See on Scoop.it – THE ONE DROP RULE – LA REGOLA DELLA GOCCIA UNICA
I discorsi del puro, del semplice, del chiuso, del distinto e della frontiera sono discorsi privativi: senz’alcool, senza macchia, senza peccato, senza contaminazione. In questa prospettiva, esisterebbe un’eternità non turbata dalla temporalità. Ci sarebbe dell’essenziale diventato solo per accidente miscuglio.
E se ci si rassegna a pensare il cambiamento è solo per deplorare ciò che sarebbe dovuto rimanere immutabile e inalterabile. Mentre il meticciato è un processo senza fine di bricolage, la purezza appartiene all’ordine della selezione. È la stabilizzazione disperata della storia, ricostruita retrospettivamente a vantaggio delle categorie prime, del primordiale e dell’autentico, a partire dalle quali si sarebbe prodotta un’alterazione. Tuttavia, anche ponendo un punto di partenza assoluto in rapporto al quale ci sarebbe un derivato, essa non sfugge al movimento. Essa stessa è un processo: quello della purificazione, della semplificazione e della mistificazione che ha come effetto di sostanzializzare, naturalizzare, destoricizzare e infine neutralizzare l’incontro con gli altri.
La tesi della purezza è refrattaria alla sua propria teorizzazione perché non sopporta la prova dei fatti. È votata all’assurdità. L’identità «pulita», concepita come proprietà di un gruppo esclusivo, sarebbe inerte, poiché essere solo se stessi, identici a ciò che eravamo ieri, immutabili e immobili, significa non essere, o piuttosto non essere più, cioè essere morti. L’assurdità della monade o del solipsismo, secondo il quale per il soggetto pensante non ci sarebbe altra realtà al di fuori di se stesso, è la sua inesistenza, poiché essere significa essere con, essere insieme, condividere l’esistenza, la maggior parte delle volte in maniera conflittuale. Privati del rapporto con gli altri, siamo privati della nostra identità, ovvero condotti attraverso l’autosufficienza e l’autoerotismo all’autismo.
La specificità di una cultura o di un individuo proviene dalle infinite combinazioni che si possono produrre, dalle combinazioni di termini eterogenei, disassemblabili, differenti, insomma dalla riformulazione di molteplici eredità. La coppia formata da universalismo e particolarismi (i quali possono essere i risultati di «tradizioni» inventate, per esempio l’«Oriente» per l’Occidente) si trova sempre congiunta; i particolarismi poi non sono mai delle essenze, ma dei processi d’acquisizione, di elaborazione, d’interpretazione, che si costituiscono permanentemente in un movimento d’interazione ininterrotto.
Si chiama identità culturale ciò che è il risultato di miscele e d’incroci fatti di memorie, ma soprattutto di oblii. Perciò opporremo alla nozione di purezza originaria la nozione freudiana di «perverso polimorfo» applicata alla cultura. Il che significa che l’identità culturale, nella maniera in cui è stata percepita, non esiste affatto.
François Laplantine
Identità e métissage