gruppo specifico. Non sperimento alcuna perdita di identità,  ma piuttosto un arricchimento immenso data dalla pluralità  e diversità agli antipodi delle mie due culture. Il mio essere birazziale rispetto a tanti altri che possono passare per bianchi o per neri, a seconda del colore del loro pigmento, è toccato da una sorta di restrizione fenotipica. A maggior ragione avere la pelle ambrata, i capelli nappy ed un cognome tipicamente Veneto, è difficile per le persone digerirmi come montanara delle Dolomiti ed è normale portare le persone ad essere inquisitive. Come è normale che un Yoruba o un Igbo sia sviato dal colore della mia carnagione pallidina e dal mio nome e cognome poco allineato con le tipicità Nigeriane.

 

 

Essere birazziali vuol dire avere una fluidità culturale eccezionale ed una pletora di pratiche tradizionali e formative. Sei un ponte, un mediatore culturale in grado di affascinare una platea per il modo naturale che hai di cambiare codice culturale (attenzione!!! Sempre se non stai minando la loro percezione di te – e questo è uno dei pericoli e guai che spesso si incontra come persone miste, quello chi è di essere visti come minaccia all’integrità dell’altro). Essere birazziali è come indossare un cappotto. Puoi toglierlo quando fa troppo caldo, puoi rimetterlo quando la temperatura è troppo fredda. Così quando un aspetto di una cultura non ti sembra giusta, hai la possibilità di aderire all’altra metà.  È strepitoso!!! Romanzescamente sono una spia che cambia identità. Posso reinventarmi. Posso scegliere di essere bianca oggi, nero domani o lì sta tutti i gg. Quando sei birazziale la scelta è tua. Quello che fai con quella scelta è il per che lo fai, è tutta un’altra storia.

 

 

 

Convivo egregiamente con le mie due culture e questo mi ha permesso di semplificare la mia interazione tra culture diverse in generale. Le persone difficilmente riescono ad accettare questo, ma sono diventata così disinteressata a ciò che pensano gli altri su questa mia fortuna,  tanto che accendo, indistintamente,  il mio accento Pidgin, la mia pronuncia veneta, la mia enfasi italiana ed il mio modus vivendi tipicamente Igbo. Non è mai un peso. È una progressione, un’evoluzione, una grande rivoluzione in cui ognuno di noi dovrebbe essere identificato, non dal colore, ma dal nostro nome. È amore, non solo inteso come sentimento, ma anche come scelta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

Tu hai fondato un progetto, che non è solo un blog, ma uno spazio di confronto e di discussione, “Metissage Sangue Misto”. Perché hai sentito il bisogno di farlo, e perché oggi in Italia è così importante interrogarsi sul tema del meticciato.

 

 

Interrogarsi oggi in Italia sul tema del meticciato è fondamentale perché c’è necessità di dialogare sulle uguaglianze, sulle diversità, sulle unicità e su tutte le questioni che ci girano attorno. Non è semplice, ma se stiamo cercando una qualche sorta di cambiamento, dobbiamo provare a smantellare resistenze, ostacoli , paure e quelle forme di “colorblindness” che attanagliano la visone di parecchie persone, nella bontà d’animo di vederci tutti uguali. C’è necessità di dialogare tra di noi e di ascoltare per comprendere non per rispondere di getto.

 

Sono consapevole del fatto che moltissime persone hanno sperimentato una profonda frustrazione quando, cercando di esprimere sé stessi e discutere le loro esperienze di persone mixed, si sono trovate davanti a muri invalicabili fatti di incomprensioni e di indifferenza. Desidero che queste persone si sentano a proprio agio di esprimersi, condividere le proprie esperienze, confrontarsi ed accettarsi in un clima sereno e sicuro, perché non possiamo continuare ad alimentare l’ignoranza con il silenzio.

 

Dobbiamo capire dove ci sono i problemi in modo da poter lavorare insieme per rendere questo mondo un tantino migliore per tutti noi. Non ci si deve sentire soli. Nessuno deve sentirsi solo. Cerco, quindi, con questo progetto, di dare voce a chi ha qualcosa da dire, a chi ha qualcosa da  condividere, a chi ha qualche esperienza da raccontare in modo che funga da ispirazione o esempio.

 

Ci siamo accorti che la storia raccontata per anni sull’unico modo di esistere è falsa. Ci è stato detto che il normale, l’impostazione predefinita nella società è il bianco. Le persone che ci è stato detto di ammirare, gli eroi che vediamo sullo schermo, si sono generalmente conformati a quello standard.

