Ho terminato di leggere uno dei tanti libri usciti in Gran Bretagna, ultimamente, sul tema del Meticciato e dell’essere persone Mixed. Ed anche questa volta (l’ultimo fu il Dr. Remi Adekoya con il suo “Biracial Britain“, non ho potuto fare a meno di andare in cerca dell’autrice. Mi riferisco a Natalie Morris, Mixed di padre giamaicano nero (il famoso giornalista Toni Morris) e madre britannica bianca, uscita il 15 Aprile, con il suo libro di debutto “Mixed/Other“. Nel libro, Natalie intervista più di 50 britannici misti di tutte le età, con diverse origini etniche, provenienti da tutto il paese ed esplora com’è essere di origini miste in Gran Bretagna oggi.
Il libro è senza dubbio molto intelligente perché ha permesso uno sguardo reale ed accessibile su come viene percepita la razza nel Regno Unito e sottolinea il fatto che l’esperienza di ognuno sia diversa, specialmente quando l’aspetto esteriore è sotto costante controllo, dai media, dal luogo di lavoro e persino dagli amici. Lo ha fatto con scrupolosa attenzione (anche se spesso ripetitiva) poiché ha intrecciato le proprie esperienze con quelle di altre persone nel Regno Unito, usando un linguaggio mirato, scegliendo deliberatamente alcune parole, pur sapendo che sono passabili di cambiamento nel tempo. Ciò evidenzia quanto possa essere diversa l’esperienza di ognuno, nonostante sia legata a esperienze familiari di razzismo, profiling o micro aggressioni. E’ un libro leggero nella forma, ma offre una prospettiva diversa nella sostanza.
Natalie dice che “Non esiste una storia singolare di Meticciato; devi includere prospettive e prenderti il tempo per parlare con persone di luoghi, età e momenti diversi della loro vita. Penso di aver decisamente intrapreso un viaggio alla scoperta e all’accettazione del mio privilegio di donna mista che, in un certo senso, si adatta a un modello di ciò che ci si aspetta dal Meticciato. Essere persona mista con un genitore nero e un genitore bianco e far parte del gruppo misto più comune nel Regno Unito. Ho certamente il privilegio di essere più chiara, ma ho provato anche il razzismo. Questa è una delle cose più difficili da affrontare come persona mista e spesso non hai potere. Non sei tu a decidere quando avere i privilegi. Parlare di mescolanza può sembrare controverso in alcuni ambienti, talmente tanto che ho ricevuto espressioni di fastidio e di rifiuto, perché alla gente non piace l’idea di parlare di Meticciato“.
Si definisce una giornalista mista o mista e nera. Non le piace la descrizione di “razza mista“, perché, secondo lei, implica una sorta di essenzialismo.” La terminologia cambia e si sviluppa, dice, il che è positivo, ma può essere complicato starci dietro. “Non esiste un modo giusto o sbagliato per descrivere te stesso, ma è importante essere aperti a questi cambiamenti. È importante che le persone ascoltino anche ciò che vogliono le persone miste: così tante cose ti vengono imposte quando sei mixed, e può essere difficile rifiutarle“.
E’ cresciuta in una zona bianca di Manchester, quindi era facile pensare che i discorsi sulla razza non la riguardasse. I suoi genitori appartenevano a quella generazione tutta concentrata sul lavoro duro per arrivare ad una buona posizione sociale e quindi non erano interessati a parlare sempre di “razza” o di “razzismo” con lei. Per di più, i genitori di suo padre, facevano parte della “Windrush Generation“, arrivati dalla Giamaica, insieme a 1025 persone, su una nave chiamata HMT Empire Windrush. Suo padre venne dato in affido a una donna bianca di Portsmouth, chiamata Audrey, dove è rimasto perdendo così la connessione con quella parte della sua famiglia giamaicana. Solo di recente ha cercato di recuperare il rapporto con loro, riuscendo a costruire un legame gratificante, pur nella difficoltà di riempire, retroattivamente, quei punti di contatto culturali persi nel tempo.
