Sóró Soke Generation

NIGERIA: Gli impavidi manifestanti della Generazione “Z” (alias Sóró Soke Generation- Speak loud Generation) alla riscossa!

Perché il movimento #EndSARS viene gestito alla grande dalla gioventù nigeriana.

 

“Tutti sono stufi e stanchi, ma tutti cominciamo a capire che il futuro può e deve essere nostro”.

“Sono così meravigliato per come tutto è stato organizzato ed efficiente. Mi dimostra che sono parte della generazione, in questo momento, questa generazione che parla e fa”.

“La polizia difficilmente molesta gli anziani, ma una volta che vedono un giovane e magari hai paura, indossi un piercing o un tatuaggio, sei automaticamente un “yahoo boy”. Non si fermerebbero davanti a nulla”.

“La protesta è per la nostra vita, è per il nostro futuro. Vogliamo che la SARS finisca, ma la SARS è solo l’inizio. Non siamo più tranquilli”.

“Va bene credere che siamo stati pigri. Accettiamo di essere stati pigri. Ma è un giorno che un uomo si sveglia, e noi ci siamo svegliati e non la finiremo più”. (ndr definizione che il Presidente Buhari diede alla gioventù della sua Nazione).

“Stiamo protestando per 3 giorni precisi: ieri, oggi e domani. Finché queste parole esistono e stiamo uniti, continueremo a protestare”

“Non credo che le persone abbiamo pienamente realizzato il potere dietro al quale la gioventù di uno dei paesi più popolati (e nero) si sono uniti per protestare”.

“Sono un giovane nigeriano pigro (n.d.r accusa rivolta dal Presidente Buhari, ai giovani nigeriani)! Oggi, però, ho tempo!”

 

Sóró Soke Generation

Queste sono tutte riflessioni dei giovani intervistati in giro per le strade di tutta la Nigeria. Sentirli parlare dà la sensazione, almeno per quelli come me che hanno visto, fino allo sfinimento, di tutto e di più, che questa volta le cose siano davvero diverse. Questa è la reazione della Generazione Z, altrimenti chiamata, qui in Nigeria, “Sóró Soke (werey) Generation“, e cioè, etimologia in lingua Yoruba, molto usato nella lingua parlata di tutti i giorni, “la generazione che non ha paura di parlare”. E’ uno slogan divenuto virale sui Social, “rubacchiato” dalla lingua quotidiana, quando ci si riferisce, con rabbia o per connotare condiscendenza o impazienza nel’animosità di una discussione, invitando il proprio interlocutore  scemo (were che poi è divenuto werey sul web!) a parlare!

 

“Sóró Soke Werey” è diventato un grido di battaglia di #EndSARS, quasi un invocazione di ribellione, di belligeranza; un’identità e un canto di unificazione nella lotta nigeriana contro la brutalità della polizia ed il governo; un’affermazione che connota la mancanza di rispetto nei confronti di chiunque stia dicendo qualcosa di irragionevole in un momento così delicato per i nigeriani.

 

Il governatore dello stato di Lagos, Babajide Sanwo-Olu, se l’è sentito urlare un bel po’ di volte mercoledì 14 ottobre 2020, mentre, confuso,  lottava con il microfono per trovare le parole da rivolgere ai manifestanti di fronte alla Camera dell’Assemblea statale di Lagos, presso Alausa, in Lagos.

 

A sentire questa bella gioventù “ Sóró Soke , non posso fare a meno di chiedermi dove siamo stati tutti (la mia generazione, cioè i loro genitori) fino ad oggi. Abbiamo protestato per anni e anni a squarcia gola, ma, o per un motivo, o per l’altro, hanno sempre trovato il modo per zittirci ed acchetare le acque.

 

Questi sono ragazzi che hanno una fascia  di età dai 18-24 anni, sono particolarmente impavidi e protestano per la prima volta. La loro mancanza di esperienza, tuttavia, non deve essere presa come una mancanza di conoscenza. Quando la polizia ha sparato gas lacrimogeni, ad esempio, alcuni manifestanti sono entrati in azione per disinnescare gli effetti dell’arma chimica. Quando la polizia ha usato cannoni ad acqua, munizioni vere e ha cercato di disperdere i manifestanti, i manifestanti non sono tornati a casa malmenati e sconfitti. Anche se alcuni sono stati feriti, si sono semplicemente raggruppati. Ed ogni volta venivano dispersi, continuavano ad attaccare, radunandosi e raggruppandosi ogni volta.