 

 

Viene automatico voler dare la risposta più semplice, che cade, inevitabilmente, nel decidere per noi in quale categoria rientriamo. Non viene richiesto alcun lavoro mentale. Veniamo semplicemente catalogati, o di qua o di là, senza considerare che siamo anche altro.

 

 

C’è un grande peso per le persone mixed in tutto il mondo. E per persone mixed intendo persone che hanno due o più culture, etnie, razze. Ogni nostra mossa viene esaminata e analizzata. Le nostre emozioni possono sembrare ambigue, minacciose e le nostre vite sono spesso sacrificabili, immolate all’altare del giudizio facile. Ci ripromettiamo di stare uniti, ma spesso in quella solidarietà ci sono criteri fissati per assicurarsi che tutti nel gruppo siano “d’accordo con la causa”. Ma questa è una realtà instabile. L’esigenza di combattere le forme di discriminazione perpetuate nei nostri confronti si arena davanti all’esigenza di soccombere alla necessità di dichiarare fedeltà a una parte. E ci sentiamo come se qualcosa mancasse, come se fossimo degli  impostori. O peggio ancora, che non apparteniamo a nessun posto.

 

Eppure, possiamo imparare a vivere nella nostra scomoda dualità. Ciò che definisce noi come razza non è certo ciò che ci definisce come persone, come individui. La cultura cambia sempre. Gli unici criteri che dobbiamo soddisfare per riconoscere l’ingiustizia o il giudizio facile, e combatterle,  sono il possesso di empatia e compassione. E l’unico requisito, per me, per essere considerato parte della cultura in cui sono nato, cresciuto e vissuto, è definire da sola come mi relaziono ad essa.

 

 

Ho quindi, come tutti gli esseri umani, IL DIRITTO DI ESSERE.

 

 

Métissage Sangue Misto nasce dall’esigenza e dallo sforzo di essere una Changemake , una creatrice di cambiamento. Nasce dalla consapevolezza del bisogno di molti Mixed di essere rappresentati e dall’aver  notato come l’identificazione razziale sia spesso un percorso complicato e il più delle volte doloroso e la sensazione di essere bloccati tra due mondi, porta automaticamente a parecchie domande ed a una sorta di solitudine nella negoziazione della propria identità razziale. E  questa negoziazione Non dovrebbe essere mai un fardello solo del bambino che cerca risposte ma anche e soprattutto della famiglia.

 

 

Ecco quindi questo progetto che nasce per offrire uno spazio esplorativo per le esperienze quotidiane, psicologiche, storiche, antropologiche e filosofiche dell’essere misti. MSM con il suo Blog, le sue pagine InstaGram e FaceBook è la sua riservata Lounge Community, è uno spazio creato per il conforto dell’alterità condivisa, ma anche per vedere cosa ci rende come tutti gli altri nella ns diversità. Piccola disgressione: rammentiamoci  che quello che tutti chiamano diversità,  è la promozione di una divergenza di opinioni. È un’aggiunta, che rende l’esperienza e il punto di vista di qualcuno parte della cultura. Significa che quel qualcuno sta abbracciando quella prospettiva e permettendo che sia messa allo scoperto in modo che possa essere apprezzata, criticata e riconosciuta come un valore per tutti.

 

 

MSM vuole essere un mezzo di sostegno a chi educa, istruisce e cresce la nuova generazione futura di Bi-multirazziali. 

 

 

La vita è complicata e così è il modo in cui pensiamo a noi stessi. E quando ci guardiamo allo specchio, abbiamo il diritto di sorridere in segno di approvazione per ciò che vediamo. Dobbiamo cercare di vivere al di là delle aspettative razziali.

 

 

QUINDI…. CHE COS’E’ Métissage Sangue Misto?

 

Métissage Sangue Misto inizia il suo Pay-Off con Siamo troppo bianchi per essere neri e troppo neri per essere bianchi. 

 

Finisce con la consapevolezza, in formato domanda, “Chi meglio di una persona mista può promuovere e spiegare la bi-multi-razzialità“?