Lei è una giornalista e si è ritagliata un angolo nel Giornale Britannico Metro, chiamato “Mixed Up“. Dice che ha iniziato questa rubrica perché ama raccontare storie e parlare a persone diverse. “Gli articoli in Mixed Up sono fondamentalmente le storie che volevo conoscere quando ero più giovane e ho iniziato a pensare a dove potevo inserirmi. Trasferirsi a Londra e stare in mezzo a gruppi più disparati di persone, ha innescato questo cambiamento nella mia mentalità e ho capito che non c’è è solo un modo in cui il mondo appare. Volevo trasmettere il fatto che le persone miste non sono un gruppo omogeneo. Non era sufficiente scrivere la mia storia, perché sono un individuo minuscolo in questo puzzle più ampio, motivo per cui ho iniziato a parlare ed interagire anche con persone che non si adattavano necessariamente al progetto di una persona mista, che è essenzialmente persone come me. La reazione che ho avuto alla serie è stata brillante. Le persone dicevano di essersi sentite così sole ma, ora, sanno che ci altri individui che si sentono come loro. Può essere un’esperienza piuttosto isolante quando sei misto.”
Nel scrivere il libro Mixed/Other, sta portando avanti lo stesso scopo, quello, cioè, di aggiungere alcune sfumature, tanto necessarie a una conversazione, che è così spesso artificiosa ed eccessivamente semplificata negli spazi tradizionali. Le percezioni del Meticciato sono ancora così frustranti e binarie e, spesso, incentrate sull’essere bianco: Natalie vuole sfidare quelle narrazioni e aprire una conversazione più inclusiva. Vuole raccontare storie di gioia, speranza e appartenenza così come le parti più dolorose e talvolta complicate dell’essere Mixed. È il libro che voleva leggere nella sua adolescenza e all’inizio dei suoi vent’anni. Nello scrivere il libro, aggiunge, che “l’idea di tenere due verità dentro di te contemporaneamente è una lezione non indifferente. Da un lato, il privilegio, se sei mescolato con il bianco e hai la pelle più chiara, e dall’altro, il razzismo e l’oppressione che provi anche come minoranza non bianca in questo paese. Cercare di conciliare la dualità di queste cose può essere incredibilmente impegnativo e qualcosa su cui ho passato molto tempo a pensare mentre scrivevo il libro. Ciò nonostante la mia esperienza di essere Mixed è qualcosa di unico. E’ diversa da quella di chiunque altro. Abbiamo tutti narrazioni individuali valide e degne di essere ascoltate. Penso che nel momento in cui inizi ad aggregare le persone in un unico gruppo, perdi quella sfumatura“.
Andando più in profondità sull’argomento “razzismo”, Natalie, in un suo pezzo giornalistico su Metro Uk, afferma che, secondo lei, non scomparirà, anche se in futuro saremo tutti Mixed. L’idea del divide et impera risale a migliaia di anni fa. Che sia per genere, classe, ricchezza o razza, gli esseri umani amano murarsi in categorie distinte, quindi utilizzare quelle categorie per creare gerarchie. Nel caso della razza, questa distinzione gerarchica si è conclusa con la schiavitù, innumerevoli programmi di pulizia etnica e il concetto dell’ “altro”, basato sul colore della pelle fino ai giorni nostri. Ma cosa succede se togliamo queste categorie razziali che ci dividono in sottogruppi? Se, invece di definire come nero, bianco, asiatico o qualsiasi altra categoria singolare, ci definissimo come un po’ di tutto, preannuncerebbe l’alba di un’era “post-razziale” più accettante? E questo significherebbe che il razzismo finirà?