 

 

Alcuni testimoni dicono che questi giovani hanno tratto qualche lezione dalle proteste di Hong Kong e che in questa lotta c’è qualcosa di surreale, di diverso. Non stanno seguendo alcun libretto delle istruzioni. stanno seguendo il loro istinto e la loro disperazione. Non sono in debito con la generazione che li ha preceduti. Stanno solo guardando avanti. Certamente, molte persone che guidano questa protesta non sono comuni cittadini, ma hanno le loro attività, lavorano o sono ben inseriti nel settore tecnologico e sono diventati i leader non ufficiali del sostegno al movimento.

 

Al suo undicesimo giorno, è ancora in corso il massiccio movimento contro le attività brutali delle forze di polizia nigeriane, nella fattispecie, parliamo della Special Anti-Robbery Squad (SARS), l’unità speciale di polizia, istituita nel 1992, diventata famosa per le sue violazioni in materia di profiling, molestie, estorsioni, detenzioni e persino l’uccisione di nigeriani nel corso di pattugliamenti stradali. E poiché il governo nigeriano non ha ancora soddisfatto pienamente le richieste dei manifestanti, quella cioè di abolire questo corpo SARS, pare non esserci in vista una fine alla protesta, dato che la gente continua a scendere nelle strade di tutto il Paese.

 

Infatti, come vi ho già raccontato nell’altro mio pezzo, l’ispettore generale della polizia Mohammed Adamu, annunciò, in una dichiarazione, che l’unità sarebbe stata  immediatamente sciolta. Peccato che poi, lo stesso Ufficio  ha riassegnato gli stessi agenti che prima erano nella SARS ad altri dipartimenti all’interno delle forze dell’ordine, evitando così la questione generale dell’eccessivo uso della forza. Questa nuova unità, ironia della sorte, chiamata Special Weapons And Tactics (SWAT), è stata creata per sostituire la SARS e, secondo quanto riferito, svolgerà gli stessi compiti della SARS. Della serie, giochiamo a girin girello!

SARS VS SWAT

 

E’ dovuto intervenire il Presidente Muhammadu Buhari, in persona, annunciando ulteriori misure, tra cui il rilascio incondizionato di tutti i manifestanti detenuti e indagini sulle violazioni dei diritti umani da parte di ex ufficiali della SARS. Anche in questo caso, nonostante queste assicurazioni, le proteste sono proseguite senza sosta.

 

 

Sicuramente, queste manifestazioni hanno attecchito molto bene per la lunga esperienza dei nigeriani con questo tipo di assicurazioni. Nei cinque anni trascorsi della governance Buhari, il governo ha promesso, in diverse occasioni, di sciogliere la SARS, ma non ha mantenuto la promessa. La sfiducia nella retorica politica è intensificata dal fatto che la polizia e, in alcuni casi, i militari, hanno continuato ad aggredire e arrestare i manifestanti anche mentre gli annunci delle riforme venivano fatti negli uffici del governo.

 

Durante le proteste in tutto il paese, poi, hanno aperto il fuoco su manifestanti pacifici e disarmati, li hanno attaccati con bastoni di legno, gas lacrimogeni e colpiti con cannoni ad acqua, vandalizzato veicoli, rotto parabrezza e tagliato pneumatici. Hanno causato fratture, lussazioni, sanguinamento e morte, deridendo i ragazzi, nella convinzione che, queste proteste, come sempre, non siano veramente motivate e che la dimostrazione di forza sia l’unico mezzo  per intimidire i manifestanti e farli rimanere  a casa. Finora, però, non ha funzionato.