 

Vi spiego meglio

 

CHI SIAMO

 

 

Métissage Sangue Misto è un magazine e una Community online, che si occupa di storie, cultura ed educazione delle persone mixed, bi e multi razziali e pluri identitari,  in una prospettiva completamente nuova, sganciata da quell’antico retaggio che ancora ci vuole meticci incostanti e contraddittori, senza radici né patrimonio culturale, e , costantemente, in crisi di identità. Attraverso le nostre storie, le nostre esperienze di vita ed un viaggio che vorrete intraprendere con noi, scoprirete un mondo  dalle nuove sfumature attraverso le nostre storie e le nostre esperienze di vita.

 

Métissage Sangue Misto  vuole essere uno spazio dedicato alla ricerca di sé attraverso la scoperta, l’esperienza del “vivere mixed” e dell’essere ponte tra due (o più) culture. Un luogo dove imbattersi nell’orgoglio, nel coraggio e nella saggezza, superando quelle incertezze e quelle convinzioni che, spesso, ci portano ad una visione distorta di noi stessi e del mondo in cui viviamo, e, investendoci, invece, della consapevolezza di contenere, nel proprio essere, una miriade di possibilità.

Qual è il nostro obiettivo?

 

Il nostro obiettivo è quello di  aumentare la consapevolezza  delle persone miste, sia sotto l’aspetto personale e individuale, sia nelle comunità, nelle scuole e nelle organizzazioni. Ci Focalizziamo sull’importanza di abbracciare tutte le culture a cui apparteniamo e cerchiamo di imparare dalle nostre  storie. Cerchiamo di comprendere come il nostro background e le nostre culture miste influenzano il modo particolare in cui navighiamo nelle nostre vite quotidiane. Siamo decisi a dimostrare come la diversità sia la vera rappresentazione del mondo. Vogliamo buttare giù i muri che ostacolano il confronto e costruire ponti resistenti affinché possa permettere alle persone di attraversarli in sicurezza e con grande autostima.

 

Il Progetto Métissage Sangue Misto è quello di CELEBRARE il valore intrinseco di tutti gli esseri umani, di EQUIPAGGIARE le persone con le strategie e gli strumenti per smantellare ogni forma di fanatismo, di ABBRACCIARE le differenze percepite dall’umanità come aspetti da valutare, non da temere, ed, infine, di ISPIRARE le persone a rispettarsi ed  amarsi.

 

Le conversazioni sulla discriminazione, di qualsiasi natura esse siano, sono molto impegnative, ma necessarie per raggiungere uno status di uguaglianza. Quando entrambe le parti comunicano tra loro con rispetto, cura, attenzione, e praticano l’ascolto attivo, i danni interpersonali possono essere mitigati.

Una volta che vedi qualcuno come umano, non puoi mai smettere di vedere la sua umanità.

 

Cerchiamo di  abbracciare la diversità per permettere alle voci di molti di cambiare le menti di pochi, di creare una lungimirante prospettiva nel viaggiare in altri luoghi, per vedere e capire come vivono e pensano le altre persone. Cerchiamo di potenziare i tuoi valori e dar forza a ciò che ritieni importante.

 

 

COME APPROFONDIAMO LE QUESTIONI RELATIVE ALLA NOSTRA BI-MULTI IDENTITA’?

 

MétissageSangueMisto è dedicato all’esplorazione di molteplici approcci al benessere della personalità decisamente complessa dei mixed, attraverso  vari strumenti  e varie categorie di contenuti.

 

– Esploriamo cosa significa essere amalgamati, interrogandoci, ridefinendo noi stessi e celebrando la bellezza delle identità multietniche. Visitare il nostro blog è sempre un’esperienza arricchente, perché puoi trovare storie ben documentate,  che trattano di persone multirazziali, nel corso della storia e sparse per il mondo, ritrovarti in queste storie di decenni o secoli fa e, magari, provare un senso di appartenenza, rappresentazione o orgoglio in queste esperienze multirazziali condivise.

 

– Puoi anche trovare esperienze di alcuni di noi che hanno lottato, anno dopo anno, per formare le proprie identità personali, o di quelli che pur continuamente bombardati da domande su quale sia la loro identità, riconoscono come, apparentemente, siamo “razzialmente” ambigui. È un posto sicuro per tutti noi, perché oltre ad unire positività, negatività, umorismo, pathos e realismo, vi è un’esplorazione illuminante di ciò che significa essere plurietnici, facendoci sentire rappresentati e dandoci l’opportunità di condividere simili percorsi di identità.

 

– Questo spazio incoraggia le storie personali, le presentazioni, l’arte, la poesia, le fotografie, le ricerche, i collegamenti ad articoli, domande e qualsiasi altra cosa tu voglia condividere. Questo è un posto in cui capisci che l’essere bi-razziali ha il suo campo di esistenza e che non tutti i problemi che affrontiamo possono essere esaminati attraverso una lente monorazziale.

