Oggi ho deciso di fare una chiacchierata con una bella accoppiata madre-figlia. Molti di voi conoscono già Simona Trio e la sua splendida figlia Shanti, ma alcuni non hanno mai colto le sfumature di un rapporto di questa levatura. Ho trovato le loro parole molto importanti, dense di un’attenzione profonda e sicuramente d’esempio per altre madri di bambini e bambine miste. Per questo mi limiterò a queste poche righe di introduzione e lascerò carta bianca ad ambedue. Un ringraziamento anticipato per la fiducia che mi avete dato.
SIMONA:
Shanti e’ mia figlia, l’ho avuta che ero ventenne ed da poco diplomata. Il suo arrivo ha sicuramente rivoluzionato la mia vita in tutti i sensi, oltre che una figlia con lei e’ nata anche una madre. Sin da piccola ha avuto un carattere sicuro e socievole; una bambina solare, sempre stata una gran chiacchierona, ma anche molto saggia, per questo l’avevamo soprannominata The old lady; ora, forse, è un pochino più riservata ma le e’ rimasto il talento per le lingue; ne parla infatti 4 fluentemente.
Shanti e’ cresciuta, direi in un contesto internazionale. E’ nata a Vienna, dove io mi ero trasferita per seguire mia mamma, che a sua volta si era trasferita in Austria per seguire il marito. Nel 1990 dopo un viaggio in India mia mamma ha incontrato quello che poi sarebbe diventato il suo attuale marito. Entrambi da anni praticano Yoga e questo li ha portati diverse volte ad andare in India. Da qui anche la scelta del nome, Shanti. E’ un nome di origini sanscrite e significa colei che porta la pace, una sorta di augurio, un mantra. Non le piace per niente se il suo nome viene pronunciato male, ed ancora di piu’, quando la chiamano Ashanti (cosa che, sopratutto tra i ghanesi, succede spesso). Per un periodo di tempo preferiva farsi chiamare Shaniqua, non so se fosse una sorta di rifiuto per il nome, o se non le piacesse, ora invece non ha problemi a farsi chiamare Shanti.
Shanti e’ mia figlia, quindi per metà italiana (o forse dovrei dire napoletana, perche’ noi napoletani prima che italiani siamo napoletani) e meta’ ghanese. La figura paterna e’ venuta a mancare nel 2014 in un incidente. Quella sera le nostre vite sono cambiate, ed anche se può sembrare strano dirlo, per noi e’ stata una forma di liberazione da una figura ingombrante nelle nostre vite. Nonostante questo, ma forse già da prima, ho sempre ritenuto importante che i miei figli conoscessero ed apprezzassero le loro origini. E così, nel 2015 abbiamo deciso di andare noi tre in Ghana, conoscere quel paese che gli apparteneva seppure fosse un posto poco conosciuto. Hanno incontrato la nonna, le zie e la numerosissima famiglia; hanno potuto vedere la casa dove era cresciuto il padre. A primo impatto, probabilmente e’ stato uno shock; hanno poi deciso di ritornare con me solo nel 2018, anno in cui mi sono risposta.
Eh sì! Che fantasia! Ho sposato di nuovo un ghanese e per giunta della stessa città del mio precedente marito. Questa volta il soggiorno ghanese e’ stato completamente diverso; hanno avuto modo di fare anche i turisti, vedere diversi posti nuovi, perdersi nei mercati, mangiare in ristoranti tipici con i cugini, scegliere i tessuti e poi andare dalla sarta e farsi cucire i vestiti. Il Ghana, quel paese dove oggi si sentono fieri di appartenere! Accra quella citta’ che sentono come una seconda casa! Nel 2016 entrambi i miei figli hanno preso anche la cittadinanza ghanese.
Tornando a Shanti: lei ha 22 anni e dopo aver iniziato a studiare giurisprudenza, con la voglia lottare contro le ingiustizie, si e’ trovata di fronte ad un muro, e dopo aver superato il 1° anno ha deciso di cambiare facolta’. Gran testa dura i figli, non ascoltano mai i genitori…. Ora si e’ iscritta a lingue e vorrebbe diventare Insegnante, ma con la situazione attuale e le lezioni online sono tutto tranne che interessanti e motivanti, mancano di quel contatto umano di cui si ha bisogno vedremo cosa succede.
Grazie Simona per questa bella introduzione. Leggere come una madre racconta la propria figlia è una delle cose che trovo, in assoluto, più belle, quando ci si relaziona con gli altri.
Shanti: chi/cosa sei?
Mi chiamo Shanti. Il mio nome e’ di origine sanscrite e significa Colei che porta la pace. Mi dà molto fastidio quando, invece, mi chiamano Ashanti. Ho 22 anni, sono mezza italiana e mezza ghanese, sono cresciuta in Austria ed attualmente frequento l’ università, parlo correttamente 4 lingue ( italiano, inglese, tedesco e francesce), questo, credo, anche grazie al contesto in cui sono cresciuta.
In quale ambiente hai vissuto? Principalmente bianco o nero?
Crescendo in Austria ovviamente il contesto e’ prevalentemente bianco, anche se la mia cerchia di amici e’ molto varia; ne fanno parte molti biracial, black, ma ho anche amici bianchi.
Che tipo di istruzione e educazione hai ricevuto? Qual è il tuo rapporto con la religione?
Sono cresciuta in un contesto religioso molto vasto, i miei nonni praticano Yoga, in casa hanno una grande sala per meditare, e la loro casa e’ arredata con statue di Shri Ganesha e Shri Hanumana. Mio nonno paterno si e’ avvicinato alla religione ebraica. Mia mamma e’ stata cresciuta da due genitori comunisti che non l’hanno battezzata, mentre mio padre era musulmano; per un lungo periodo si era allontanato dalla religione, ma poi si e’ riavvicinato qualche anno prima di morire. E’ stato lui ad insegnarmi a pregare; ho imparato e fatto con lui i miei primi Ramadan per qualche anno, ma dopo la sua morte non ho seguito piu’ l’Islam. Oggi non credo nelle religioni perche’ ritengo che siano spesso causa di guerre, nonostante questo credo in Dio, e a modo mio prego.