 

 

Tuttavia, al di là di questa questione di sfiducia, c’è una considerazione più sottile che affonda le sue radici nella storia della polizia in Nigeria. Le proteste continuano probabilmente perché le concessioni del governo non hanno ancora affrontato la questione più profonda, ovvero che il sistema di polizia è principalmente progettato, nelle sue origini e nella sua ideologia, per proteggere l’élite politica a spese dei cittadini comuni.

 

Fino a poche settimane fa, la polizia nigeriana era stata istituita e regolata da una legge coloniale del 1943. Questa stessa legge è stata promulgata per regolare un sistema di polizia istituito nel 1930, formato da unità constabulari locali. Gli ufficiali della polizia coloniale erano tipicamente reclutati al di fuori delle comunità da loro controllate, una tattica tipica della strategia del divide et impera del colonialismo britannico.

 

Il risultato di questa tattica di reclutamento è stata l’alienazione degli agenti di polizia dalle comunità da loro controllate. Essi hanno servito lo Stato coloniale e non il popolo nigeriano. Nel suo romanzo “Freccia di Dio“, Chinua Achebe descrive vividamente la frustrazione di due poliziotti che erano stati mandati dall’ufficiale del distretto bianco per arrestare un influente leader della comunità. Gli agenti erano entrambi estranei alla comunità e quindi dovevano costantemente chiedere indicazioni:

 

Ma ora erano convinti che, a meno che non avessero fatto qualcosa di drastico, avrebbero potuto vagare per Umuaro fino al tramonto senza trovare la casa di Ezeulu. Così hanno dato uno schiaffo all’uomo successivo che hanno visto quando ha cercato di essere evasivo. Per portare il punto a casa gli hanno anche mostrato le manette. Questo portò il risultato desiderato“.

 

 

Questo scollamento tra la polizia nigeriana e le comunità nigeriane si è intensificato solo dopo l’indipendenza, nel 1960. Una nuova élite politica era emersa e, una volta raggiunta l’indipendenza, si sono semplicemente calati nel ruolo del governo coloniale. Sebbene la composizione dell’élite politica nigeriana si sia evoluta negli ultimi 60 anni, essa è rimasta ideologicamente coerente nel tracciare una linea di demarcazione tra pochi privilegiati economicamente e politicamente, che godono di tutti i benefici della cittadinanza, e la maggioranza che è socialmente esclusa in vari modi.

 

Nell’esecuzione dei suoi compiti, la polizia nigeriana ha svolto il ruolo di guardiano di quella linea. In quanto tale, la brutalità della polizia non è arbitraria o accidentale. Fa invece parte di un più ampio tentativo sistemico dell’élite politica di tenere sotto controllo i nigeriani socialmente ed economicamente emarginati.

 

L’uso della polizia nigeriana come strumento di potere da parte dell’élite politica si manifesta in due modi principali:

 

  •  la definizione di profili e l’individuazione di nigeriani vulnerabili per aver violato le norme egemoniche;

 

  • la differenza di trattamento dell’élite politica rispetto ai nigeriani comuni.

 

Sul primo punto, la campagna #EndSARS su internet ha catalogato le storie di brutalità della polizia attraverso perquisizioni e arresti arbitrari. La gente ha raccontato di essere stata stalkerata in base all’età, all’acconciatura e all’abbigliamento, nella misura in cui queste indicano la non conformità con gli standard egemonici di una cittadinanza “buona” (cioè obbediente). In un paese in cui l’élite politica vive nella costante paura dei suoi cittadini, il processo di estirpazione dei cittadini potenzialmente rivoluzionari inizia controllando il rispetto degli standard di “rispettabilità” e estirpando i non conformisti.

 

Per gli agenti di polizia incaricati a questo compito, essere un criminale non è una questione di violazione delle leggi penali, ma piuttosto di violazione di norme egemoniche non scritte. Ci sono molte testimonianze di persone che sono state arrestate e detenute semplicemente per “mancanza di rispetto“. Uno dei risultati più significativi di questa polizia è la presa di mira sproporzionata dei giovani e dei gay.