 

 

 

 

 

 

Tu hai anche una specializzazione in mentoring. Di che cosa si tratta e come la svolgi.

 

Métissage Sangue Misto Mentorship Program è un programma di mentoring per le persone BI-Multiculturali, BI-Multirazziali, pluri identitari e tutte le persone che, quotidianamente, gravitano nel loro mondo con ruoli di genitorialità, condivisione di vita e/o professionale. Offriamo questo servizio, che sarà il nostro gioiello di punta, insieme ad altri

 

1) Strumenti per la propria crescita personale.

 

2) Consulenze su come approcciare e/o vivere questo mondo, su come lavorare con i bambini e gli adolescenti, su come far sperimentare a scuola ed al lavoro una forma di inclusione naturalmente gestito, data la velocità con cui  la società si sta evolvendo in questa direzione.

 

3) Creazione di contenuti per promuovere i tuoi eventi, le tue conferences sul tema, oppure, semplicemente, un tuo prodotto adatto al nostro target, seguendo un percorso di storytelling che metta a fuoco i punti forza del prodotto stesso. L’obiettivo finale è quello di valorizzare le differenze e creare inclusione, ma, soprattutto, possiamo fare tutto questo con passione e convinzione, avendolo collaudato personalmente sulla nostra esperienza professionale e di vita.

 

 

L’obiettivo principale del programma di Mentoring è quello di fornire gli strumenti in grado di aumentare la consapevolezza delle persone pluri identitari, valorizzare, rafforzare, incoraggiare ed abbracciare tutte le culture a cui appartengono, sviluppando le capacità e la fiducia nella ricchezza delle proprie pluralità culturali. Il focus tematico del programma è il concetto di identità nelle sue molteplici forme e come l’identità stessa influenzi la propria vita. E’ un focus strategico, strutturato e olistico, perché è posizionato sulla persona in tutti i suoi aspetti ed alla visione generale d’insieme.

 

In qualità di Mentore Certificato, metto in atto alcuni programmi multiculturali, sia per le AZIENDE, che per le scuole e le organizzazioni sociali, oltre che sessioni personalizzati one-to-one, perché credo profondamente che l’inclusione e la diversità non si escludano a vicenda e credo che, soprattutto nelle Aziende,  il posto di lavoro possa beneficiare di un programma multiculturale che esponga i dipendenti sia alle differenze che alle somiglianze tra i colleghi e colleghi. Il risultato è una maggiore partecipazione ed entusiasmo in tutte le sfide affrontate. La tolleranza è una delle chiavi che inserisco in altri tipi di programmi di mentoring di consapevolezza. È molto importante capire di cosa si tratta perché avere membri del team tolleranti, sia in Italia che in Nigeria dove opero, non solo migliorerà le relazioni tra loro, ma influenzerà anche il modo in cui interagiscono con tutti coloro che li circondano, siano essi manager, colleghi di reparti, fornitori, clienti o clienti. La tolleranza consiste nell’accettare che tutte le persone sono diverse e vivono in modi diversi, e oltre ad accettarlo, si tratta di apprezzarlo e apprezzarlo.

 

Il programma di Mentoring è rivolto soprattutto a:

 

  • Persone BI-Multi culturali con difficoltà di gestione della propria doppia cultura;
  • Persone BI-Multi razziali con difficoltà di accettazione e/o consapevolezza della propria identità razziale;
  • Pluri Identitari con problematicità nel coordinamento della propria complessità culturale e identitario;
  • Coppie Miste, con figli Biculturali e Birazziali con astrusità sull’educazione multiculturale e gestione delle problematiche nella ricerca del proprio “sé” e della propria autodeterminazione;
  • Persone la cui vita gravita attorno a quelle sopra menzionate e che abbiano un ruolo genitoriale, di condivisione familiare, educativa, professionale o una profonda relazione con loro.
  • Professionisti Bi-Multi culturali, Pluri Identitari e/o BI-Multi razziali con difficoltà di inserimento e/o integrazione culturale nel luogo di lavoro

 

Gli obiettivi del Mentoring sono quelli relativi a:

 