La popolazione di razza mista è il gruppo etnico in più rapida crescita nel Regno Unito con il 2,2% della popolazione che ora si identifica come un patrimonio misto, in aumento rispetto all’1,2% nel 2001. La migrazione internazionale aumenta tra l’1% e il 2% ogni anno e oltre 240 milioni di persone vivono in un paese diverso da quello in cui sono nate. Le ultime proiezioni suggeriscono che entro il 2050 fino al 30% della popolazione britannica proverrà da minoranze etniche e il numero di persone che si identificano come persone miste, nel Regno Unito, potrebbe salire al 4,2%. Il viaggio globale non è mai stato più accessibile e il miglioramento della tolleranza ha consentito la relativa normalizzazione del matrimonio interrazziale ed eterosessuale, almeno in questo paese. Un giovane su cinque nel Regno Unito afferma di disapprovare i matrimoni interraziali, rispetto a uno su quattro di età pari o superiore a 55 anni – secondo uno studio condotto dall’organizzazione antirazzista People In Harmony. Ma la multirazzialità sarà davvero la fine del razzismo in futuro? Per rispondere a questa domanda dobbiamo capire da dove viene il razzismo.
Gli scienziati hanno concordano sul fatto che il concetto di razza non sia fondato sulla biologia o sulla genetica, ma si basa sull’ideologia culturale, piuttosto che sulla scienza. Ma questo non significa che la razza non esista.
L’impatto è ancora molto reale, con discriminazioni razziste ancora in vigore in alcuni paesi. Diventa ancora più strano quando i genetisti sostengono che tutti i non africani discendono da poche migliaia di homo-sapiens che hanno lasciato l’Africa circa 60.000 anni fa (anche se la data esatta è ora contestata). Ma se il razzismo è una struttura sociale creata dall’uomo, significa che anche l’uomo può distruggerla? Prima di poter pensare al futuro del razzismo, dobbiamo immergerci profondamente nel passato.
“Le origini del razzismo sono radicate nel colonialismo, quindi torniamo al XV secolo” – dice, in un intervista, il Dott. Peter Wade, professore di antropologia sociale presso l’Università di Manchester. “Prima di questo, c’erano già molti concetti sul tema “sangue”, nel senso di ascendenza. Nel XIV secolo, le persone in Spagna e Portogallo che avevano origini ebraiche o musulmane venivano discriminate legalmente. Sono stati poi trasmessi nel Nuovo Mondo quando gli spagnoli e i portoghesi si sono recati lì e hanno iniziato ad assumere idee sull’inferiorità del “sangue nero”, africano e anche del “sangue indigeno”. “La tratta degli schiavi transatlantica, la conquista dei popoli indigeni, il genocidio dei popoli indigeni e così via, hanno esacerbato questo tipo di credenze“. Ma come è sopravvissuto un insieme di ideologie formatesi sette secoli fa fino ad oggi? Il professor Wade afferma che il concetto di razzismo non è rigido. “Il razzismo come ideologia o l’insieme di strutture che creano la disuguaglianza razzializzata cambiano continuamente”, dice. “Ora che il colonialismo non esiste più e la tratta degli schiavi transatlantica non esiste, tuttavia, il razzismo è in grado di adattarsi a diversi tipi di scenari economici e politici.” Questa adattabilità sfuggente è la cosa complicata del razzismo e rende difficile prevedere quando o come potrebbe mai essere sradicato in futuro. È cambiato molte volte prima. Gli irlandesi e gli italiani una volta erano gruppi visti come distinti dai bianchi ma, poiché cercavano di prendere le distanze dai neri, alla fine furono accettati come bianchi. Negli Stati Uniti, la minaccia percepita di diventare una nazione a maggioranza non bianca, coincide con un aumento dei crimini d’odio, per questi ultimi tre anni consecutivi. La bilancia pende sempre a favore di chi detiene il maggior potere in quel particolare momento della storia. E gli studi hanno dimostrato che questa paura di una perdita di potere sta inducendo i bianchi americani a sviluppare “atteggiamenti negativi” nei confronti di persone di altre razze.