 

Per quanto riguarda il secondo punto, l’obiettivo del controllo sociale si raggiunge anche attraverso le discriminazioni contro i nigeriani socialmente ed economicamente emarginati, nell’applicazione di gravi reati. I diritti che vengono concessi ai ricchi, dalla discrezionalità di arrestare e processare fino al rilascio su cauzione, sono generalmente negati ai nigeriani più poveri. Ci sono diversi rapporti di organizzazioni per i diritti umani che documentano l’uso sproporzionato della tortura come punizione o per ottenere confessioni forzate dai nigeriani più poveri.

 

In breve, la polizia nigeriana ha raramente contribuito alla sicurezza e al benessere dei nigeriani. Invece, è diventata un simbolo significativo della repressione sociale e una potenziale fonte di incidenti mortali nella routine quotidiana della maggior parte dei nigeriani. Al contrario, l’élite politica continua a godere della sottomissione della polizia, che è la loro guardia personale visibile in occasione di eventi pubblici, nelle loro case e sulle strade.

 

Photo Credit: @enyeasi.k

Di conseguenza, non è strano che la protesta #EndSARS stia gradualmente passando dall’insoddisfazione per un corpo di polizia, a un’opportunità collettiva per esprimere frustrazioni represse nei confronti del sistema politico e la sua dicotomia tra l’élite politica e il resto. A differenza di altre proteste precedenti, #EndSARS non è guidata da rivendicazioni sindacali o interessi di parte. Al contrario, si tratta di un’esplosione spontanea ma organica di energia collettiva, che sventa il consueto approccio dell’élite politica a negoziare con i leader delle proteste o a minacciarli di ritirarsi.

 

La protesta #EndSARS è diventata una catarsi per molti che, fino ad ora, si sono sentiti isolati nelle loro esperienze quotidiane di oppressione sociale. Dalle conversazioni online e dai cartelloni dei manifestanti, per i nigeriani sta diventando evidente che la via sostenibile per il paese non è solo una riforma legale o politica per la polizia, ma una trasformazione sociale e politica per tutti.

 

Ad oggi, il movimento #EndSARS è la più grande organizzazione che sia stata realizzata in Nigeria negli ultimi anni. Nelle ultime settimane, migliaia di giovani nigeriani sono scesi in strada, inscenando alcuni sit-in, dormendo persino per strada durante la notte. I protestanti hanno bloccato le strade principali che portano agli aeroporti e alle autostrade interstatali, il che ha costretto il governo dello Stato di Lagos, e dello Stato in generale, a rilasciare quella dichiarazione.

It ends here!

 

I giovani artisti nigeriani, come Oxlade, Debo Macaroni, la giornalista Kiki Mordi e il musicista Folarin “Falz” Falana, hanno usato la loro influenza per mobilitare e sostenere l’abolizione della SARS. Calibri della mia generazione (o giù di lì) come Femi Kuti sono scesi in strada a dimostrare il proprio sostegno ai ragazzi. Feyikemi Abudu, una star del mondo podcast nigeriano, organizzava, raccoglieva fondi e si batteva per il rilascio dei manifestanti arrestati. Feyikemi ha raccolto più di 10 milioni di naira (circa 25.000 dollari) per finanziare le proteste ed è stato in prima linea fin dal primo giorno.

 

I giovani nigeriani stanno riprendendo il loro potere per la prima volta – dice Feyikemi stiamo usando i moderni strumenti tecnologici e il crowdfunding per fornire fondi per l’assistenza sanitaria, il cibo, l’acqua, i primi soccorritori e per esercitare pressioni pubbliche sul governo. Non ci tireremo indietro perché questo Paese è nostro tanto quanto appartiene ad altri. Le proteste non hanno solo un elemento di coinvolgimento dei giovani, ma sono gestite da giovani.  Le nuove tecnologie giocano un ruolo enorme nella raccolta e nella gestione dei fondi, nella condivisione delle informazioni, nel brainstorming e nella creazione di un’atmosfera di solidarietà. Molti di noi sono spaventati, ma usciamo fuori o organizziamo o prestiamo la nostra voce, giorno dopo giorno, perché vediamo che anche migliaia di noi si mettono in prima linea“.