  • Favorire l’espressione di sé e aiutare le persone Mixed a trovare il loro modo, personale e culturale, di comunicare sé stessi al mondo;
  • Sviluppare capacità di espressione di sé e la comunicazione;
  • Costruire autostima e fiducia attraverso la condivisione e proposta di esperienze, del sapere, dei valori , del senso di protezione, del sentimento di appartenenza e dello sviluppo della personalità (se in età giovanile);
  • Imparare a gestire le emozioni ed i conflitti culturali profondi, sviluppando una serie di qualità tali da rendere la persona particolarmente abile nella gestione di situazioni critiche e nella capacità di adeguarsi ai diversi contesti di riferimento;
  • Fornire opportunità di connessione che dia significato alle proprie ambizioni e che permetta di interagire con nuove persone, attorno a un interesse comune;
  • Favorire un senso di appartenenza a una comunità multiculturale;
  • Analizzare e amplificare la comprensione della propria identità nel contesto individuale, sociale e professionale;
  • Liberare e sostenere il talento di ognuno, perché il contesto di provenienza e l’incompletezza delle informazioni non diventino un vincolo alle proprie ambizioni;
  • Sviluppare competenze critiche essenziali atte ad aiutare le persone ad apprendere ed interagire con le altre razze, generi, culture, religioni e demografie diverse;
  • Accelerare il processo di integrazione tra culture e sensibilità differenti nel posto di lavoro, promuovendo la diversità tra la forza lavoro.

 

Si trattano argomenti come:

 

  • Diversità Biologica e Diversità Culturale come valore;
  • L’identità BI-Multiculturale, BI-Multirazziale e Pluri Identitario;
  • La forma mentis Bi-Multiculturale;
  • Percezione di appartenenza a più culture;
  • Pedagogia della Globalizzazione e Educazione sull’identità multirazziale;
  • Relazioni, Genitorialità e Biculturalismo nella Coppia Mista;
  • Intelligenza emotiva applicata alla diversità identitaria e culturale;
  • L’importanza di sviluppare un modello emotivamente versatile, in grado di declinare la condotta emotiva appropriata ai differenti contesti;
  • Valori multiculturali e multirazziali del Diversity Management Aziendale;
  • Diversità come elemento di performance Aziendale
  • Educazione alla diversità culturale nell’ambiente Scolastico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Com’è il mondo mixed italiano rispetto – sono sicura che avrai avuto dei confronti o studiato altre situazioni a quello britannico o statunitense, per esempio, o di altri Paesi.

 

E’ ancora una realtà molto giovane. Non si ha ancora la consapevolezza delle proprie potenzialità e soprattutto di chi si è. C’è ancora una sporta di stupore nel parlarne, perché ancora radicati nel clichè del o è tutto bianco o è tutto nero. Negli altri paesi se ne parla, ci si interroga ci si confronta, si affronta la problematica dalle sue radici. L’argomento è davvero a livelli molto più alti dell’Italia.

 

 

 

 

Tutti siamo meticci, no? Il nostro DNA ce lo direbbe e comunque basta guardare l’evoluzione del genere umano, le migrazioni, le contaminazioni. Ma molti fanno fatica anche solo a pensarla una cosa del genere …

 

Sì.. lo disse anche Papa Francesco non tanto tempo fa in uno dei suoi speech. Anzi, la parola meticciato è divenuta una parola davvero ricorrente nel linguaggio del Papa e ciò ha fatto molto discutere, a fronte delle vicende xenofobe accentuatesi nel mondo negli ultimi tempi e che hanno suggerito una riflessione tenace e approfondita del Papa sul meticciato. Eppure anche in questo si è riusciti a dare una connotazione sbagliata al senso delle sue parole e viene  contestato per aver usato meticciato troppo spesso e soprattutto non come generica metafora. L’umanità è fatta di mescolanze, che le società per sopravvivere hanno bisogno di mescolarsi, affermazione non facile di questi tempi gravidi di tendenze xenofobe e di rigurgiti identitari. Lo ha fatto partendo dal concetto tradizionale di cultura, a suo dire oggi  obsoleto. Se per cultura intendiamo “un insieme di usanze che appartengono ad un popolo che abita un determinato territorio e parla una determinata lingua”oggi questa definizione non vale; nella società odierna l’uomo si ciba di “ altre” conoscenze, le assimila, alcune le rifiuta, altre gli servono per crescere, per cambiare. Noi tutti siamo incuriositi dall’altro, questa è una tendenza che ci appartiene, e che qualcuno oggi ci sta facendo dimenticare, perciò costruire un muro non è umano, appartiene ai periodi più oscuri della storia dell’umanità: l’uomo costruisce ponti, non muri. Da antropologo non accetta che si pensi che la nostra cultura sia il top e le altre siano arretrate; tutto in antropologia ha un suo significato, anche quelle usanze che qualcuno definisce “barbare”, occorre capirne il senso ed intervenire in un dialogo che porti a delle soluzioni.  Il contatto culturale è la scelta compiuta dall’umanità, non esiste una cultura che non abbia comunicato con l’altra.

