Sono la testimone di una Storia d’Amore.

Data terrena: 15 Luglio 1964 - Data Astrale: 24 Agosto 2018

Mr. & Mrs. Casagrande Wedding Day Lagos, 15 Luglio 1964

 

Oggi voglio raccontarvi una storia d’amore, nonostante siano passati  quasi tre anni.

 

Non il tipo di amore condiviso dai giovani, pieno di passione e ormoni, né quello melense, sperimentato dai neo sposi, affascinati dall’idea dell’ eterna devozione e del lieto fine.

 

Quello che voglio raccontarvi è qualcosa di raro, un amore personificato, un diamante in mezzo alla fragilità dei rapporti di oggi, dove, ad ogni battito di ali di farfalla, si infrangono, con una facilità disarmante, i sogni e gli impegni presi dinnanzi gli uni e gli altri.

 

E’ la storia di una donna, una donna distrutta, che ha vegliato (e continua a farlo) sul suo bene più prezioso, con gli occhi pieni di disperazione ed il cuore rassegnato. Nonostante questo, entrò nella stanza con una determinazione imperterrita. I suoi occhi erano fissi su una destinazione ben precisa,  nella parte centrale della stanza. Una bara di Iroko era posta sotto le luci colorate. Il coperchio era metà aperto; la metà chiusa conteneva uno spruzzo di fiori vividi e abbinati ad un misto di nastri viola che recitavano le parole “Husband”, “Father” and “Grandfather”.

 

Dopo essersi avvicinata e senza sosta, si chinò, gli prese le  mani, avvolte in un rosario di legno e gliele baciò, mentre  il suo corpo tremante faceva fatica a rimanere in piedi. Le uscirono di bocca le parole gentili e delicate, pronunciate innumerevoli volte,  con la consapevolezza che, questa volta, erano avvolte nella sentenza finale: “So che non puoi sentirmi”, sussurrò. “Ma ti amo.”

 

E le sue lacrime scesero disperate.

 

Gli ospiti e la famiglia stavano per arrivare, ma lei non avrebbe sprecato queste ultime ore. Per 57 anni era stata al suo fianco, ma non era ancora abbastanza. Non abbastanza vicino.

 

Quindi, fece portare una sedia e si sedette vicino a lui.

 

Un bastone alla sua destra, il suo defunto marito alla sua sinistra, rimase seduta accanto alla bara per più di un ora. Gli strofinò le braccia e gli accarezzò le mani. Come se lui la stesse confortando, ma la verità era che si stava consolando.

 

Non sembrava disturbarla il fatto che la sua pelle fosse fredda, il suo corpo pallido, duro e rigido; né gli dava fastidio che lui non rispondesse alle parole che sussurrava. Per quanto strano potesse sembrare, questa avrebbe potuto essere una scena normale di una qualsiasi sera nella loro casa. A parte la pletora di sontuosi fiori ed i  piccoli doni inviati da amici e parenti, questo scenario sembrava del tutto normale.

 

Quando la gente cominciò a entrare, lei era ancora seduta lì, tenendogli  la mano, accarezzandogli i capelli.

 

“Ha un bell’aspetto, vero?” chiese quando si avvicinarono  i suoi nipoti. Tutti erano d’accordo. E hanno pianto.

 

Per più di cinque ore rimase lì vicina, esausta, spesa, finché il suo corpo non gli chiese di ritirarsi e la sua mente implorò una tregua.

 

Questa donna, questa donna devota, aveva mostrato più grazia nei suoi momenti di dolore che molti in tempi di abbondanza. Rimasi in soggezione, osservando la fedeltà, il sentimento e la devozione messi lì in mostra.

 

Vedere una donna così distrutta, privata della sua felicità a causa della morte.  Mentre la guardavo, mi chiedevo cosa avrebbe fatto domani e dopodomani? Quel giorno è stato, relativamente, la parte più facile. Era ancora lì, sdraiato accanto a lei, in grado di essere toccato o visto o baciato. Domani, dopo che lui sarà sepolto sottoterra, e non tornerà a casa loro, che succederà allora?

 

Le sue cose saranno ancora lì: l’odore della sua pelle, le liste della spesa scarabocchiate, la sua sedia preferita, gli avanzi nel frigorifero, il loro letto. Come si fa a dormire da soli dopo aver trascorso quasi 60 anni sdraiati accanto al proprio migliore amico?

 

Ho assistito a una storia d’amore. E ne sono testimone di nuovo, anche oggi che la storia è finita, il palco si è svuotato e le luci si sono spente. Ma lei è ancora lì, con lo stesso sguardo perso, in cerca anche di un solo suo cenno, un suo respiro, un suo sussurro. E ogni tanto gli chiede di venirla a prendere, perché vuole continuare a fare le cose che hanno sempre fatto insieme.

 

 

Buon Anniversario. Comunque sia. Ovunque tu sia.

 

 

 

 

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