 

E aggiunge: “Il governo nigeriano è responsabile per aver creato quest’atmosfera di insoddisfazione. L’alta disoccupazione, le università costantemente in sciopero, le continue vessazioni e la vergognosa corruzione, hanno scoraggiato tutti, per così tanto tempo. Stiamo lavorando insieme, indipendentemente dalle nostre tribù o dalle appartenenze religiose. Non l’abbiamo mai fatto prima; lo sta facendo la nostra generazione, ed è glorioso. Spero che manterremo lo zelo e la collaborazione e che non ci tireremo mai più indietro“.

 

Young, not criminal!

Sono dell’idea che questa volta, parecchi intestini e stomaci sono in gran movimento. La trasparenza e le forme non tradizionali di organizzazione sono la ragione per cui questo movimento è decollato così velocemente. Usare i social per incoraggiare la protesta, è uno degli strumenti più usati nelle zone calde del pianeta, e non vi è alcun interesse personale o monopolio su chi guida (o deve guidare) la carica. A maggior ragione, qui in Nigeria, il fatto che siano scesi in strada anche gli artisti e personaggi internazionalmente famosi, ha reso il ruolo della polizia ancora più complicato. Stanno cercando tutti di far sentire la propria voce nel modo più pacifico possibile, ma il tentativo della polizia per sedare la rabbia dei manifestanti, non riesce più a funzionare, perché i manifestanti si moltiplicano a regime esponenziale.

 

Ho la netta sensazione che questi ragazzi, o per lo meno gli organizzatori e gli artisti che partecipano alle proteste, siano ben consapevoli che nessuno è al di sopra di ogni rimprovero e critica all’interno del movimento #EndSARS. Ritenere le persone responsabili delle loro parole e delle loro azioni a prescindere dal loro status di celebrità ha fatto sì che i nigeriani famosi siano intenzionali con ciò che dicono e fanno.

 

Per molti nigeriani, #EndSARS è il movimento più importante del paese in questo momento, e probabilmente, dopo l’esito “positivo” (in termini di partecipazione) delle ribellioni di piazza di Sowore, è stato pensato per testare se sia possibile, per i giovani di questa Nazione, avere o meno un futuro. Per molti giovani nigeriani, e non solo, porre fine all’uso eccessivo della forza è una questione di vita o di morte.

 

Il movimento ha, sicuramente, aperto  gli occhi, coinvolgendo, contemporaneamente, la parte emotiva e rivoluzionaria di tutti. Vedere, finalmente, quanto siano appassionati e quanta energia mettano, dà l’illusione che, forse, questa possa essere l’occasione buona per sovvertire l’ordine stantia delle cose. Queste proteste non hanno leader e sono open-source. Decisione, probabilmente presa, visti i trascorsi nella storia delle pubbliche manifestazioni nel paese.

 

Nel gennaio 2012, c’è stata una massiccia ondata di proteste in Nigeria. Il movimento #OccupyNigeria si diffuse in tutto il Paese protestando contro l’aumento dei prezzi del carburante. Anche se le manifestazioni erano iniziate sporadicamente, il commercio e i sindacati hanno presto assunto la leadership e sono stati invitati a incontri a porte chiuse con il governo. In breve tempo i sindacati hanno raggiunto un accordo. Hanno invitato i manifestanti a tornare a casa, mentre il governo ha distribuito carri armati per le strade.

 

La convinzione,  tra molti, è stata quella che i sindacati  hanno venduto il movimento #OccupyNigeria. I manifestanti di oggi sembrano determinati a imparare da questa lezione.

 

Il movimento #ENDSARS ha iniziato organicamente e sporadicamente senza leader o organizzatori chiari. Tra le altre cose, questo ha reso più difficile per il governo reprimerli. Alcune figure di alto profilo – come i musicisti Davido, Falz e Small Doctor – si sono uniti alle proteste. Tuttavia, pur accogliendo con favore il loro sostegno, la gente è stata categorica sul fatto che non li rappresentano.

 

Il 12 ottobre Davido è stato invitato a un incontro con l’Ispettore Generale della Polizia, e gli è stato affidato il compito di istituire una commissione indipendente per monitorare le attività della stessa polizia. Tuttavia, i manifestanti sono stati chiari, facendo notare che, il più alto funzionario di polizia del Paese che chiede a un privato cittadino di controllare l’unità, non è certo una soluzione.