 

Il fenomeno del meticciato esiste  da sempre, l’umanità è fatta di mescolanze, di culture che migrano, che si ibridano, oggi la mescolanza ha assunto dimensioni planetarie.  L’enorme afflusso di migranti ha perciò imposto di ragionarci, con strumenti interpretativi idonei, senza paura di perdere la propria identità che, al contrario, potrà uscirne  rafforzata. La storia è complessa e crea non solo meticci, ma culture meticce. La realtà odierna tende in parte alla mescolanza di popolazioni. C’è da dire però che la globalizzazione non crea un’unica civiltà e una sola cultura. Il mondo non diventa cosmopolita. Restano culture, civiltà, religioni, nazioni. Sono diverse (e di peso diverso), ma si avvicinano, si sovrappongono, abitano insieme. Questo crea innesti e scambi. E, inevitabilmente conflitti. Il problema del nostro tempo non è trovare la formula giusta per il futuro, ma realizzare, a partire dalla situazione in cui viviamo, quella “civiltà del convivere”, di cui abbiamo bisogno, fatta di identità ma pure di rispetto per l’altrui differenza, consapevole che anche il mondo globalizzato non sarà egemonizzato da nessuno.

 

 

L’esploratore norvegese Kon-Tiki disse che  “Le frontiere? Esistono eccome. Nei miei viaggi ne ho incontrate molte e stanno tutte nella mente degli uomini…

 

 

 

L’uso delle parole. È molto importante usare le parole giuste, misurarle, ma sembra che in Italia si alzi il cartellino rosso anche se si usa una parola come meticcio o derivati, senza parlare del termine nero. Eppure in Africa, per esempio, dire black e white non è un’offesa e anche etnico, etnia – faccio esempi – non provocano problemi. Persino razza… se magari diciamo “bi-racial” non suona come bi-razziale. Quanto ci vuole per liberarsi delle parole sbagliate? Ma, anche, quanto ci vorrà per discutere senza provocare fraintendimenti?

 

 

Ci vuole molto più delle parole per essere un vero alleato di chi soffre. Sono le azioni che si  intraprendono ogni giorno per ricercare la propria identità ed il proprio essere che contano per davvero. Ciò nonostante pronunciamo in modo automatico le parole che ci siamo sentiti dire per decenni. Frasi che alimentano credenze e stereotipi, e che continuano a germogliare anche nelle menti delle nuove generazioni. Se poi le inseriamo in questo contesto, è fondamentale rammentare che le parole trasferiscono emozioni e, se usate in modo appropriato, sono in grado di modificare enormemente la percezione delle cose o delle esperienze.

 

 

Qualche tempo fa scrissi per il mio Blog un bel pezzo esaustivo su questo argomento. Si intitolava [The “M” Word: Mulatto – Meticcio – Mixed – Mocha – Métis e giù di lì. Quanto contano le parole e gli appellativi?] In questo pezzo analizzavo l’incisività di alcuni epiteti dati a noi Mixed, nonostante  mi senta molto lontana dall’uso e dal valore che si danno alle parole. Sono dell’idea che Se devo dirla tutta, sinceramente, non trovo per nulla offensivo il termine Mulatta, perché il significato effettivo, oggi, non è lo stesso dell’origine etimologica. La lingua cambia costantemente e così fa il significato delle parole. Molte parole, originariamente, avevano origini “negative” (hapa, slavo, berbero, isterico,  ecc.), ma oggi si usano tranquillamente per classificare  o riferirsi ad alcune etnie o tipi di persone.

 

 

 

Concordo sul fatto che le persone siano libere di chiamarsi (e farsi chiamare) come meglio credono, ma è irragionevole non aspettarsi che altri le trovino offensive per definire se stesse. Se si decide di usare una parola che infastidisce gli altri, non significa che stiano attaccando il tuo diritto ad usarla, semplicemente non aggrada quella parola. E’ altrettanto normale che,  dato il significato storico controverso della parola mulatto e di altre parole simili, ci saranno sempre e comunque opinioni divergenti sul suo utilizzo. Quindi, non ho, assolutissimamente, nessun problema con chi decide di usare la parola mulatto per descrivere se stesso. Nello stesso tempo, però, ritengo che non ci si dovrebbe aspettare che tutti gli altri lo usino, se lo trovano offensivo o degradante.

