"Sono abbronzato, vesto da africano. Non sono né un falso italiano né un vero egiziano, vivo un po’ qua e un po’ là. Ma non vivo nessun conflitto d’ identità."

 
AdtR3EEuqblAy9X4hyHivjl72eJkfbmt4t8yenImKBVvK0kTmF0xjctABnaLJIm9Questo è un pezzo che dovrebbe far riflettere tutte quelle persone che, con la forza o l’insinuazione velenosa, vogliono a tutti i costi appiccicarti addosso un’etichetta. E se tu ribadisci, con tutta la forza che hai in corpo, che non ti procura ASSOLUTAMENTE nessun problema essere “in mezzo”, che stai bene con te stesso, che giochi perfino con il tuo dualismo.. non ti credono. Cercano in tutti i modi di destabilizzarti, di dire che non sei abbastanza anti-razzista, o peggio che sei talmente occidentalizzata che non SAI cosa significhi essere diverso.  E’ tanto strano dover “combattere” contro chi, in linea di massima, è fuori dagli schemi come te. Ci dovrebbe essere un pò più di propensione all’ascolto ed avere la consapevolezza che la verità si presenta sotto multeplici sfumature. Incluse quelle del colore della pelle. E che il non vivere con conflitti  di identità  è terribilmente POSSIBILE, senza per forza prendere l’eticchetta di “rassegnato alla società”.
 
©WizzyLu
 
PH: MOMO SAID cantautore italo-marocchino
 
Sono abbronzato, vesto da africano e mio padre non è un egiziano vero di Tarek Kamaleldin.
 
Il Falso Egiziano/ Non sei Egiziano se non sei integralista/ Datemi una qualsiasi identità/ Cittadinanze: 2, Identità:0
 
“Ma come? davvero sei italiano? com’è che non sei biondo?”
Per un italiano una domanda del genere fa ridere, ma per un egiziano che non è mai stato in Italia, italiano è uguale a occidentale e quindi bianco, biondo e con gli occhi azzurri. Per una 2g l’argomento identità è un campo minato, il mondo esteriore non condivide mai la stessa tua visione di ciò che sei.
 
Io ad esempio mi sono sempre considerato, e quindi presentato, agli altri come italoegiziano, ma da quando sono tornato in italia non so più esattamente come dovrei presentarmi.
 
In Egitto era più semplice, per il mondo ero un egiziano con una mamma straniera (italiana), una parte di me veniva ignorata, ma esisteva.
Qui in Italia invece è diverso. Ahimé, non vengo considerato italiano, nonostante il legame di sangue, e ormai, dopo un anno e mezzo di vita a Milano, me ne sto facendo una ragione. Secondo un mio amico italiano sarebbe stato diverso se fosse stata mia madre e non mio padre a essere egiziana, se mi fossi chiamato Piero, fossi cresciuto a Milano e fossi un pò meno cioccolatino. Ma mi chiamo Tarek e questo non è un nome come Kevin o Sheila che troveresti in una telenovela, lo trovi solo al Cairo. Inoltre sono cresciuto in Egitto e quindi la mia cultura è obiettivamente diversa, sono “abbronzato” e vesto da africano.
 
La cosa particolare però è che, pur non essendo italiano, nemmeno da egiziano me la cavo tanto bene. Oltre alla comprensibile sorpresa di tutti quando, dopo avermi sentito parlare, scoprono che vivo in Italia solo da un anno e mezzo, ma a quanto pare, idee e cultura mi hanno fatto guadagnare nell’ospedale dove lavoro, il titolo di “falso egiziano”, si perché per gli altri a quanto pare devo essere un integralista per essere un “vero egiziano”, devo parlare in modo buffo e fare il pizzaiolo.
 
Ho scoperto anche che nemmeno mio padre è un egiziano vero, perché non ha costretto mia madre a convertirsi all’islam inutile dire che, nonostante anni di studi e letture, ovviamente non so nulla di islam perché parlo di interpretazioni moderate, e non so nulla nemmeno del paese dove sono cresciuto giusto perché riporto testimonianze diverse da quelle presenti sui media. Sono cresciuto in un quartiere della Cairo bene e quindi non rappresento la società egiziana, ma grazie a Dio’ pardon, per essere egiziano dovrei dire Allah, ho incontrato moltissimi esperti di Egitto che, pur non avendolo mai visitato, hanno un immagine chiarissima di come sia la vita li, e hanno avuto il buon cuore di spiegarmelo.
 
E quindi eccomi qua, non italiano e falso egiziano, uno scherzo della natura insomma. Mi ritengo fortunato di averlo scoperto a quasi 30 anni, quando ormai la mia immagine di me si era già formata da tempo, rendendomi in un certo senso immune a crisi d’identità, ma penso a come si debba sentire un adolescente 2g davanti a questo bivio: non sarà mai italiano, ma deve anche giustificarsi per essere integrato e moderato, sentirsi perennemente considerato strano per non aver abbracciato un estremismo che invece è sempre pronto ad accoglierlo come fratello dandogli un senso di appartenenza che gli viene negato altrove.
 
Parliamo tanto di diritto alla cittadinanza, ma che senso ha se alla fine la società non ci riconosce nemmeno la nostra identità di origine?
 
Intervista rilasciata al sito web yallaitalia qualche anno fa.

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