Qual è (e quando) stato il tuo ricordo consapevole sulla razza? Quando sei stato consapevole di essere bi-razziale e come ti definisci?
Per un periodo di tempo siamo tornati a Napoli. Ho iniziato l’asilo, ed ero molto coccolata dalle maestre. Mia mamma e’ dovuta tornare a Vienna per lavoro, e da subito ho capito che era molto diverso dall’Italia. Lì ho avuto i primi episodi di razzismo.
Anche se quando sono in Africa non mi ritengono nera e quando sono in Italia non mi reputano bianca, mi sento italo-ghanese. Sono fiera ed orgliosa di essere black. Sin da piccola, mio padre mi diceva che ero nera; i miei genitori mi hanno preparata ad essere pronta quando fossero successi i primi episodi razzisti.
Sei pienamente accettata nel gruppo con cui ti identifichi? Se no, come reagisci?
Quando non mi sento accettata non ci do più di tanto peso, anche perche’ non sarebbe la prima volta che succede; ovviamente dipende anche dal motivo per cui questo succede. La discriminazione non avviene sempre per via del colore; nel mio caso, succede anche per avere un cognome palesemente musulmano. Mi e’ capitato, ad esempio, in uno dei miei viaggi in Germania, che avendo i documenti italiani ed essendo io nera, mi sia stato chiesto il motivo dei miei viaggi ed essere controllata con piu’ insistenza.
Ti capita mai che le persone sbaglino a classificare la tua provenienza/”razza”?
Mi e’ capitato a volte di essere scambiata per brasiliana o per cubana.
Ti senti parte di una minoranza etnica?
Si, mi sento parte di una minoranza etnica.
Hai lottato / lottato per capire a quale “razza” appartieni? Puoi spiegare perché? Sei mai in conflitto con la tua identità culturale e razziale?
Per un periodo di tempo, quando ero piu’ piccola, sapevo di non essere bianca ma desideravo esserlo, forse per non essere presa in giro per i miei capelli, o per essere come le mie amiche; devo ringraziare, però, una persona a me cara che mi ha incoraggiata a ritornare alle mie origini, ad apprezzarle ed esserne orgogliosa. Non sono in conflitto con la mia identita’, anzi e’ un qualcosa di cui vado fiera.
Come vieni trattato dai membri della tua famiglia? (sia bianca che nera)
Mia mamma ha sempre lavorato, e sin da piccola passavo molto tempo con i miei nonni, a cui sono molto legata; loro mi hanno sempre trattato “normalmente” per loro sono semplicemente Shanti. Ho degli zii e delle zie materne molto giovani, piu’ che zii/e sono coetanei, e con loro ho una sorta di complicita’. Sono tutti impegnati sia dal punto di vista dell’attivismo, sia da quello politico, mi supportano e sostengono nelle mie battaglie. Mentre i membri della famiglia bianca, e parlo soprautto dei parenti in Italia mi hanno spesso trattato come una bambola, dicendomi, ad esempio, “che bella pelle”, “che bei capelli”, mostrando una certa curiosita’ che, a volte, mi infastidisce. Per la famiglia ghanese io sono una bianca, ma non ho molti contatti con la famiglia di mio padre.
Cosa ne pensi delle parole molto discusse e bistrattate, “Mulatto” e “Half Caste”?
A mia madre questi due termini danno molto fastidio, io non le pronuncio mai completamente, ad esempio utilizzo “Halfy. Pero’ pensandoci, dipende anche dalla che lingua sto parlando. Mulatto in ogni caso e’ un termine che non ho mai utilizzato.
Sei mai stato vittima del colorismo inter-razziale o intra-razziale?
Alcune volte i neri provano una sorta di odio nei nostri confronti, dettata dal fatto che alcuni si sentono migliori o superiori, mentre alcuni bianchi non notano neanche la differenza, non capiscono che siamo misti.
Pensi di avere il privilegio perché sei bi-razziale? Perché?
Yes, there is a light skin privilege, come succedeva nella schiavitu’. Alcune volte mi e’ capitato di piacere ad alcuni ragazzi per il colore della mia pelle, mi preferivano per il fatto di essere mista.
Ti è mai stato chiesto di scegliere una sola “razza” perché non puoi essere entrambe le cose? Cosa hai risposto?
Non mi e’ stato detto il contrario, che non sono nera perché sono mista
Come reagisci alla microaggressione in generale? A domande o uscite come “Posso toccarti i capelli?”, “Sembri così esotico”, “Non sei come gli altri misti”, “Ma parli bene l’italiano”
I get very laud, very protective over myself and I get very angry. ( I’m not an animal)
Quali sono i vantaggi di essere bi-razziali?
Cresci con due culture, sei open minded , parli piu’ lingue, viaggi di piu’.
Quali sono le sfide per essere bi-razziali?
Sfide esistenziale, spesso legate al crescere con uno solo dei genitori. Ma credo che le sfide siano molte meno rispetto a chi e’ completamente black.
Quale messaggio vorresti dare alle nuove generazioni miste?
Vorrei dire alle generazioni miste che non sono soli, che le cose stanno diventando piu’ facili grazie ai tanti ragazz* come loro, e che nessuno puo’ permettersi di dirgli come identificarsi. Chi volesse segurimi mi trova su Instagram@mermaix
@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CEO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy , MBA Metissage & Métissage SangueMisto.