 

 

 

Passare, però,  del  tempo a discutere sul significato di una parola, sulla semantica  e sul motivo per cui tutti dovrebbero accettarla o meno, lo trovo alquanto improduttivo. Ci sono tantissimi argomenti su cui concentrarsi per cambiare ed evolvere la narrazione che si fa dell’essere persone miste e questi argomenti vanno dal tema della rappresentanza, rappresentazione, istruzione, come migliorare la nostra posizione, la percezione che abbiamo di noi stessi …. insomma l’elenco è alquanto lungo. Invece ci si fa polarizzare nell’ atteggiamento potente e strategico del ” Divide et impera“, dove così tante persone sembrano essere ossessionate dall’origine della parola Mulatto e ci scanna sul suo alto grado di offendibilità, tralasciando tutto ciò che, invece, ci può unire ed arricchire.

 

 

 

 

 

Parliamo invece di bi-culturalità, multiculturalità, un aspetto del meticciato di cui forse si parla meno che non dell’aspetto e delle caratteristiche fisiche.

 

 

Possiamo quindi tranquillamente dire che gli individui con identità bi-culturale sono persone che hanno interiorizzato almeno due culture o due o più tradizioni etniche e non necessariamente fanno parte di minoranze etniche, ma possono essere, semplicemente, individui esposti ad una seconda cultura oltre a quella di appartenenza, e le hanno interiorizzate entrambe.

 

 

L’ identità bi-culturale è una miscela unica, personale, influenzata da vari fattori che possono essere contestuali, situazionali, socioculturali e individuali. A fronte di ciò, possiamo dire che il processo di identificazione dell’ identità bi-culturale possono rivelarsi armoniosi o conflittuali. Tutto sta nelle modalità in cui questi individui sperimentano e organizzano i loro differenti e talvolta opposti orientamenti culturali. Lo sviluppo di un’armoniosa identità bi-culturale può essere una risorsa per l’individuo poiché determina modificazioni a livello cognitivo che migliorano la flessibilità di pensiero, il benessere e l’adattamento del soggetto in vari contesti. E’ anche vero che la percezione di armonia tra le due culture può essere impedita dall’influenza negativa di fattori stresso geni, sia personali (come la vulnerabilità, ruminazione e rigidità emotiva) che esterni (come discriminazioni, pressioni culturali, difficoltà linguistiche e relazionali).

 

 

Al centro della discussione sul bi-culturalismo è il costrutto della cultura. La cultura può essere definita come un sistema appreso di significato e comportamento per un gruppo definito da confini geografici; include i costumi, i valori e le tradizioni che le persone apprendono dall’ambiente, dai membri della famiglia, dai coetanei e dalla comunità o società in cui le persone vivono. Gli individui all’interno di una cultura hanno valori, costumi, abitudini e rituali comuni condivisi; sistemi di etichettatura, spiegazioni e valutazioni; regole sociali di comportamento; percezioni riguardanti la natura umana, i fenomeni naturali, le relazioni interpersonali, il tempo e l’attività; simboli, arte e artefatti; e sviluppi storici.

 

 

Il bi-culturalismo porta con sé anche aspettative riguardo alla pratica culturale, alla padronanza o alla competenza. In sostanza, il bi-culturalismo può manifestarsi nello stato di trovarsi a proprio agio con, informato su, consapevole di e competente con almeno due culture distinte. Tuttavia, esistono due prospettive dicotomiche su cosa significhi essere bi-culturali, ed entrambe hanno prove empiriche a sostegno. Nel primo, gli individui bi-culturali percepiscono la loro doppia identità culturale come compatibile e complementare, mentre nel secondo, gli individui bi-culturali li descrivono come oppositivi e contraddittori. Gli individui bi-culturali sono stati visti anche come individui che hanno un sano equilibrio tra due o più culture o come individui confusi e in conflitto. Chiaramente, essere bi-culturali non è così semplice come trovarsi all’una o all’altra estremità di uno spettro culturale. Il bi-culturalismo può comportare sentimenti di orgoglio, essere speciali, essere unici e avere un senso di comunità e storia. Può anche includere confusione di identità, aspettative doppie o multiple e conflitti di valore.