Gli attivisti progressisti stanno cercando di porre fine ai crimini d’odio e alle definizioni razziali. Rimuovere le categorizzazioni razziali binarie è ambizioso ma, se ciò accadrà, un altro sistema di classificazione arbitrario prenderà il suo posto? La visione idealizzata dei sostenitori di un vero futuro di razza mista è una popolazione in cui tutti sono mescolati in misura simile, eliminando la necessità o il desiderio di gerarchie razziali. Ci sono parti del mondo in cui questa “mescolanza” è già avvenuta. “La lezione inequivocabile dall’America Latina è che anche quando tutti sono mescolati, il razzismo non scompare“, spiega il professor Wade, che ha scritto libri sulla razza in America Latina. “Nelle società latinoamericane, il meticciato va avanti da 500 anni. La maggioranza delle persone in queste società si riconoscerebbe come mista. Tuttavia, vediamo ancora un razzismo molto chiaro, semplicemente perché alcune persone si vedono e sono più europee e meno nere o indigene di altre. Non tutti sono ugualmente mescolati. In uno scenario futuro teorico in cui tutti saranno mescolati nella stessa misura, ed avranno tutti la stessa tonalità di marrone, il razzismo potrebbe ancora esistere, ma prenderebbe una forma molto diversa.”
Anche se tutti sono mescolati, gli esseri umani non saranno mai esattamente gli stessi. Il professor Wade dice che anche le differenze più minuscole sono sufficienti per generare categorizzazioni razziali. “Gli esseri umani sono incredibilmente attenti ai sottili gradi di differenza”, dice. Saremo sempre pronti ad attribuire importanza a queste differenze e a fare distinzioni gerarchiche, in modo che alcune persone possano rivendicare la superiorità in base, esattamente, a come appaiono, in termini di aspetti familiari come il colore della pelle, il tipo di capelli o la forma del naso. Le famiglie interrazziali e i bambini di razza mista sono spesso considerati bastioni di un futuro liberale e progressista, ma la realtà è che anche le società di razza mista possono sostenere il razzismo. Al di fuori dell’America Latina, non ci sono molti – paesi che affermano di avere una popolazione a maggioranza mista, ma alcuni paesi caraibici hanno una grande percentuale di abitanti misti. Quasi un quarto (24,2%) della popolazione di Trinidad e Tobago si identifica come misto. Ma, come a Cuba, Brasile e Repubblica Dominicana, il razzismo persiste ancora in questi paesi. Oggi ci sono alti livelli di razzismo anti-nero e violenza di stato a Trinidad e Tobago. Nonostante le prove contrarie, la promessa di un futuro misto e “post-razziale” è ancora allettante per molti“.
Lise Funderburg, autrice di Black, White, Other: Biracial Americans Talk About Race and Identity, pensa che “ un’opportunità ” per porre fine al razzismo può essere trovata con individui multirazziali: “Se non possiamo inserire le persone in categorie familiari, forse noi saremo costretti a riconsiderare le definizioni esistenti di razza e identità, le presunzioni su chi siamo noi e chi sono loro“, ha scritto sul National Geographic. Forse finiremo tutti per essere meno parsimoniosi riguardo a chi ci sentiamo legati e che la presenza stessa di persone di razza mista può, in qualche modo, aiutare la risoluzione dei conflitti e ridurre il bisogno della società di competere, dominare e dividere”.