 

Di rilevante e, forse, preoccupante,  resta il fatto che questa manifestazione è appoggiata tutta sui Social Media. Le persone che non hanno accesso ai social media e dipendente solo dalla stampa tradizionale, come la maggior parte dei nigeriani sopra i 40 anni, potrebbero non avere un’immagine del tutto accurata delle proteste. Diversi media si sono impegnati in un’apparente offuscamento dei fatti.

 

Guardian Nigeria, per esempio, ha pubblicato un post, ora cancellato, sulle fratture etniche tra i manifestanti. Questa è una nota linea di faglia usata dai politici per seminare divisioni e, in questo caso, non è vera. In realtà, i nigeriani sembrano essersi uniti attraverso divisioni di etnia, geografia, religione, sesso e sessualità. Anche molte pubblicazioni nazionali hanno fatto da pappagallo alla linea della polizia nel riportare le proteste.

 

Lunedì 12 ottobre, per esempio, le proteste a Surulere, Lagos, sono diventate violente quando la polizia ha aperto il fuoco. Testimoni oculari e video mostrano la polizia che attacca i manifestanti. Un passante, Ikechukwu Ilohamauzo, è stato ucciso a morte. Diversi giornali, tuttavia, hanno fatto eco al racconto della polizia, con alcuni, come Pulse e Vanguard, che hanno eseguito pezzi quasi identici. Senza contestualizzare i motivi delle manifestazioni, hanno dichiarato che i manifestanti erano di fatto responsabili delle violenze e hanno pubblicato le affermazioni che i manifestanti avevano assediato una stazione di polizia per liberare i sospetti incarcerati, uccidendo un poliziotto e ferendone due. Questo incidente non è stato corroborato oltre il resoconto della polizia e l’uomo accusato del presunto omicidio è stato presto rilasciato.

 

 

Preoccupa quindi il fatto che, poiché le due mosse delle autorità per placare i manifestanti – lo scioglimento della SARS e la creazione di una squadra speciale per le armi e le tattiche (SWAT) – si sono rivelate inefficaci, ora si teme che il governo possa chiudere Internet.

 

Si prevede una restrizione delle piattaforme dei social media e, nel peggiore dei casi, la chiusura totale di Internet. Se ciò dovesse accadere, la Nigeria sarebbe completamente disconnessa dal resto del mondo e la comunicazione in tempo reale tra i manifestanti online e offline sarebbe limitata. Inoltre, le donazioni di fondi si interromperanno e la consegna degli aiuti sarà interrotta, mettendo eventualmente fine al movimento.

 

Potrebbe sembrare improbabile che un tale atto repressivo si verifichi in Nigeria, ma è comune in alcuni paesi africani e asiatici. Tuttavia, il movimento non può essere escluso perché c’è stato un timore simile prima delle elezioni generali del 2019.

 

Purtroppo, il governo regola Internet nel Paese e gli ISP dovranno adeguarsi se verrà emessa  l’ordine di chiusura. Poiché sembra che il governo sia minacciato dall’ampiezza dell’espressione pubblica, è necessario adottare il motto degli Scout: Essere preparati. E la conoscenza delle opzioni a disposizione del governo e dei cittadini è un buon modo per iniziare.

 

 

Qualunque sia la giustificazione per bloccare la connessione a Internet in un paese, avrà sicuramente delle conseguenze sociali ed economiche. Se la censura di Internet si verificherà, creerà un orribile precedente.

 

In caso contrario, i nigeriani saranno liberi di esercitare il loro diritto fondamentale alla libertà di parola e alla connettività e, visto la determinazione del movimento, che non mostra segni di cedimento, perdita di energia o di intensità, altre proteste continueranno fino a quando non si vedrà il governo agire concretamente.

 

 

Nel frattempo. in Italia, al suo primo goal, Victor James Osimhen, calciatore nigeriano, attaccante del Napoli e della nazionale nigeriana, mostra con orgoglio lo slogan di questa protesta: #EnDSARS. Make him proud!

 

 

 

@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy ,  MBA Metissage & Métissage SangueMisto. 

 

 

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