 

Per molti anni si è pensato che vivere due culture avesse un impatto negativo sullo sviluppo e sulla vita degli individui. In effetti, un assunto comune è stato che gli individui che cercano di impegnarsi in due culture sperimentano confusione di identità e persino marginalità. Per aiutare a diminuire questa presunta confusione, i genitori di bambini bi-culturali sono stati spesso incoraggiati a far parlare i loro figli solo una lingua, molto spesso quella dominante. Sebbene gli stereotipi siano ancora profondamente radicati nelle nostre culture, ora è noto che essere bi-culturali offre agli individui l’opportunità di accedere a più di una cultura, e essere bilingue o multilingue è spesso un vantaggio.

 

Gli individui bi-culturali sono in grado di abbracciare i propri valori utilizzando strategie di coping di entrambe le culture e compiendo scambi interculturali positivi. È parte della loro identità l’accettazione di entrambe le culture che li aiuta a funzionare appropriatamente in contesti multiculturali.

 

Ci si sofferma sulla disconnessione bi-culturale e l’unica comunanza che si condivide è il sentirsi incompresi e obbligatoriamente costretti ad adattarci ovunque e da nessuna parte, allo stesso tempo; di essere. Oppure, ancora peggio, si condivide un senso di colpa e una confusione, associati all’ assenza di connessione emotiva con la propria cultura, perché vissuto come estranea, contribuendo ulteriormente alla cancellazione culturale e al rifiuto che le persone bi-razziali spesso affrontano. Senza contare, per coloro che sono visibilmente di diverse provenienze, il disagio chiamato discriminazione e razzismo. Sono invece dell’idea che sia ora di cambiare la narrazione e dare un apporto significativo all ’ingenuità (diciamo cattiveria?) e alla disinformazione di taluni. Senza esposizione c’è mancanza di conoscenza e comprensione. E anche se non è nostra responsabilità educare gli altri, a volte può essere utile condividere le nostre esperienze individuali nella speranza che le persone siano disposte a istruire anche loro stesse.

 

 

 

 

Torniamo a Metissage, cosa hai scoperto in questo periodo, attraverso i dialoghi, le interviste, le ricerche che hai fatto. Cosa hai scoperto e cosa hai capito che ancora non sapevi sull’essere mixed.

 

Non conoscevo ancora la realtà di meticciato in Italia. Ho sempre vissuto in contesti di meticciato americani, inglesi, francesi, olandesi e asiatici e l’esperienza acquisita è stata impagabile. In Italia è’ stato un viaggio decisamente illuminante ed il confronto con altri Mixed veicolanti la lingua e la cultura Italiana non hanno fatto altro che confermare l’estrema variabilità nell’interazione, nonostante la grande confusione nei loro occhi. Forse è stata la parte più deludente quella di scoprite che tra i Mixed Italiani c’è poca voglia di confrontarsi e di accettarsi per quello che si è. C’è spesso quest’atteggiamento di scegliere la parte meglio peggio che ha prestato loro più attenzione. Alcuni negano tout court quella parte della propria bi-razzialità con cui – dicono – non hanno nulla da spartire. Ecco.. trovo tutto questo un’occasione persa per acquisire valore dinnanzi ai propri occhi. Particolarmente arricchente è la parte in cui ho incontrato genitori di bambini mixed ed educatori, che con le loro domande e dubbi hanno aperto la strada per un confronto paritario, senza giudizi di sorta. Un po’ più deludente la realtà con i Mixed

 

 

 

Il futuro di Luisa e il futuro del progetto Metissage…

 

Il futuro di Luisa è luminoso perché ci sono un paio di meravigliosi progetti imprenditoriali a cui sto lavorando da elaborare e da realizzare. Il futuro di Métissage Sangue Misto è altrettanto luminoso perché verrà arricchito di altri servizi e preziose collaborazioni con amici Mixed di grande spessore Inglesi e Americani. Sono già, in attuazione, una vasta serie di Programmi di Mentorship one-to-one, Eventi Speciali e un particolare libro dedicato al giovani Mixed e la loro capacità di essere un ponte in un oceano di esperienze multiculturali.  Insomma sono sempre in movimento e questa fiamma mi tiene sempre sul pezzo!

 

 

 

Intervista rilasciata a Antonella Sinopoli,   Editor in chief a Voci Globali, Founder of AfroWomenPoetry, Contributor at Nigrizia & Valigia Blu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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