Spògliati dalle vecchie abitudini.

 

Per anni passiamo le nostre giornate spinti dall’abitudine, dando la vita per scontata.

 

 

Poi, noi o qualcuno che ci è caro ha un incidente o una grave malattia, ed è come se ci togliessimo la benda dagli occhi. Vediamo la mancanza di significato di gran parte di quello che facciamo e il vuoto di quello a cui ci attacchiamo.

 

 

Quando mio padre trapassò e mi fu chiesto di fare una cernita dei suoi oggetti, questa consapevolezza mi colpì profondamente. Aveva conservato gelosamente diverse scatole di carte e oggetti che si era sempre portato con sé, nel corso di vari viaggi. Per lui rappresentavano l’ordine dei suoi pensieri e delle azioni che poi sarebbero susseguite.

 

 

Ora erano solo scatole di cose, cose senza significato e non rappresentavano per nessuno una fonte di conforto o di sicurezza. Per me non erano che oggetti vuoti, tuttavia lui vi era stato attaccato.

 

 

Sentivo una grande tristezza e il bisogno di riflettere.  Da quel momento, non riuscii più a vedere i miei oggetti nello stesso modo. Avevo capito che le cose sono solo quello che sono, né preziose né senza valore, e che tutte le definizioni, tutte le idee e opinioni su di esse sono arbitrarie.

 

Questa è un’esperienza di svelamento del nostro innato calore.

 

 

La perdita di mio padre e il dolore di vedere con tanta chiarezza come noi imponiamo al mondo giudizi e valori, pregiudizi, predilezioni e rifiuti, mi fece sentire una profonda compassione per la nostra comune difficile condizione.

 

 

Mi ricordo che spiegavo a me stessa che l’intero mondo consiste di persone esattamente come me, che fanno molto rumore per nulla e ne soffrono terribilmente. Quando mi ammalai, assaporai la crudezza del dolore, l’estrema sensazione d’inconsistenza della sofferenza, e tutti gli scudi protettivi che ero sempre riuscita a tenere in piedi andarono a pezzi.

 

 

Con mia grande sorpresa, insieme al dolore provai anche una genuina tenerezza per gli altri.

 

Mi ritrovai ad avvicinare le persone che incontravo come miei pari, totalmente vive, totalmente capaci di grettezza come di gentilezza, di inciampare, di cadere e di rimettersi di nuovo in piedi.

 

Non avevo mai vissuto prima tanta intimità con persone sconosciute.

 

Potevo guardare negli occhi dei commessi o dei meccanici, dei mendicanti e dei bambini e sentire la nostra uguaglianza. Quando il mio cuore andò a pezzi, emersero spontaneamente le qualità del calore naturale, come la gentilezza, l’empatia, l’apprezzamento.

 

 

È piuttosto comune nei momenti di crisi e di dolore che le persone entrino in contatto con la loro capacità di amare e di prendersi cura. È altrettanto comune che questa apertura e compassione svaniscano rapidamente, e che le persone tornino spaventate, guardinghe e chiuse anche più di prima.

 

 

La questione dunque non è solo come mettere a nudo la nostra fondamentale tenerezza e calore, ma anche come convivere con il fragile e spesso agrodolce senso di vulnerabilità.

 

Come rilassarsi e aprirsi all’incertezza?

 

Ecco l’importanza del dolore. Molti di noi sono inclini a prendere insegnamenti spirituali con un approccio e delle pratiche superficiali,  finché non sperimentiamo una sofferenza profonda, impossibile da scrollarsi di dosso. Gli insegnamenti spirituali sono solo un passatempo, qualcosa con cui intrattenersi o rilassarsi, ma quando la nostra vita va a pezzi, gli insegnamenti e le pratiche diventano essenziali come il cibo o le medicine.

 

 

Il calore naturale che emerge quando sperimentiamo il dolore include tutte le qualità del cuore: amore, compassione, gratitudine, tenerezza in tutte le loro forme. Include anche la solitudine, la tristezza e l’instabilità della paura. Prima che queste sensazioni di vulnerabilità si solidifichino, prima che faccia irruzione il nostro copione, queste sensazioni generalmente indesiderate sono imbevute di gentilezza, apertura, sollecitudine.

 

 

Queste emozioni, che siamo diventati tanto abili a evitare, possono ammorbidirci, trasformarci.

L’apertura di cuore del calore naturale talvolta è piacevole, talvolta spiacevole, talvolta è un “Lo voglio, mi piace”, talvolta tutto l’opposto. La pratica consiste nell’addestrarsi a non fuggire in maniera meccanica da quella scomoda tenerezza che sorge in questi casi. Col tempo, riusciamo ad accoglierla come faremmo con la confortante tenerezza della gentilezza amorevole e dell’apprezzamento autentico.

 

 

Quando una persona fa qualcosa che solleva sensazioni indesiderate, cosa vi accade?

Vi aprite o vi chiudete? Di solito, involontariamente ci chiudiamo, ma senza un copione che aumenti il disagio abbiamo ancora facile accesso al nostro cuore autentico. Proprio in quel momento, possiamo riconoscere che ci chiudiamo e lasciare un intervallo, uno spazio perché possa avvenire il cambiamento.

 

Si dice che è scientificamente provato che la durata di una qualsiasi emozione è solo di un minuto e mezzo. Dopodiché, siamo noi a rianimare l’emozione e a farla di nuovo circolare. Quello che accade abitualmente è che noi automaticamente la riportiamo in vita nutrendola con i pensieri e con l’idea che la causa del nostro disagio sia quella certa persona. E ce la prendiamo con quella persona, o con qualcun altro, tutto perché non vogliamo avvicinarci alla spiacevolezza di quello che sentiamo.

 

 

È una vecchissima abitudine, capace di oscurare il nostro calore naturale così tanto che persone come voi e me, che conoscono l’empatia e la comprensione, diventano tanto torbide da farsi male a vicenda. Quando odiamo quelli che attivano le nostre paure e insicurezze, che ci fanno emergere sensazioni indesiderate, e li vediamo come l’unica causa del nostro disagio, li disumanizziamo, li sminuiamo e li oltraggiamo.

 

Una volta compreso questo, mi sono sentita fortemente motivata, come pratica, a fare l’opposto.

Non ci sono sempre riuscita, ma anno dopo anno mi sono sentita più sicura e a mio agio col lasciar cadere il copione e fidarmi della capacità di essere presente e ricettiva verso gli altri.

 

 

@Wizzy, Afro Bodhisattva, Entrepreneur, Multipotentialite Wantrepreneur, Physical Anthropologist, Freelance researcher of African Studies, culture, tradition and heritage, CVO Dolomite Aggregates LTD and Founder IG MBA Métissage Boss Academy ,  MBA Metissage & Métissage Sangue Misto.    Mi trovi anche sul Canale Telegram, e su ClubHouse come @wizzylu.

 

 

 

 

Source: **** Monologo tratto e riadattato dalle riflessioni di Pema Chodron, per l’apertura della prima fase di Mentoring di MBA Métissage****

 

 

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