Esistono infatti prove che supportano i possibili benefici sociali che le popolazioni Mixed possono aiutare a ottenere. La ricerca ha scoperto che i bianchi sono più aperti a discutere di questioni legate alla razza dopo aver interagito con una persona di mista. Ma queste “qualità” possono davvero aiutare a sradicare il razzismo in futuro? O è una retorica pericolosa? Gli accademici pensano che l’idea che “non vedremo il colore” se tutti in futuro avranno una tonalità di marrone simile, è troppo semplicistica perché ignora le cause e le implicazioni del razzismo che sono molto più profonde della tonalità della pelle. “Penso che l’idea che una crescente popolazione di razza mista offra una sorta di cura per il razzismo è altamente idealistica e persino pericolosa“, spiega il dottor Remi Joseph-Salisbury, professore di sociologia all’Università di Manchester. “Tali idee smentiscono la natura radicata del razzismo e sono in contrasto con le esperienze vissute storiche e contemporanee delle persone di razza mista. Il desiderio di romanticizzare le persone di razza mista come soluzione ai mali razziali della società non riflette la realtà. È solo un riflesso del tipo di storie che la società vorrebbe credere su se stessa. Per porre fine al razzismo, la società avrebbe davvero bisogno di confrontarsi con il proprio passato e di considerare come le sue istituzioni svantaggiano sistematicamente le comunità di minoranza razziale. Questo è un compito molto più impegnativo che celebrare semplicemente Meghan Markle“. Il dottor Joseph-Salisbury pensa che l’idolatria superficiale delle persone di razza mista potrebbe avere conseguenze dannose anche per altri gruppi minoritari. “Sebbene i complimenti per i nostri capelli e il tono della pelle possano sembrare benigni, sono legati a un sistema più ampio di anti-nerezza che patologizza quelli con tonalità della pelle più scure e capelli più ricci”, dice. “In parole povere, se abbiamo i capelli belli, implicitamente, chi ha i capelli brutti?” Molte speranze sono riposte nelle comunità di razza mista. È giusto o anche lontanamente realistico chiedere alle famiglie interrazziali di portare il peso della risoluzione razziale?
La maggiore visibilità della popolazione di razza mista potrebbe avere il potenziale per “cambiare positivamente gli atteggiamenti razziali” ma, come ha detto la psicologa della Duke University Sarah E. Gaither, “cercare di ignorare la razza in modo efficace significa cercare di ignorare il razzismo, il che consente al le attuali disuguaglianze razziali continuano. Se è così, più bambini misti non significano meno razzismo. Gli esperti pensano che per andare avanti, abbiamo bisogno di un’onesta e rigorosa dissezione del nostro passato e di una rivalutazione dei sistemi sociali in atto oggi che ancora opprimono attivamente milioni di minoranze“.
“Una scuola di pensiero afferma che la società capitalista, e anche il liberalismo, la democrazia liberale, è intrinsecamente una società che dipende dalla disuguaglianza“, afferma il prof. Wade. Nella sua stessa costituzione, la disuguaglianza è radicata lì. “Se hai una società capitalista, avrai sempre la disuguaglianza e il razzismo si nutre di questo. E in quello scenario, se vuoi sbarazzarti del razzismo – e del sessismo e del patriarcato – allora devi ribaltare il capitalismo e avere un tipo di società completamente diverso“.
Oggi, la conversazione sul meticciato è artificiosa, ripetitiva e spesso problematica. In un momento in cui modelli etnicamente misti riempiono le copertine ed i feed dei Social, ed i figli di relazioni interrazziali vengono lodati come salvatori di un’utopia post-razziale, Natalie Morris ci dà una reale e profonda visione di ciò che significa, davvero, essere mescolati in Gran Bretagna oggi. Ma può valere, benissimo, anche per l’Italia. Natalie attinge dalla realtà di tutti i giorni e dalle sue esperienze personali, e, in Mixed/Other, come in tutti i suoi articoli per i giornali britannici più in voga, mira a smantellare gli stereotipi che hanno afflitto le persone miste per generazioni e ad amplificare le voci dei britannici misti oggi, facendo luce sulle lotte e gioie che derivano dall’essere mescolati.
@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy , MBA Metissage & Métissage Sangue Misto. Mi trovi anche sul Canale Telegram, e su ClubHouse come @wizzylu.