The Space Shifters – I mutaformi

«La tolleranza illimitata deve portare alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi […]. Dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti» (La società aperta e suoi nemici).

 

Che io abbia una particolare simpatia per Karl Popper, filosofo Mixed austriaco-britannico di discendenza ebraica, è risaputo. Non tanto per la sua idea di una società aperta, basata sul pluralismo e sul progresso come frutto di un processo di apprendimento collettivo, in cui idee diverse si confrontano e si mettono alla prova. Bensì per l’accento che pone sull’importanza della libertà di pensiero, di espressione e di critica, fondamentale per consentire questo processo e per garantire il progresso sia scientifico che sociale.

 

 

Credo non abbia mai affrontato direttamente il concetto di multiculturalismo come lo intendiamo oggi, ma il suo pensiero sul pluralismo culturale suggerisce un atteggiamento favorevole alla coesistenza di diverse culture all’interno della stessa società, purché questa convivenza rispetti i principi fondamentali della società aperta, come la tolleranza, la libertà individuale e il dialogo critico. Una società multiculturale deve essere un ambiente sociale aperto e critico costruita su queste basi e riteneva che nessuna cultura, tradizione o credenza dovesse essere immune alla critica e che la capacità di mettere in discussione le proprie convinzioni fosse un segno di forza e di progresso culturale. Un posto dove diverse culture, idee e credenze possono coesistere e confrontarsi in modo pacifico e costruttivo, rispettando i principi della tolleranza e della libertà individuale. Allo stesso tempo, era consapevole dei limiti della tolleranza: il “paradosso della tolleranza sostiene che una società, per rimanere tollerante, deve essere intollerante verso l’intolleranza.

 

 

Ho sempre pensato, leggendolo, che affinché tutto ciò avvenga, ci dovrebbero essere sempre presenti degli elementi particolari in grado di spostare i paradigmi di concetti radicati quali confini e spazi culturali. E questi elementi li ho identificati in quelli che io chiamo gli “Space Shifters”, coloro che spostano gli spazi, i mutaforme.

 

 

E’ un termine che uso per riferirmi a persone o gruppi che sfidano, negoziano e ridefiniscono attivamente spazi, norme e confini culturali nella vita quotidiana. Questo concetto è strettamente legato al multiculturalismo quotidiano, che esplora il modo in cui le persone di diversa estrazione culturale, etnica e razziale interagiscono e creano significato nella loro vita quotidiana, spesso al di là delle politiche ufficiali o dei quadri istituzionali.

 

 

Chi sono gli Space Shifters – I mutaformi?

 

 

Gli Space Shifters sono tipicamente coloro che navigano e sfidano i confini sociali, culturali e razziali esistenti che definiscono e separano gruppi diversi. Possono essere:

 

  • Migranti e comunità della diaspora: individui che si sono spostati oltre i confini nazionali o culturali e che navigano tra molteplici identità culturali nella loro vita quotidiana. Mescolando pratiche, lingue, tradizioni e norme, rimodellano gli spazi culturali sia nei Paesi di origine che nelle loro nuove case.
  • Persone Mixed, multi o pluriculturali e immigrati di seconda generazione: persone di identità razziale e culturale mista che, superando le statiche categorie di identificazione razziale “o l’una o l’altra”, si trovano a navigare in questi contesti come persone fluide, ambigue, contingenti, multiple e malleabili. Figli di immigrati che spesso vivono tra le culture, attingendo sia dalla loro cultura d’origine che dalla cultura dominante della società in cui vivono. Spesso sviluppano identità e pratiche ibride, spostando i confini culturali e creando nuovi modi di appartenenza e di espressione.
  • Artisti, musicisti e creatori: operatori culturali che utilizzano l’arte, la musica, la letteratura e altre forme creative per esplorare, criticare e trascendere i confini culturali. Il loro lavoro spesso riflette le complessità delle esperienze multiculturali e può sfidare le narrazioni culturali dominanti.
  • Attivisti e sostenitori della comunità: individui o gruppi che lavorano per promuovere la giustizia sociale, l’uguaglianza e l’inclusione all’interno di società multiculturali. Possono sfidare il razzismo istituzionale, la discriminazione o le pratiche di esclusione e sostenere politiche e pratiche che riconoscano e valorizzino la diversità.
  • Persone comuni che, nelle loro interazioni e comportamenti quotidiani, navigano, contestano o colmano le differenze culturali. Questo potrebbe includere piccoli atti, come condividere cibi diversi, celebrare tradizioni culturali multiple o stringere amicizie al di là delle differenze culturali o razziali.

 

Spostamento dei confini degli spazi culturali.

 

Gli Space Shifters si impegnano in pratiche che spostano i confini:

  • Creano nuove norme culturali introducendo nuove pratiche culturali, cibi, lingue, mode ed espressioni artistiche, influenzando e arricchendo la cultura dominante. Ad esempio, i quartieri multiculturali spesso diventano luoghi in cui le diverse pratiche culturali si fondono, creando nuove norme culturali e tradizioni condivise.

 

  • Ridefiniscono l’appartenenza e l’identità: i cambi di spazio sfidano le nozioni essenzialiste di identità, dimostrando che l’appartenenza e l’identità possono essere fluide, ibride e multiple. Spesso navigano e negoziano identità multiple (ad esempio, razziali, etniche, religiose, di genere) e sfidano gli stereotipi o le idee fisse su chi appartiene a un determinato spazio.

 

  • Attraversano e collegano i confini sociali con le loro azioni e interazioni: i turnisti dello spazio creano reti e spazi che superano i confini stabiliti di razza, etnia, classe e nazionalità. Ad esempio, possono creare amicizie, imprese o organizzazioni comunitarie che superano i confini culturali.

 

  • Sfidano la discriminazione e l’esclusione resistendo e affrontando le pratiche e gli atteggiamenti di esclusione, sia in contesti sociali, politici o culturali. Possono utilizzare l’umorismo, l’arte, il linguaggio o altre forme di espressione.

 

 

 

𝑳𝒖𝒊𝒔𝒂 𝑪𝒂𝒔𝒂𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆  | 𝑩𝒖𝒔𝒊𝒏𝒆𝒔𝒔 𝑬𝒙𝒆𝒄𝒖𝒕𝒊𝒗𝒆 | 𝑺𝒆𝒏𝒊𝒐𝒓 𝑴𝒆𝒏𝒕𝒐𝒓 | 𝑫𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒊𝒕𝒚 𝑻𝒓𝒂𝒊𝒏𝒆𝒓 | Autrice di “𝗘𝗱𝘂𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 – 𝗨𝗻𝗮 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶” – Pagine 346

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